Dalla Striscia di Gaza a Torino, all’ospedale Regina Margherita i primi due bambini malati di tumore

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di
Simona De Ciero

Sono arrivati con le loro famiglie e saranno curati grazie alla missione Food For Gaza. Cirio: «Con la tregua è possibile intensificare gli aiuti , e il Piemonte è pronto a fare la sua parte»

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«Ci sono voluti quattro sanitari per tenerlo fermo e fare il prelievo del sangue. Quello che ha patito è indescrivibile e non c’entra con la malattia in sé. A causa delle condizioni drammatiche dovute al conflitto, infatti, è stato curato senza anestesia e le terapie somministrate con aghi per adulti, gli unici a disposizione. Per questo, finiti gli esami, averlo visto sorridere di fronte a un giocattolo è stato un primo grande miracolo. Ma ci vorrà tempo, e tanto, perché possa sentirsi al sicuro. “Alaykum as-Salam” ovvero “e su di voi sia la pace”. È questo l’augurio che, a cuore aperto, ho sentito di fare, appena ho incontrato queste due famiglie, stanotte». 

A parlare è la signora Nahas Raná, mediatrice culturale siriana, in Italia dal 1991 e da ieri, incaricata dall’ospedale infantile Regina Margherita di Torino per seguire Jabar e Omar (nomi di fantasia), i due bambini di Gaza, rispettivamente di cinque e nove anni d’età, malati di cancro e arrivati a Torino stanotte (tra il 13 e il 14 febbraio), dopo un lungo viaggio che dalla Striscia li ha portati prima al Cairo e poi, con un volo aereo, a Roma e infine sotto la Mole.




















































«Ciascuno di loro ha perso un familiare e una delle sorelle è rimasta parzialmente paralizzata a causa di una bomba – continua la mediatrice –. Sono molto stanchi e altrettanto confusi. Per questo è così importante che, accanto a loro, ci sia qualcuno che parla arabo e spieghi, un passo dopo l’altro, come verranno trattati i piccoli pazienti». 

Le condizioni dei due bambini di Gaza

Omar soffre di una grave malattia ematologica, dovrà subire un trapianto di cellule staminali emopoietiche, ed è stato accompagnato dalla mamma e dalla sorella diciassettenne. Jabar ha solo cinque anni e un tumore al cervello per il quale, nonostante la strumentazione minima disponibile, lo scorso dicembre è stato operato a Gaza city. È accompagnato dalla mamma e dalla sorellina di appena tre anni. E presto dovrà iniziare la radioterapia.

 «Nei prossimi giorni verranno sottoposti ad accertamenti diagnostici per rivalutare lo stato della malattia e pianificare le terapie ma la buona notizia è che entrambi sono curabili – spiega Franca Fagioli -. Grazie alla rete di associazioni del terzo settore, in particolare UGI e Casa Giglio, sarà anche possibile accogliere le loro famiglie, che dovranno fermarsi rispettivamente dai 6 mesi all’anno perché i due bambini ricevano tutto il trattamento sanitario di cui hanno bisogno». 

L’accoglienza della città

Ad accogliere i due piccoli in reparto c’erano l’assessore alla sanità Federico Riboldi, che ha sottolineato «l’importanza delle missioni umanitarie, proprio come questa». E il governatore piemontese Alberto Cirio che ha voluto lanciare una proposta. «Chiamare il futuro polo materno-infantile “ospedale dei bambini del mondo”, dove tutti sono accolti e nessuno viene lasciato solo» ha concluso. I primi due piccoli pazienti oncologici provenienti dalla Striscia di Gaza sono arrivati a Torino questa notte, tra il 13 e il 14 febbraio. Insieme alle loro famiglie, sono stati accolti all’ospedale infantile Regina Margherita di Torino dove saranno curati grazie alla missione Food For Gaza, nata dall’intermediazione delle forze diplomatiche e dei sanitari israeliani e palestinesi. 

Era il 6 febbraio scorso, infatti, quando il presidente del Piemonte Alberto Cirio partecipava alla prima missione del programma e partiva da Ciampino verso Israele in occasione dell’arrivo al porto di Ashod della nave container con a bordo i 15 camion speciali donati dall’Italia, realizzati e allestiti da Iveco, con il supporto attivo della Regione Piemonte, per il trasporto di beni umanitari dentro la Striscia di Gaza e ulteriori 15 tonnellate di aiuti umanitari (non alimentari) donati dalla Cooperazione Italiana. Con lui c’erano anche la professoressa Franca Fagioli (direttrice del Dipartimento Patologia e Cura del Bambino dell’ospedale infantile Regina Margherita di Torino) e il dottor Sebastian Asaftei, che si è poi fermato lungo la Striscia per alcuni giorni, così da esaminare le cartelle cliniche dei piccoli pazienti prima di farli trasferire a Torino. 

LA missione Food for Gaza

La missione Food For Gaza è stata definita lo scorso 22 gennaio quando il presidente Cirio ha partecipato al tavolo convocato a Roma dal ministero degli Esteri per intensificare le attività di aiuto alle popolazioni colpite dalla guerra, alla luce del cessate il fuoco.

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 «Visto che, con la tregua, ora è possibile intensificare gli aiuti anche con azioni più stringenti, il Piemonte è pronto a fare la sua parte e perciò ho confermato la nostra disponibilità ad accogliere e curare i bambini nell’ospedale pediatrico – commentava Cirio in quei giorni -. Ringrazio il ministro Antonio Tajani per aver convocato questo incontro con l’obiettivo di dare risposte pragmatiche e rapide alle necessità delle popolazioni colpite dalla guerra». 

Una disponibilità che conferma la vocazione solidale e del nostro territorio che già la scorsa estate consentì di portare al Regina Margherita un adolescente e un bimbo di tre anni provenienti da Gaza e, negli scorsi anni, un gruppo di piccoli pazienti in fuga dalla guerra in Ucraina. Era il 4 marzo 2022, infatti, quando da Caselle partiva il primo aereo diretto a Iasi (in Romania, al confine con la Moldavia) per portare in Italia tredici bambini malati di cancro in fuga dal loro Paese e volati a Torino con le mamme grazie a una spedizione umanitaria organizzata dalla Regione Piemonte con il supporto economico di alcune imprese del territorio

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14 febbraio 2025 ( modifica il 14 febbraio 2025 | 15:24)

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