IL COMMENTO La delusione della ricostruzione – Il Golfo 24

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DI GIUSEPPE LUONGO

Si temeva che sarebbe finita così, con un tempo infinito per la ricostruzione perché, dopo sette anni e più per un terremoto che ha prodotto danni gravi in un’area di poco superiore a 1 km2, non si è risolto il problema del rientro o in alternativa la totale o parziale delocalizzazione delle strutture abitative. Il problema da risolvere sono le risorse che sono insufficienti, come affermano gli amministratori dei comuni danneggiati dal sisma e il Commissario alla ricostruzione o manca la condivisione di un progetto per l’area terremotata? Non sapevo, ma temevo che il dopo terremoto sarebbe stato confuso per i contrasti tra gli obiettivi sostenuti dai diversi gruppi di interesse. Questa condizione è ricorrente nella storia delle catastrofi, perché una scelta chiara e netta sul da farsi produce contenti e scontenti, ma un tale clima non può essere condiviso da chi amministra, pena la perdita di consenso. Per superare questa difficoltà il legislatore ha scelto di affidare ad una personalità al di sopra delle parti la responsabilità degli interventi nelle aree disastrate, nominandolo Commissario Straordinario con i poteri sostitutivi degli amministratori.Un Commissario all’emergenza non trova un clima ostile nella sua funzione perché il soccorso produce effetti benefici su una popolazione frastornata, impaurita, addolorata, alla quale si porta aiuto e, nei casi più drammatici, anche sicurezza. È questa una fase di attività che procede senza gravi intoppi o ripensamenti per la competenza degli operatori e la mancanza di azioni che possano incidere sugli interessi dei singoli. Il clima di tragedia e gli interventi dei media che illustrano le azioni eroiche che non mancano in questi frangenti, rendano tutti disponibili alla collaborazione. A questa fase seguirà quella della ricostruzione e sarà proprio in questi momenti che bisognerà scegliere la linea da seguire per il futuro prossimo e quello del tempo profondo.

Tutto ciò è noto a chi ha sperimentato le stesse tragedie; perciò, alla conferenza stampa che si svolse alla Marina di Casamicciola nei giorni immediatamente successivi al terremoto del 21 agosto 2017, dopo un sopralluogo all’area epicentrale, invitai i cittadini a volare alto nelle loro scelte, utilizzando la ricostruzione come un’occasione per un nuovo inizio. I contenuti della conferenza stampa furono tradotti in un instant book dal giornalista Peppino Mazzella, cittadino di Casamicciola. Il progetto era costruito su tre pilastri: la cultura, le risorse ambientali, la sicurezza. Tutte confluivano nella realizzazione di un Parco Naturalistico Scientifico e delle Acque da realizzare nell’area epicentrale dei terremoti dal 1796 al 2017. Il progetto prevedeva la delocalizzazione degli edifici costruiti in tale area e la realizzazione di un Centro di Ricerca internazionale sulla propagazione delle onde nelle aree epicentrali caratterizzate da sismicità superficiale e di moderata energia, con effetti locali devastanti per la liberazione dell’energia in un volume di rocce contenuto in qualche secondo, producendo un effetto simile alla variazione di volume prodotto da una esplosione; le costruzioni, infatti crollano come fossero investite da un’esplosione, alla quale si unisce la frattura del suolo in superficie. Il centro di ricerca rinnoverebbe i fasti della ricerca sismologica dell’antico Osservatorio Geodinamico di Casamicciola, operando sulla frontiera della moderna sismologia ed opererebbe come un attrattore degli studiosi della mitigazione del rischio sismico per la sismicità moderata di interesse per i territori sismici con tipologie costruttive in muratura come i centri storici dei borghi del nostro Appennino e del bacino del Mediterraneo. Quanto in questo articolo è riportato in estrema sintesi, è l’oggetto di un volume pubblicato per i tipi di Bibliopolis e presentato a Ischiaalle Terme Comunali e alla Biblioteca Antoniana. La proposta del Centro di Ricerca era immaginata della tipologia di quelli realizzati a Ravello e ad Erice. Il primo è sui beni culturali (Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali – CUEBC) mentre il secondo èuna Fondazione sulla cultura scientifica (Centro di Cultura Scientifica Fondazione Ettore Maiorana– EMFCSC); comprende Scuole post-universitarie in tutti i campi della ricerca scientifica.

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Il maggiore ostacolo alla proposta della realizzazione del Parco a Casamicciola sarebbe stato il rigetto da parte degli abitanti evacuati, per l’inabilità della parte alta di Casamicciola, alla delocalizzazione delle loro abitazioni. Questo comportamento è stato interpretato come la volontà di evitare la perdita della memoria storica della comunità. Questo legame è comprensibile ed è forte in comunità vissute a lungo in un luogo-mondo, dove tutto si realizzava in tale luogo. Da tempo non è più così nelle generazioni più giovani; attualmente la società è complessa e gran parte, se non tutta, non vive più isolata, è ubiquista, è cittadino del mondo attraverso i mezzi di comunicazione sempre più potenti, li utilizza e li subisce. Proporre il perseverare dell’isolamento nell’Isola che è aperta al turismo internazionale dagli anni ’50 e a quello di massa dei tempi recenti, è anacronistico e negativo per lo sviluppo e il progresso della comunità. A chi ha portato giovamento il tempo trascorso dal terremoto senza che sia stato risolto il problema della ricostruzione e del ritorno della popolazione evacuata dall’area epicentrale? La delocalizzazione era un tabù da non affrontare, ed ora si ragiona di numeri di costruzioni da delocalizzare, senza che il sacrificio e la sofferenza di quanti hanno dovuto abbandonare la parte di territorio devastato non siano ripagati da un futuro con nuove e più promettenti prospettive.





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