Azzone: “Non vendiamo azioni di Intesa”. L’Acri tratta col Mef sulle quote bancarie

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MILANO. Oltre 11 miliardi di euro, con un aumento del 40% negli ultimi due anni. Il patrimonio di Fondazione Cariplo è schizzato e per il 70% la crescita è dovuta a Intesa Sanpaolo. Lo racconta soddisfatto il presidente dell’ente milanese, Giovanni Azzone, seduto accanto all’ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, per la presentazione della programmazione della fondazione e del progetto comune che mira al contrasto al fenomeno dei Neet. Squadra vincente non si cambia e questo è un punto fermo che nessuna delle fondazioni azioniste ha mai messo in dubbio: «Il nostro punto di vista è di una piena condivisione di ciò che è stato fatto in questi anni e c’è l’auspicio che continui nei prossimi», commenta Azzone. Cariplo ha una quota del 5,4% e ha sottoscritto un patto con le altre fondazioni bancarie azioniste di Ca’ de Sass per il rinnovo del cda in occasione dell’assemblea che si svolgerà ad aprile.

Ma non si cede nemmeno sulla partecipazione nella banca. «Siamo perfettamente soddisfatti dei risultati di Intesa Sanpaolo. In questo momento non abbiamo interventi sulla partecipazione azionaria» dice Azzone. Avviata la trattativa con il Mef, invece, sul tetto di un terzo del patrimonio che le fondazioni devono rispettare rispetto agli investimenti nelle banche conferitarie. La soluzione su cui si sta convergendo è quella di inserire una clausola nel protocollo Acri-Mef in cui si specifica che il calcolo della partecipazione non deve essere influenzato dalle oscillazioni dei valori in Borsa. Un modo per mettere tutti al riparo, anche perché il tema riguarda pure Compagnia di San Paolo, che è circa al 45%. «Sosteniamo molto la presenza nella banca» spiega Azzone, che è anche presidente dell’Acri, evidenziando come gli enti di origine bancaria abbiano dato al Mef «piena disponibilità a cercare di lavorare per trovare insieme un meccanismo che contemperi da un lato la salvaguardia dei patrimoni, dall’altro il sostegno a un sistema bancario nazionale».

Messina, dal canto suo, ribadisce la ferma intenzione di tenersi fuori dal risiko bancario che si è innescato. «C’è un apprezzamento totale da parte degli investitori internazionali, istituzionali italiani e di tutte le fondazioni. La nostra strategia è molto chiara: continuiamo a fare quello che sappiamo far bene, cioè realizzare dei piani di impresa su base autonoma, visto che abbiamo già fatto le operazioni. Genereremo più utili in ogni caso di tutte le altre banche e aziende che sono coinvolte» sottolinea Messina, aggiungendo che quella relativa a Generali è «un’operazione che analizzammo tempo fa, che scartammo perché ritenemmo che costruire una nostra compagnia di assicurazione, portandola da un utile di 200 milioni di euro a un miliardo, potesse creare molto più valore per i nostri azionisti invece di pagare avviamenti ad altri azionisti di altre aziende. Ormai abbiamo una quota di mercato anche sul segmento assicurativo che ci porta nelle stesse condizioni di quello bancario. Avremmo dei problemi Antitrust». Poi punta l’attenzione su quella che «per noi è una priorità assoluta. I giovani sono le terre rare del nostre Paese», afferma parlando del progetto per il contrasto al fenomeno dei Neet, ossia i giovani che non studiano e non lavorano e non sono in formazione professionale.

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Il fenomeno dei Neet riguarda, a livello nazionale, una platea di 1,4 milioni di giovani, in Lombardia sono circa 157mila coloro che si trovano in questa condizione. Cariplo e Intesa intendono contribuire alla diminuzione del tasso di Neet al 9% in Lombardia, traguardo indicato dalla UE entro il 2030. Ciò significa accompagnare e attivare 20.000 giovani in Lombardia che non studiano e non lavorano. Per poter raggiungere l’obiettivo la fondazione e la banca uniranno competenze e budget. In particolare 20 milioni di euro saranno messi a disposizione da Cariplo e 10 milioni da Intesa Sanpaolo. Il piano rientra nell’ambito della programmazione di Cariplo per il 2025. Le risorse a disposizione dell’ente aumentano e passano da 150 a oltre 215 milioni di euro. Una parte consistente di questa somma verrà destinata a tre grandi programmi che hanno un orizzonte temporale triennale, per ciascuno dei quali la Fondazione impegnerà 20 milioni di euro.



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