La Lega arruola Grimaldi e diventa il primo gruppo del centrodestra in Regione (oltre che a Napoli e Caserta)

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di
Angelo Agrippa

Il Carroccio adesso vanta cinque esponenti nell’assemblea legislativa della Campania

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Il flusso di acquisizioni da parte della Lega continua incessante, tanto che il partito di Matteo Salvini in Campania risulta, tra le forze politiche, la più agguerrita e competitiva nell’attività di scouting. Stamane sarà il consigliere regionale Massimo Grimaldi (di Fratelli d’Italia, già Nuovo Psi, caldoriano di storica fedeltà, ex presidente della commissione regionale Bilancio) a indossare la casacca del Carroccio, facendo diventare il gruppo salviniano quello più numeroso del centrodestra in consiglio regionale. La Lega aveva ottenuto tre eletti. Oggi, invece, sottraendo due consiglieri a FdI, compone una squadra di cinque consiglieri. 

Infatti, è in Fratelli d’Italia che gli uomini di Salvini hanno pescato: prima accogliendo Carmela Rescigno e oggi Grimaldi. Quattro sono ora i rappresentanti del partito di Giorgia Meloni nell’assemblea legislativa campana; due quelli di Forza Italia — che però sono associati al gruppo misto — e due dei riformisti di Caldoro (e chissà se l’ex presidente della giunta regionale rimarrà fino alla fine della legislatura al suo posto). Così come nel consiglio comunale di Napoli, dove gli esponenti della Lega sono tre (anche qui primo gruppo del centrodestra) e in quello di Caserta — dove sono in cinque a sostenere l’opposizione all’amministrazione di centrosinistra guidata dal sindaco e presidente Anci Campania, Carlo Marino —: e non a caso, dato che è la città di provenienza del coordinatore regionale, il deputato Gianpiero Zinzi. È stato proprio quest’ultimo ad imprimere una accelerazione alle manovre di espansione del Carroccio, partito verso il quale il sentimento comune nel Mezzogiorno non è stato mai favorevolmente incline all’accoglienza, data la storica avversione anti meridionale, orgogliosamente sbandierata per decenni, nella rituale processione delle rivendicazioni padane. 




















































Ma da quando Salvini ha sposato la causa del partito nazionale, forse anche opportunisticamente, svezzandolo dall’alimentazione nordista, la Lega ha esteso il suo format al Sud — bisogna dire non sempre con successo — fornendo spazi politici che le altre formazioni di centrodestra sembrano, invece, limitare, dato che preferiscono cristallizzare le gerarchie interne sulla base della comprovata fedeltà al capo. Certo, le trasmigrazioni da un partito all’altro non raccontano nulla di nuovo, ma molto di passato: si tratta pur sempre dello stesso personale politico che oscilla come un pendolo da una formazione all’altra, talvolta in cerca di una candidatura per le prossime elezioni o di una corsia preferenziale per ottenere posizioni che altrove vengono negate. Ma il dato politico relativo, oggi, suggerisce comunque una indicazione di merito: e cioè che la Lega si rinforza, probabilmente — come in alcuni casi precedenti — assorbendo risorse residuali o espulse da altri circuiti politici, sulle quali sarebbe stato più che necessario operare una valutazione di opportunità. Tuttavia, la Lega mostra dinamismo, sebbene talvolta in danno alle formazioni alleate (dalle quali proviene la maggior parte dei transfughi) e soprattutto spingendo sull’organizzazione della rappresentanza territoriale: esigenza diffusa e avvertita nell’attuale contesto politico, privato com’è di veri riferimenti di prossimità alle comunità locali. Certo, l’obiettivo resta quello delle future elezioni regionali: appuntamento intorno al quale il Carroccio in salsa (o ragù) campana vuole arrivare attrezzato adeguatamente, a partire dal tavolo della coalizione che dovrà scegliere il candidato presidente del centrodestra. I nomi di bandiera sono arcinoti. Ma la pista verrà spianata soltanto a maggio prossimo: quando si saprà se la Corte costituzionale avrà accordato a Vincenzo De Luca, in conseguenza della sua decisione, di essere per la terza volta in competizione per la presidenza della giunta campana. Soltanto allora i cavalli della corsa vedranno cadere il canapo sotto i loro zoccoli per consegnarsi con tutta la forza all’abbrivio. Ed è allora che si vedrà chi ha avuto davvero ragione: se i partiti che hanno mollato qualche loro esponente nel tentativo di avviare un’ambiziosa palingenesi o quelli che, invece, hanno accolto i nuovi arrivi, nella speranza di dare più vigore alla propria presenza.

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13 febbraio 2025

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