Regolare l’offerta per tutelare le produzioni. Il caso del Grana Padano DOP illustrato dal Presidente Zaghini

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Una produzione eccessiva e senza regole è spesso alla base delle crisi di mercato, porta con sé riduzione dei guadagni per i produttori e potenziali danni per l’intero settore. Per evitare le eccessive fluttuazioni nei prezzi e garantire la stabilità del mercato, molte filiere del mondo agroalimentare hanno sviluppato, nel tempo, i cosiddetti “piani di regolazione dell’offerta“. Quest’ultimi, nel mondo lattiero-caseario, non sono altro che uno strumento utilizzato per gestire e bilanciare le produzioni di latte e dei suoi derivati, al fine di rispondere alle variazioni della domanda e tutelare i produttori. Generalmente sono utilizzati sia a livello nazionale che internazionale, e possono  includere misure differenti tra cui, giusto a titolo esemplificativo:

  • il controllo della produzione attraverso delle soglie di quantità prodotta in determinati periodi;
  • lo stoccaggio e la gestione delle scorte, con la creazione di riserve di latte o di prodotti trasformati per regolare l’offerta in momenti di eccedenza;
  • la garanzia di un sostegno al prezzo stabilendo dei prezzi minimi garantiti;
  • gli indennizzi per ridurre la produzione nel caso in cui ce ne sia la necessità nei momenti di esubero.

Il Consorzio di Tutela del Grana Padano è stato pioniere nell’uso di questi strumenti e da circa vent’anni ha messo in campo questa strategia, denominata “Piano Produttivo” (consultabile QUI) a garanzia dei suoi produttori e delle sue produzioni. Per tale motivo abbiamo voluto affrontare questo tema con il presidente Renato Zaghini che ha gentilmente risposto ad alcune nostre domande.

Avete recentemente approvato il nuovo piano produttivo, quali obiettivi futuri racchiude?

«Il Piano Produttivo guarda al triennio 2025-2027, ma sarà prorogabile a quello successivo 2028-2030, quindi con un’impostazione e una progressione già pensate su 6 anni. Ha una prospettiva espansiva e si prefigge una crescita annua attorno al 3% per arrivare alla fine del 2030 vicino ai 7 milioni di forme prodotte e commercializzate.»

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Quando e per quali motivi è stato introdotto?

«Ricordo che il Consorzio Tutela Grana Padano, pur se applicato con modalità diverse in base alle situazioni contingenti, si dota di un piano produttivo da circa 20 anni e in un certo senso è stato il capofila nell’uso di questo strumento. Quello in vigore dal 1°gennaio ipotizza che la tendenza di crescita del Grana Padano DOP sarà certamente superiore a quella fisiologica del latte lombardo-veneto-piacentino. Quindi, il Piano presterà particolare attenzione ai caseifici più piccoli per dar loro la possibilità di crescere e si prefigge di ripartire equamente su tutta la filiera i vantaggi che il formaggio Grana Padano dà rispetto alle altre destinazioni del latte a silomais. È noto infatti che in Europa, ormai da molti anni, la trasformazione nel nostro formaggio è la più remunerativa per il latte ottenuto con questa alimentazione, perché consente ricavi che permettono alle stalle di superare significativamente la soglia necessaria a compensare gli sforzi produttivi.»

La base associativa, in particolare i soci conferenti, come hanno recepito la sua introduzione?

«L’adozione di questo strumento essenziale per il futuro del sistema Grana Padano deve raccogliere costantemente una maggioranza qualificata tra i consorziati e le stalle. Questa esigenza impone ai vertici consortili di essere sempre all’ascolto e di avere sempre attivo un confronto aperto e democratico con tutta la filiera. Quello appena approvato ha ottenuto oltre il 96% dei consensi con un’assemblea presente al 95% degli aventi diritto.»

Per quel che concerne il ramo commerciale, i caseifici del circuito lo hanno trovato limitante o vantaggioso?

«Come in passato, il Piano Produttivo orienterà le produzioni in base alla crescita dei mercati in modo elastico e garantirà le risorse necessarie ad accompagnare la crescita dei consumi soprattutto all’estero, dove già superano il 52% delle vendite complessive. Unica recentissima e purtroppo attuale preoccupazione è la minaccia di Trump di applicare sulle eccellenze alimentari italiane dei dazi, che nel suo precedente mandato hanno molto penalizzato le nostre esportazioni negli USA. Faremo di tutto per convincere il sistema ad evitare queste arbitrarie penalizzazioni.»

I risultati ottenuti fino ad oggi con l’utilizzo di questo strumento sono stati soddisfacenti?

«Nel 2024 sono state lavorate 5.635.153 forme con un aumento del 3,27% rispetto all’anno precedente, trasformando circa 2.953.196,232 tonnellate di latte munto in 3.576 stalle. In crescita anche l’export. Nel 2024, secondo stime provvisorie sui dati del periodo gennaio – ottobre, si prevede che il dato complessivo vedrà commercializzate all’estero 2.730.676 forme (+ 10,02% vs 2023). Nel 2024 la produzione lorda vendibile di formaggio al consumo è stata di 4.000.000.000 euro, ripartita tra Italia con 1.850.000.000 euro, pari al 48%, ed estero con 2.150.000.000, equivalente al 52%. Queste performance confermano il Grana Padano il formaggio DOP più consumato nel mondo.»

Ritenete sia una misura temporanea o da protrarre nel tempo?

«Andremo certamente avanti sino al 2030. Sempre nella massima condivisione



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