Il fallimento dei negoziati tra la Fpö e i popolari dell’Övp per formare un governo hanno fatto tirare un sospiro di sollievo ai moderati. Ma dai banchi dell’opposizione, i nazionalpopulisti continueranno senza sforzo a macinare consensi. E in caso di elezioni anticipate rischiano di stravincere. Soprattutto se gli avversari sono tenuti insieme solo dal collante anti-Kickl.
Niente Volkskanzler, almeno questa volta. Herbert Kickl, che all’inizio di gennaio aveva ricevuto l’incarico dal presidente Alexander van der Bellen per formare il nuovo governo, non è riuscito a concludere le trattative con la Övp di Christian Stocker e così è sfumato il sogno della cancelleria per il leader della Fpö. L’Austria dunque non virerà a destra e il timone a Vienna lo prenderà qualcun altro. Questo nel breve periodo, in attesa di vedere quello che succederà dopo il caos di questi ultimi mesi.
Nella Övp ha prevalso l’ala moderata contraria all’alleanza con l’estrema destra
Le elezioni di fine settembre avevano lanciato l’estrema destra della Fpö in alto come non mai: primo partito con quasi il 29 per cento dei consensi. Ma subito si era formata la coalizione dei perdenti, con i popolari della Övp e i socialdemocratici della Spö in prima fila, per tener fuori dai giochi Kickl; l’allora cancelliere Karl Nehammer aveva tentato di costituire un governo con la sinistra e i liberali di Neos, ma il tavolo delle trattative era andato a gambe all’aria all’inizio di gennaio. Ed era arrivato il turno della Fpö per cercare di formare il tandem con la Övp, dove Nehammer aveva ceduto nel frattempo il campo a Stocker. Sembrava quindi cosa fatta, il nuovo governo di destra a Vienna, con il cancelliere del popolo a gestire la Festung Österreich, la fortezza austriaca, come l’aveva chiamata in campagna elettorale. Ma in poco più di quattro settimane i due partiti non hanno trovato la quadra, cosicché a Vienna bisogna ricominciare da capo. Fpö e Övp si sono rinfacciati la responsabilità del fallimento: questione di poltrone, certo, ma anche elementi di fondo, come il dubbio dei popolari di allearsi con gli estremisti. Tra le correnti all’interno della formazione di Stocker alla fine l’hanno spuntata i moderati. Il prezzo della scelta sarà ancora tutto da vedere.
Dietro il mancato accordo ci sarebbe anche la fame di poltrone
Il capo della Övp ha affermato di aver stabilito all’inizio dei negoziati delle linee rosse, tra cui l’impegno nel progetto di difesa europeo Sky Shield, la cooperazione con i servizi segreti internazionali, l’affidabilità dell’Austria come partner per l’Unione europea. Per Kickl le priorità sarebbero state altre, insieme con il controllo di ministeri chiave come le Finanze e gli Interni. Quello che doveva essere il nuovo cancelliere ha messo invece l’accento su altri problemi sottolineando l’ingordigia della Övp, assetata di nuove poltrone e per nulla incline a lasciare quelle che tradizionalmente ha occupato per decenni, nelle varie coalizioni. Per un Volkskanzler, ha detto Kickl, viene prima il popolo, e se sarebbe stato facile concedere qualche posto a Stocker per ottenere la cancelleria, lo scambio sarebbe stato un tradimento per i propri elettori.
I consensi dei nazionalpopulisti rischiano di aumentare all’opposizione
Cosa succederà dunque a Vienna? La palla è passata al presidente Van der Bellen, che ha evidenziato le quattro opzioni ora possibili, dalle elezioni anticipate alla ricerca di un nuovo governo sostenuto da questo parlamento, passando per un governo di minoranza o tecnico. Quello che è certo è che Herbert Kickl e la Fpö staranno a guardare quello che combineranno gli altri partiti, con la possibilità concreta che Övp e Spö riescano a mettersi in qualche modo d’accordo, imbarcando Neos e/o Verdi, per evitare il voto anticipato che favorirebbe l’estrema destra. Non è un caso che il capo della Fpö abbia già suggerito il richiamo alle urne, forte dei sondaggi che già nelle ultime settimane hanno proiettato il partito oltre il 35 per cento. Se da un lato i moderati in Austria e nel resto d’Europa hanno tirato dunque un sospiro di sollievo, è vero però che il potenziale dei nazionalpopulisti continuerà a crescere all’opposizione, alla luce sia del fallimento delle trattative sia di quello che sarà il prossimo governo di coalizione tenuto insieme solo dal collante antiradicale: ne è ben consapevole Kickl che è apparso per nulla deluso o irritato dall’esito negativo dei negoziati e ha annunciato il prossimo ritorno. Al più tardi tra quattro anni.
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