L’Olio del Marchese Rota di Colletorto in primo piano alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano

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Tante presenze e curiosità presso lo stand della Regione Molise alla Bit di Milano. Interessante e vivace il programma presentato nei tre giorni curato nei dettagli dall’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo. Tanti gli incontri e gli appuntamenti che hanno soddisfatto gli operatori molisani giunti da lontano per promuovere le proprie risorse.

Come si vede dalle immagini tante presenze e applausi scroscianti per il maestro Piero Ricci e l’Ecletnica Orchestra in sede di apertura. Il Molise con le sue risorse e i paesaggi silenziosi c’è. Fa sentire la sua voce genuina. Regala delle immagini singolari. Senza precedenti. Tra monti e mare il suo paesaggio è ancora legato a ritmi semplici, naturali, pieni di bontà. Con i suoi borghi come “nidi di case” resiste nei suoi misteri e nei suoi segreti. E’ da conoscere. Senz’altro. Perchè quello che c’è, ai più sconosciuto, sorprende. Decisamente. In una regione cosi piccola, che soffre, ma piena di slanci vitali, si può gustare tanto cibo buono, in un contesto da tempo immutato. Ricco di biodiversità, storie, paesaggi e tradizioni. Dove le aree interne, che tra l’altro predominano, hanno tanto da raccontare nel loro andamento lento. A misura d’uomo.

In questo contesto sale in cattedra l’olio di Colletorto. In particolare l’olio della “Nera di Colletorto” col marchio Marchese Rota di Pasquale Pagliuca. Si tratta di un olio, che in paese producono in tanti, per palati finissimi. Dal retrogusto ricco di sapori che viene fuori dalla lavorazione della cultivar autoctona del luogo “Oliva Nera di Colletorto”. Una cultivar esclusiva. Presente abbondantemente solo nell’agro colletortese. Dalle radici antichissime. Al suo primato di alta qualità concorre la realtà di un singolare paesaggio. Esposto a Mezzogiorno. Lungo dolci crinali. Di colline ondulate. Degradanti sulla stretta vallata di Santa Maria di Laureto. Nel cuore di questo paesaggio pieno di fascino sorge una chiesetta rurale, isolata, in mezzo agli ulivi. Vi dimora una graziosa Madonna lignea sorridente col suo Bambino sul piccolo mondo degli ulivi colletortesi. Tanto cara alla memoria degli abitanti. Qui la storia s’intreccia alla fede e alle fatiche d’un tempo. Dirimpetto colpisce il reticolo geometrico di tanti piccoli appezzamenti olivetati. Vanto di questo paesaggio. Taluni a strisce. Ancora visibili. Perchè, come vuole la tradizione, alle giovani coppie di sposi si doveva regalare, come dono di nozze, appunto, un filare di ulivi per assicurare il consumo d’olio tutto l’anno. Il paesaggio dunque custodisce le storie più belle. Grazie alla cultura della memoria vengono fuori. Il re della tavola e dei condimenti all’epoca non doveva mai mancare nel cammino di vita di ogni famiglia. Una tradizione felicissima, pertanto, da tramandare. Da raccontare. Un paesaggio dunque da tutelare. Sempre.

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Tra l’altro la Nera di Colletorto ha delle peculiarità particolari. Per natura è resistente alla mosca olearia e ad ogni tipo di avversità. L’Olio Marchese Rota intreccia poi la sua storia alle vicende del territorio. Nel Settecento la presenza del Marchese Rota ne agevola lo sviluppo contestualmente alla crescita del tessuto urbano del paese. Il Rota era un uomo piissimo. Cosi lo descrive nella sua opera del 1744 il Vescovo di Larino Giovanni Andrea Tria. Era un ricco banchiere proveniente da Cremona. Il 18 febbraio 1703 sposa nella chiesa di Sant’Anna a Palazzo, a pochi passi da Via Toledo, la bella Emanuela. Figlia del grande pittore Luca Giordano, aveva appena compiuto diciotto anni. Nei Banchi Pubblici Napoletani il Marchese Rota svolge un ruolo di primo piano. Respira fortemente il clima culturale di una Napoli avanzata. Amante dell’arte, a Colletorto, a sue spese, e “senza sparagno”, fa ricostruire la Chiesa di Santa Maria del Carmine, l’adiacente monastero e il Palazzo Marchesale. Regalando al paese, che amava spesso raggiungere, non poche opere di alta qualità artistica. I racconti di ieri, come del resto tante altre storie nascoste, presenti nei tanti borghi del Molise, suscitano curiosità. Aiutano di certo a far crescere il numero dei visitatori.

Pasquale Pagliuca è soddisfatto. Sorride. “E’ stata una bella esperienza – precisa – per promuovere risorse e angoli sconosciuti del nostro Molise. In tanti si sono interessati del nostro territorio manifestando curiosità, voglia di conoscere e apprezzamenti positivi per i nostri paesi, le nostre eccellenze e il nostro olio”.





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