Siamo stati troppo ottimisti quando, un paio di settimane fa, abbiamo scritto dei tre emendamenti al decreto Milleproroghe presentandoli come l’ultima possibilità di attenuare l’impatto della nuova tassazione sui fringe benefit delle auto aziendali, che dal 1° gennaio 2025 ha aumentato il costo chilometrico dei modelli termici (benzina, diesel e gpl, oltre che full e mild hybrid) concessi a uso promiscuo, con la sola esclusione delle vetture con emissioni superiori a 160 g/km di CO2. Sembrava infatti che almeno uno dei tre emendamenti avesse buone possibilità di passare, ma le notizie che giungono oggi spengono ogni speranza: due sono stati respinti dalle Commissioni competenti al Senato, mentre un altro è stato ritirato dagli stessi esponenti del Governo. La stangata sulle aliquote per le auto aziendali appare dunque inevitabile.
FRINGE BENEFIT AUTO AZIENDALI: LE NUOVE ALIQUOTE 2025
Come è noto, le auto aziendali (ma anche motocicli, ciclomotori e autocaravan) concesse in uso promiscuo ai dipendenti, ossia quelle utilizzabili sia per esigenze di lavoro che per esigenze private, costituiscono una forma di remunerazione ‘in natura’ complementare alla retribuzione principale ‘in denaro’, e sono pertanto soggette alla tassazione prevista per il fringe benefit, che è appunto una retribuzione aggiuntiva in beni o servizi. A decorrere dal 1° gennaio 2025 la tassazione, che prima era legata alle emissioni di CO2, si basa solo ed esclusivamente sulla tipologia di alimentazione. Questa modifica ha reso più vantaggiosa l’immatricolazione di auto aziendali elettriche e plug-in hybrid e meno conveniente quella di vetture termiche e ibride fino a 160 g/km di CO2, comportando un automatico incremento delle ritenute nelle buste paga dei dipendenti che si vedono assegnare un’auto termica nel 2025.
I RISCHI DELLA NUOVA TASSAZIONE
Si corre inoltre il rischio che la nuova tassazione sui fringe benefit delle auto aziendali, adottata dal Governo per raggiungere alcuni obiettivi ambientali del PNRR, possa avere conseguenze negative sul mercato dell’auto in Italia e sulle casse dello Stato in termini di minori entrate e di imposte indirette, a partire dall’Iva e a livello di tributi locali con l’Imposta provinciale di trascrizione (IPT), oltre che su dipendenti e imprese.
C’è poi la questione delle auto aziendali ordinate nel 2024 ma non ancora consegnate. Un po’ ingiustamente, infatti, i nuovi coefficienti fiscali si applicano anche sui veicoli ordinati l’anno scorso, quando ancora non si conosceva la nuova tassazione, ma che saranno immatricolati e assegnati nel 2025. Penalizzando quindi chi attende, magari da mesi, la consegna di una vettura ordinata da tempo (sempre con riferimento ad auto a benzina, diesel, Gpl e ibride non plug-in).
TASSAZIONE AUTO AZIENDALI: BOCCIATI GLI EMENDAMENTI PER POSTICIPARE L’AUMENTO
C’erano quindie argomenti più che validi per correggere la nuova normativa approfittando degli emendamenti al decreto Milleproroghe, che non di rado è usato per sanare qualche stortura della Legge di Bilancio, anche sulla spinta delle associazioni di categoria. E infatti c’erano tre proposte per posticipare le nuove aliquote sulle auto aziendali e/o per ‘salvare’ le auto ordinate nel 2024:
- l’emendamento 3.63 a firma di Ternullo (FI), Paroli (FI) e Silvestro (FI) chiedeva di rinviare la nuova tassazione sui fringe benefit di auto e altri veicoli aziendali in uso promiscuo ai contratti stipulati a decorrere dal 1° luglio 2025;
- l’emendamento 3.64 di Manca (PD), Lorenzin (PD), Misiani (PD) e Nicita (PD) chiedeva, per i veicoli concessi in uso promiscuo con contratti stipulati entro il 30 giugno 2025, l’applicazione della disciplina vigente fino al 31 dicembre 2024;
- l’emendamento 3.65 di Garavaglia (Lega), Tosato (Lega) e Spelgatti (Lega) era ancora più generoso degli altri perché chiedeva di spostare l’entrata in vigore delle nuove aliquote sui fringe benefit dal 1° gennaio 2025 al 1° gennaio 2026.
Ma, in base alle ultimissime notizie riportate dalla testata di settore Fleet Magazine, tutti gli emendamenti sulle nuove aliquote per le auto aziendali sono stati bocciati. O meglio, due risultano bocciati e uno ritirato. Insomma, una vera doccia fredda.
Fleet Magazine cita anche la reazione di ANIASA, l’associazione che rappresenta la categoria dell’autonoleggio e della sharing mobility, la quale evidenzia tra le altre cose il respingimento, a suo dire incomprensibile, dell’emendamento per la salvaguardia del circolante: “Ed era un atto per davvero dovuto“, sottolinea l’associazione, “in quanto manteneva legislativamente applicabile al parco auto immatricolato e concesso in uso al 31 dicembre 2024 la precedente regolamentazione. Adesso, senza una cosiddetta norma di salvaguardia, c’è il forte rischio che per le assegnazioni di veicoli effettuate fino al 31 dicembre 2024 trovino applicazione i principi di carattere generale stabiliti dall’art. 51 comma 3 del TUIR, senza cioè la possibilità di utilizzare la determinazione forfettaria sulla base delle tariffe ACI“.
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