Un’affascinante degustazione con Onav Catania ha svelato l’eleganza dei vini di Tenuta Carretta, tra
Langhe, Roero e Monferrato. Dal Nebbiolo al Barolo, un percorso di storia, tradizione e qualità
13 febbraio 2025 | 09:30
Già il titolo di questo sentiero affascinante non ha lasciato spazio a dubbi: “Nebbiolando!” E così, si è avvertito da principio quel sentore di Langhe, Roero e Monferrato, unico al mondo, non solo all’olfatto, ma anche allo sguardo. Le dolci e morbide colline piemontesi, patrimonio Unesco, da cui nascono nobili vini. A guidarci per mano lungo il percorso, in occasione di una gradevole degustazione, è stata Onav Catania, l’Organizzazione nazionale assaggiatori di vino, con il delegato catanese Danilo Trapanotto e il supporto tecnico del direttivo. Protagonisti nei calici, alcuni dei vini più rappresentativi di Tenuta Carretta, dal 1467 realtà del Piemonte vinicolo. L’azienda si trova a Piobesi d’Alba (Cn), nel Roero, e già dal nome si richiama alle sue origini nobili, con il riferimento alla nobildonna Careta Constanzi, la “domina”, protagonista della storia di Alba intorno al 1300 e prima proprietaria del sito.
Tenuta Carretta, la storia
Ma, come in tutte le storie che si rispettino, sarà un documento notarile a porre le basi per la nascita ufficiale della Tenuta, quando il 28 novembre 1467 il notaio Giorgio di Monteacuto redige il contratto di concessione a mezzadria delle terre dell’allora proprietario, Andrea Damiano, alla famiglia Porrino. Nasce così ufficialmente la realtà produttiva della “Cassina Careta”. Dobbiamo poi proiettarci direttamente al 1811 per vedere il passaggio di proprietà dai marchesi Damiano ai conti Roero; e ancora, nel 1939 ai fratelli Veglia di Torino; e infine nel 1985 alla famiglia Miroglio d’Alba, attuale proprietaria. Oggi la Tenuta Carretta fa parte del network “The Grand Wine Tour”, produttori italiani maestri nell’arte vitivinicola e in quella dell’accoglienza e dell’ospitalità turistica.
Tenuta Carretta, la degustazione
Accompagnati, dunque, dal racconto di Danilo Trapanotto nella cantina di Piazza Scammacca a Catania, sono stati degustati otto vini.
Extra Brut Rosé Metodo Classico da Nebbiolo d’Alba Doc 2022
Extra Brut Rosé Metodo Classico da Nebbiolo d’Alba Doc, Cuvée San Rocco 2022, un Rosé che ha subito conquistato i degustatori con la sua presenza tenue ed elegante nel calice ed una spiccata acidità, anch’essa elegante. Il perlage pieno, anche se non molto persistente, ha accompagnato il suo sapore fresco, richiamando ad altri sorsi.
Riesling Langhe Doc, Campofranco 2022
Deciso all’olfatto e già pieno nel suo carattere, invece, il Riesling Langhe Doc, Campofranco 2022, con un impatto forte anche al palato. Un carattere comunque coerente, che ha svelato nei profumi anche note erbacee, seppure richiamando note burrose. Un’entrata voluminosa, certamente, che ha inaugurato al meglio la serata di degustazione.
Nebbiolo d’Alba Doc Superiore Tavoleto 2022
Il Nebbiolo d’Alba Doc Superiore Tavoleto 2022 è stato il protagonista della terza mescita da parte dei soci Onav Catania, elegante seppure nel suo rosso scarico, così come ci si aspetta da un Nebbiolo. Una giovinezza ancora vigorosa, rivelata anche alla vista. Complesso al naso, con legno e sentori terziari evidenti. La violetta sempre presente, a confermarne l’eleganza, e frutti rossi ancora giovani, anch’essi, mentre si affacciava nel calice una prima nota balsamica, destinata sicuramente ad evolversi.
Barbaresco Docg Garassino 2021
Quarto vino, Barbaresco Docg Garassino 2021, rosso rubino scarico, ancora allineato sulle note dell’eleganza. Un fruttato gradevole e importante al naso, che non ha tradito neanche all’assaggio. L’importanza del carattere di questo vino è rivelata anche nella ubicazione dei suoi vigneti, dove nasce. Questi, infatti, occupano i due versanti della dorsale collinare, rivolti rispettivamente a Est e a Ovest. Siamo nella parte nord occidentale del Comune di Treiso, nota proprio per l’eleganza e la personalità dei vini che vi si producono.
Barolo Docg Cascina Ferrero 2020
Il passaggio al quinto vino in degustazione ha rivelato, poi, tutta la nobiltà della serata. Protagonista, un Barolo Docg Cascina Ferrero 2020. Qui la presenza del legno si fa ancora più armoniosa. Il tannino è presente con savoir-faire, degno rappresentante diplomatico di queste colline e capace di parlare una lingua internazionale. Infatti, si è rivelato un vino equilibrato, ottenuto secondo la “ricetta classica”, con vinificazione di uve provenienti da vigneti diversi. In questo caso, la provenienza è da Barolo e da La Morra.
Bric Paradiso Riserva Roero Docg 2018
Bric Paradiso Riserva Roero Docg 2018 ha rivelato il nome di una collina, Bric Paradiso appunto, oggi tutta convertita a vigneto. È citata già sui Documenti storici a partire dal 1878, costituita da sabbie gialle stratificate e marne calcaree, che oggi hanno il riconoscimento di Menzione Geografica Aggiuntiva del vino Roero. Finezza e piacevolezza caratterizzano questo vino, senza comunque escludere una certa austerità. Il rosso rubino carico ha lasciato spazio anche a sfumature granata, con una intensità di frutti rossi al naso. Lungo e persistente all’assaggio, richiamando nuovi e gradevoli sorsi e spingendo alla meditazione, oltre che a intriganti e fantasiosi abbinamenti.
Barbaresco Docg Riserva Cascina Bordino 2019
Il Barbaresco Docg Riserva Cascina Bordino 2019 è stato il settimo vino degustato, presentatosi al calice con il suo rosso intenso, con richiami al porpora, e subito con sentori di amarena e confettura nei suoi profumi. Siamo sul versante orientale di Treiso, su un suolo più antico. Qui le uve nebbiolo sono più adatte a lunghe macerazioni, da cui si possono trarre grandi vini, proprio come questo Barbaresco Riserva. Calmo e lento nel calice, ha svelato anche sentori di rosa selvatica, assieme ad accenni di spezie. A chiudere, sono giunti i suoi morbidi tannini, a rivelare la sua pienezza e sapiente maturità.
Barolo Docg Cannubi 2018
Grande chiusura, infine, con il Barolo Docg Cannubi 2018, vivo e intenso nel suo rosso granato. Speziato, di carattere già al naso, ha rivelato una possente struttura anche al palato, con un grande equilibrio. Una intensità aromatica che nasce già dalle sue colline dove è prodotto, protette dal vento e dal freddo. Vigneti coccolati, insomma, dalle intemperie climatiche e dall’amore dei vignaioli, che infatti rivelano in questo vino la filosofia stessa di Tenuta Carretta, con l’esaltazione del vigneto ancor prima che del vino.
Ed è così, ha concluso il delegatoTrapanotto, per tutti gli 80 ettari dell’azienda, che rientrano nel distretto viticolo Langhe, Roero e Monferrato. La parte più rilevante di essi è costituita da 40 ettari tutti in unico appezzamento, mentre gli altri restanti sono suddivisi tra le colline delle Langhe del Barolo, del Barbaresco e dell’Alta Langa. La parte principale la svolge l’Arneis, con una coltivazione di circa 25 ettari, seguito dal Nebbiolo, con 22 ettari.
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