Meloni sblocca l’impasse sulla Corte costituzionale. Ora si riapre il fronte Rai

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 


Alla Consulta eletti Marini per Fratelli d’Italia, Luciani per il Pd e le opposizioni, Sandulli come nome tecnico e Cassinelli in quota Forza Italia. Nuovo scontro in Vigilanza: FI spera di incassare la conferma di Agnes, ma la strada è in salita

Alla fine la concertazione ha vinto, almeno per quanto riguarda la Consulta. La tredicesima votazione infine è stata quella del superamento dell’impasse e tutte le parti politiche possono serenamente rivendicare il loro successo. La prima a poterlo fare è la premier Giorgia Meloni, che ha mantenuto la sua promessa al consigliere giuridico e autore della riforma del premierato, Francesco Saverio Marini: Fratelli d’Italia ha sempre puntato su di lui ed è andata fino in fondo, senza mai bruciarlo nonostante le durissime critiche dell’opposizione.

In cambio, però, anche il centrosinistra ha ottenuto il suo spazio: il Pd ha scelto l’ex presidente dei costituzionalisti Massimo Luciani, il Movimento 5 Stelle può rivendicare l’indicazione del nome tecnico e femminile con la giurista Maria Alessandra Sandulli. Infine anche Antonio Tajani – il più in difficoltà nell’individuare il candidato – ha trovato nell’avvocato ed ex parlamentare Roberto Cassinelli un nome che non spaccasse Forza Italia senza dover scegliere tra i due pretendenti “politici”, Pierantonio Zanettin e Francesco Paolo Sisto.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Alla fine del voto d’aula il vicepremier ha quindi potuto ostentare tranquillità, sostenendo che «non c’è mai stato un problema sul candidato che doveva esprimere il centrodestra. Il problema era sul nome indipendente della sinistra», ha detto parlando delle «legittime aspirazioni» dentro FI ma «non abbiamo mai litigato».

Infine il voto per cui la Costituzione prevede la maggioranza qualificata dei tre quinti è andato in porto quando tutti gli incastri si sono allineati e ha prevalso, soprattutto nella premier, la volontà di chiudere una partita aperta da troppo tempo e in quanto tale un punto di frizione con il Colle, che da mesi auspicava di ricostituire il collegio perfetto dei quindici giudici costituzionali.

L’insegnamento, spiega una fonte di maggioranza che ha seguito il dossier, è che in questi casi – in cui la maggioranza è qualificata – i tentativi di spallata non funzionano ma bisogna affinare le armi dialettiche e trovare la giusta contropartita per le opposizioni. Un riferimento chiaro al primo tentativo di blitz andato a vuoto, architettato da Meloni per eleggere Marini.

Quella forzatura aveva portato al muro di Pd e Movimento 5 Stelle, che avevano definito «invotabile» Marini in quanto troppo vicino al governo e in conflitto di interessi come autore di una riforma costituzionale che con tutta probabilità approderà, se approvata, al palazzo della Consulta. Una preoccupazione, questa, «che è sparita nel momento in cui abbiamo accettato il loro candidato»; ha chiosato un esponente azzurro.

Stallo in Rai

Ora che lo scoglio dei giudici costituzionali è stato superato, l’ottimismo ha spinto Tajani a sperare nello stesso lieto fine anche nella nomina del presidente della Rai. «Auspicabile che si trovi un accordo sulla Rai, siamo sempre disposti al confronto», ha detto rilanciando ancora una volta il nome come presidente del cda di Simona Agnes, che può contare sull’appoggio in particolare di Gianni Letta. «Noi votammo Petruccioli presidente, è una scelta di buonsenso. Agnes è una persona di garanzia» e «se fossi uno di sinistra la voterei, non è una pericolosa reazionaria».

Eppure non basta una rondine a fare primavera e nella giornata di ieri si sono accavallate voci più o meno allarmistiche. Addirittura, si sarebbe affacciata l’ipotesi di dimissioni di massa da parte del centrosinistra nella Commissione di vigilanza Rai per evidenziare il blocco totale nella gestione dell’azienda di viale Mazzini, ferma da settimane con il centrodestra che finora ha fatto mancare il numero legale.

Con il rischio di una escalation: il passo indietro anche della maggioranza, con la necessità di formare nuovamente la commissione. A fine giornata, in realtà, sia il Pd che il Movimento 5 Stelle hanno escluso intenzioni dimissionarie e rimpallato la responsabilità dell’escalation al centrodestra, che a sua volta si sarebbe infastidita per la promessa della presidente della Vigilanza Barbara Floridia di convocare in audizione l’ad Giampaolo Rossi.

A margine del voto per i giudici costituzionali, tuttavia, i pontieri di ambo i fronti parlano di «metodo Consulta», ovvero della necessità che i leader – in particolare Giorgia Meloni ed Elly Schlein – si parlino per comporre le spaccature nell’ottica del buon funzionamento complessivo delle istituzioni, Rai compresa.

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

Eppure, un dettaglio rende difficilmente comparabili le due questioni. Per la Consulta, la quadra si è finalmente trovata grazie al fatto che si è trattato di una nomina a pacchetto di quattro giudici, con un margine per soddisfare le ambizioni di tutte le parti in causa. La nomina della presidente del cda della Rai, invece, non lascia spazi di compromesso.

Tajani non sembra intenzionato ad arretrate, ma Agnes è ormai in ballo da troppo tempo e, se i dem sono più dialoganti seppur con prudenza, la posizione del Movimento 5 Stelle è di categorico blocco «per una questione di metodo». Così la sintesi di giornata è l’ennesimo slittamento alla prossima settimana: lo stallo continua e la strada per la nomina di Anges è sempre più in salita.

© Riproduzione riservata



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Conto e carta

difficile da pignorare