Spinte contrastanti, a indicare una situazione e una prospettiva complesse, si intitola il report sugli indicatori economici relativi al secondo semestre 2024 e alle prospettive per il primo semestre 2025 elaborato dal Centro Studi di Confindustria Genova e presentato questa mattina dal presidente degli industriali genovesi Umberto Risso.
«Sembrerebbero più le spinte negative di quelle positive – ha detto Risso – ma viviamo in un periodo di rapidi cambiamenti e dobbiamo abituarci. Inoltre una cosa è la congiuntura un’altra è l’aspetto strutturale. La dinamica dell’economia si intreccia con i fattori geopolitici, e gli esiti di questo processo non sono del tutto prevedibili. Per esempio, la pace o comunque la cessazione delle ostilità tra Ucraina e Russia dovrebbe portare a una diminuzione del costo dell’energia».
Ci sono i dazi di Trump. «Ma bisogna vedere quali sono i prodotti colpiti di più. Per esempio è colpito l’acciaio. Negli Stati Uniti però noi non abbiamo una grande esportazione di acciaio, anzi siamo siamo deficitari , quindi non è detto che questo dazio per il territorio genovese abbia un peso determinante. Ci possono essere dei settori colpiti massicciamente dai dazi e altri meno. L’alimentare non so quanto verrà colpito, perché ci sono dei prodotti che non sono sostituibili. Poi ci sono fattori che spingono nell’altro senso, per esempio il costo del denaro che lentamente sta diminuendo, oppure i consumi interni, che sono un po’ diminuiti, però ci sono i rinnovi di contratti che hanno portato a una maggiore disponibilità per i consumatori e quindi un leggero trend all’aumento dei consumi interi. Per quello che riguarda la produzione, Genova vive una situazione un po’ migliore rispetto al resto l’Italia. Abbiamo visto dei numeri drammatici a livello nazionale. Dipende dal mix. Il mix della produzione è fondamentale. Poi, naturalmente, conta la media. Nel nostro mix la cantieristica, che ha ceduto nell’esportazione, è stata compensata dalla domanda interna e quindi ha retto. L’automotive è uno dei settori che più hanno sofferto ma qui non è molto rappresentativa, come non lo è la moda. Inoltre dobbiamo guardare oltre la congiuntura, considerare l’aspetto strutturale. Le infrastrutture possono dare un impulso importante allo sviluppo al nostro territorio. Vogliamo una città, una provincia, una regione proiettate verso lo sviluppo, e per lo sviluppo sono necessarie tutte queste strutture hard che sono in corso d’opera, a inizio d’opera, o progettate”.
Le prospettive per il 2025, secondo il presidente di Confindustria Genova, sono incerte ma non negative. «Le congiunture – spiega – sono sali e scendi, è da tanto tempo che abbiamo una congiuntura abbastanza negativa, se avvengono certi cambiamenti, per esempio la pace in Ucraina, il costo dell’energia diminuirà, ed è in continua diminuzione il costo del denaro. Il fatto che i magazzini in questo periodo in genere siano stati svuotati, significa che vanno ricostituiti. Ci sono investimenti da fare, perché l’industria non può mai stare ferma, al massimo può rinviare in attesa di chiarimenti, per esempio sul 5G, ma poi deve investire, per ora è stato investito più sul personale che sui macchinari e sulle infrastrutture ma è nella logica dell’economia, di passare anche agli investimenti hard, ed è specialmente nell’informatica e nell’high tech che bisogna investire».
“A fine 2024 le stime per il pil in Italia indicano una crescita modesta dei servizi e industria ancora in affanno. Prosegue il calo dei tassi, che alleggerisce le condizioni finanziarie, e l’attuazione del Pnnr, ma i consumi delle famiglie sono in ribasso e le condizioni di investimento per le imprese in peggioramento. L’export risente di crisi settoriali (automotive, moda) e dell’industria tedesca. Quasi fermo il mercato del lavoro”. Queso lo scenario nazionale delineato dallo studio di Confindustria.
Nell’economia genovese nel 2° semestre 2024 “Nella seconda parte del 2024 la debole domanda interna e internazionale ha messo in difficoltà l’industria, ma non solo. Il rimbalzo della produzione avvenuto nella prima parte dell’anno si è rivelato effimero e la stessa ha ripreso a scendere. L’andamento dei singoli settori è eterogeneo, ma accomunato dai cali delle vendite all’estero. Nella manifattura a sancire la migliore performance di alcuni comparti su altri è stata la capacità di raccogliere commesse sul mercato interno. Tra i servizi risultati positivi in particolare per sanità, logistica e finanza, mentre si ferma il turismo (su livelli di attività comunque alti) e la fornitura di distribuzione di energia. Tra i settori industriali gli andamenti sono eterogenei e spesso dipendono dalla performance sul mercato interno: è il caso della cantieristica, che nonostante il calo dell’export, aumenta il proprio fatturato grazie alle commesse nazionali e segna un aumento della produzione. Anche la chimica – farmaceutica, nonostante rialzi più contenuti segue questa dinamica. Male invece impiantistica metalmeccanica e le aziende dei settori legati ad automazione, elettronica e ICT.”
Per quanto riguarda l’occupazione, “Nel 2024 si conferma il fenomeno per cui l’input di lavoro locale misurato in occupati crescerà a un ritmo più sostenuto rispetto all’attività economica (+0,2%). Ciò potrebbe tradursi in una tendenza alla riduzione degli orari, alla luce di una serie di fattori, sia congiunturali (rallentamento dell’attività edile e debolezza del settore industriale) sia strutturali (ricomposizione dell’attività e dell’occupazione verso i servizi, caratterizzati da orari di lavoro più corti). Tuttavia finora non appaiono criticità riassumibili nella frase ‘più lavoro, senza crescita’. Le ore autorizzate di cassa integrazione sono infatti in diminuzione rispetto al 2023. Continuano al contrario le difficoltà di reperimento lamentate dalle aziende; il mismatch tra domanda e offerta di lavoro non si limita solo alla mancanza di candidati, ma riguarda anche adeguate competenze necessarie e richieste dalle aziende. Vi è quindi un mismatch qualitativo e quantitativo (non c’è sul mercato il numero di lavoratori necessario). Il mismatch qualitativo è quindi legato alle competenze riguardanti determinanti settori o abilità e può declinarsi ulteriormente: scarsità di competenze (l’azienda non trova lavoratori competenti), deficit di competenze (i lavoratori dell’azienda già impiegati non hanno più le competenze necessarie), mismatch in senso proprio (la domanda e l’offerta di lavoro non si incontrano per motivi legati alle condizioni proposte e richieste)”.
Le prospettive per il 1° semestre 2025 sono incerte. “Spinte contrastanti caratterizzeranno l’attività economica delle imprese nella prima parte del 2025. In positivo agirà la ripresa dei consumi favorita dal recupero del reddito disponibile reale già osservato nel 2024. Contestualmente miglioreranno le condizioni di accesso al credito. Gli ostacoli riguardano i possibili dazi Usa e in generale la dinamica fiacca dell’export, i costi ancora alti dell’energia, la piena efficacia del Pnrr. Le attese delle aziende genovesi per il primo semestre 2025 indicano una fase di incertezza. I settori manifatturieri registrano prospettive migliori rispetto alla seconda parte del 2024, ma non è possibile affermare che possa esserci una solida ripresa, anche perché l’industria (non solo locale) sta attraversando una fase complessa, caratterizzata da risultati variabili tra i diversi settori: se alcuni indicatori sembrano segnalare una ripartenza, altri registrano un proseguimento della caduta. Le future politiche commerciali, in particolar modo quelle statunitensi, influiranno sui volumi di export, mentre il proseguo delle guerre in Ucraina e Medio Oriente espone alcuni settori ai rialzi dei prezzi di gas ed elettricità. I beni di consumo beneficeranno della riduzione del costo del credito, mentre la produzione di beni intermedi (più legati alla domanda internazionale) potrebbe scontare ancora difficoltà”.
La dinamica dei prezzi al consumo in Europa “Ha intrapreso un percorso di graduale normalizzazione, ma con velocità molto eterogenee tra paesi: in Italia è molto più veloce. Ritardi in ulteriori tagli dei tassi di interesse, posticiperebbero gli effetti positivi per l’economia derivanti dall’allentamento della politica monetaria. Minori tassi influenzano il costo del denaro per le imprese: il miglioramento delle condizioni di accesso al credito per le imprese favorirà la capacità di investimento in modo progressivo. Tuttavia i ritardi nell’implementazione della misura Transizione 5.0 comportano conseguenze negative, con la posticipazione da parte delle imprese degli ordini in macchinari e attrezzature in attesa di maggiore chiarezza. Dal lato degli investimenti pubblici, il grande ammontare di risorse Pnrr programmate per il 2025 rende molto sfidante l’obiettivo di una piena attuazione e il mancato raggiungimento degli obiettivi genera rischi al ribasso. Qualora la spesa fosse inferiore a quella ipotizzata, si avrebbe meno spinta sugli investimenti e sulla crescita del pil”.
Tra i servizi continueranno a fornire un apporto positivo all’attività economica le imprese della sanità privata, la finanza e la logistica. L’occupazione è attesa in lieve aumento congiunturale, dettato per oltre la metà dalla dinamica prevista nella manifattura. Ciò deriva in parte da politiche di investimento sugli organici da parte di alcune grande imprese del territorio”.
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