Scontro su rottamazione-bollette. Governo prepara Cdm lunedì

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In primo piano resta lo scontro sul tema della rottamazione delle cartelle esattoriali. Domani si terrà il Consiglio federale della Lega, ma intanto Matteo Salvini torna a rilanciare: “La pace fiscale sarebbe un vantaggio per gli italiani, non evasori in malafede e troppo spesso disperati, e lo Stato. La Lega è pronta a formalizzare una proposta dettagliata che condivideremo con gli alleati come da programma elettorale”. Il leader del partito di via Bellerio parla “di 380 miliardi di euro regolarmente dichiarati da cittadini e imprese tra il 2017 e il 2023 e non incassati dallo Stato”.
Nel Dl milleproroghe, in discussione in Commissione Affari costituzionali in Senato, è stato presentato un emendamento dei relatori che punta a riaprire la rottamazione quater per coloro che sono decaduti ed allungare i termini per aderire al concordato preventivo. Non è la proposta della rottamazione quinquies avanzata dalla Lega – 120 rate in 10 anni – ma comunque un tentativo di tendere la mano all’interno della maggioranza. Il milleproroghe è fermo in Commissione in attesa dei pareri tecnici, va convertito alla Camera entro il 25 febbraio. Il nodo sono le risorse, in serata la Commissione ascolterà il direttore dell’Agenzia delle Entrate Vincenzo Carbone.
Forza Italia non chiude alla rottamazione delle cartelle, “a patto che ci siano le risorse” sostiene (ed è la stessa posizione di FdI), ma punta su un segnale al ceto medio, ribadisce che la priorità resta la riforma dell’Irpef con cui rivedere la fiscalità per i redditi fino a 60mila euro.
Le fibrillazione nella maggioranza riguardano anche la politica estera dopo la partecipazione di Salvini all’adunata dei patrioti a Madrid (oggi Antonio Tajani ha rilanciato il ruolo del Ppe che andrà a congresso a Valencia) e la visita in Israele, ma entrambi i partiti puntano a smussare gli angoli, ribadiscono a più riprese che l’orizzonte dell’esecutivo è quello di fine legislatura.
La battaglia è soprattutto con l’opposizione. E non solo su quella che il capogruppo dem Francesco Boccia definisce “il 14esimo concordato”. E’ il tema delle bollette e in generale della politica industriale a innescare un nuovo botta e risposta tra i poli.
Il governo, intanto, sta preparando il Consiglio dei ministri di lunedì 17 febbraio. Sono in corso valutazione riguardo la possibilità di un nuovo provvedimento riguardante i centri di Albania, ma sul tavolo la prossima settimana potrebbe finire anche il dl Pa (e un ddl che riguarda le carriere all’interno della pubblica amministrazione) e il disegno di legge sul ritorno al nucleare.
Il ddl sull’atomo definirà un quadro normativo “chiaro e organico”, idoneo “ad attrarre investimenti privati e pubblici, oltre che a promuovere la competitività e l’efficienza del Paese”. Sulla tempistica del ritorno al nucleare dipenderà anche da come si evolveranno le tecnologie, ma si punta ad accelerare il più possibile. Mentre sul tema dell’energia si starebbe lavorando, dicono nella maggioranza, ad un dl per recepire, tra l’altro, alcune direttive europee e a un disegno di legge per ridefinire meglio la rete. L’opposizione attacca: “10mld di aumenti per imprese e famiglie”, fa il conto il presidente M5s Giuseppe Conte. “Famiglie e industrie non reggono gli aumenti”, l’affondo del dem Misiani.
Sul tema della politica industriale la maggioranza fa quadrato presentando una mozione unitaria nella quale, tra l’altro, invita il governo ad adottare iniziative volte a sostenere le imprese italiane nella duplice transizione digitale e green, “bilanciando le istanze produttive con quelle ambientali e promuovendo un approccio propositivo a queste sfide”. L’input all’esecutivo è anche quello di “adottare iniziative per potenziare, migliorare ed estendere, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, il sistema nazionale degli incentivi alle imprese, valorizzando le esperienze dei Piani Transizione 4.0 e 5.0 e migliorando gli aspetti su cui le imprese hanno trovato difficoltà”. E di “elaborare un piano per la promozione e produzione in Italia di energia sostenibile, investendo su un mix di fonti energetiche. L’appello al governo è “a farsi promotore in sede europea di una specifica iniziativa volta all’adozione di un sistema nel quale il prezzo dell’energia elettrica sia disaccoppiato da quello del gas”. Le altre mozioni discusse alla Camera sono state presentate dal Partito democratico (l’ex ministro Andrea Orlando ha annunciato una conferenza nazionale ad hoc), dal Movimento cinque stelle, da Alleanza verdi e sinistra, da Azione e da Italia viva.
Inoltre FI ha annunciato che rilancerà una propria proposta. “Ora che si parla di aumento dei dazi serve una politica industriale ed energetica. C’è bisogno di un piano di politica industriale. La nostra guida è puntare sul nucleare, sulla neutralità energetica, su un mix che ci permetta di essere competitivi”, ha detto il vicepremier Antonio Tajani. (AGI)





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