Cava. Minacce e licenziamento di Sorrentino

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 


Peppe Rinaldi

La notizia principale del momento sarebbe che Francesco Sorrentino ha ricevuto la lettera di licenziamento dall’ente presso il quale lavora(va), il Comune di Cava de’ Tirreni. Tutto in conseguenza della nota vicenda della sparizione di circa due milioni di euro dalla cassa. Giovedì sera la notifica al dirigente dell’area Finanze e Tributi è finalmente giunta, inesorabile. Se ne deduce che nascerà una disputa di natura tecnico-procedurale, nonché di merito specifico, con l’impugnazione dinanzi al giudice del lavoro in un festival di ricorsi, contri ricorsi, carte da bollo, commissioni disciplinari, eccetera. Oltre, naturalmente, alla parallela indagine giudiziaria che, seppur placida nel suo abbrivio, sarebbe in itinere, il che, in astratto, può significare tutto e niente: dipende, appunto, dal tipo di destino che affronterà il fascicolo affidato a un giovane, dunque  in linea teorica promettente, sostituto procuratore della repubblica di Nocera. Vedremo. Ce ne sarebbe anche un’altra di notizia, vale a dire che il comandante dei vigili urbani sarebbe stato raggiunto ieri, o l’altro ieri, da una informazione di garanzia per accesso abusivo a sistema informatico: è la conseguenza, inusitatamente celere invero, della denuncia sporta contro di lui dallo stesso Sorrentino, esito tipico degli scontri tribali interni a un contesto ormai fuori controllo.

In realtà, la vera notizia sarebbe addirittura un’altra, vale a dire che il principale testimone, chiamiamolo così, di tutta questa incredibile, italica storia avrebbe subìto pressioni per bloccare la sua audizione alla “Commissione Trasparenza” del Consiglio. Se confermata, la cosa dovrebbe far saltare dalla sedia non tanto i vertici amministrativi locali, che dell’intera faccenda potrebbero essere chiamati a rispondere se l’inchiesta della magistratura dovesse prendere piede sul serio, quanto l’intero apparato istituzionale del territorio, dal prefetto all’ultimo «sbirro» di provincia, tutti astrattamente e materialmente disposti a presidio di quella bella cosa che riempie cuore e bocca (soprattutto quest’ultima) di interi ceti dirigenti: il rispetto della norma, via via salendo fino alla carta costituzionale.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

 

Dalla Costituzione ai regolamenti comunali

 

Nel nostro caso, l’episodio si potrebbe sostanziare con mille varianti di un’unica radice: dalla violazione o compressione del diritto all’esercizio delle proprie libertà, alla coercizione specifica della condotta altrui, dalla violenza psicologica alla tutela della dignità e della sicurezza dell’ente pubblico presso il quale si lavora, senza dire di tutta una serie di doveri che obbligano il cittadino o il lavoratore venuto a conoscenza di «reati» a informare le istituzioni preposte. Nella fattispecie, il luogo deputato all’accoglimento era la commissione pubblica del Consiglio, intestata a paroloni come Trasparenza o Legalità, presieduta dal consigliere di minoranza Murolo. Se qualcuno mi impedisce di riferire di fatti gravi che riguardano, mettiamo, la sparizione di due milioni di euro dalla cassa di un ente pubblico, e lo fa in maniera diretta o indiretta, il fatto non si configura come un semplice diverbio tra colleghi sul posto di lavoro, seppur rozzo e brutale, bensì è qualcosa di grave, infinitamente più grave. La tensione, a volte, gioca brutti scherzi e induce in errore anche i più avveduti e questo parrebbe uno di quei casi. Va ricordato che l’impiegato comunale intimidito è lo stesso che ha scoperchiato questa surreale vicenda degli ammanchi a metà tra un film con Totò e un poliziesco di cassetta: cercava, come abbiamo qui scritto qualche giorno addietro, un residuo di bilancio di poche migliaia di euro nel capitolo del buoni-libro spettanti a determinate categorie di cittadini, che la Regione Campania finanzia attraverso gli enti locali, quindi soldi utili alla collettività, non le solite scemenze sovvenzionate a gogò come spesso accade. Cerca di qua, cerca di là, di quel danaro non v’era traccia. Siamo sul finire del novembre scorso, ora è quasi fine febbraio, quel danaro o gran parte di esso (i 600mila euro indebitamente versati al Cfi, s’è capito, sarebbero in verità dovuti sebbene non autorizzati: si trattava cioè di debiti per cartelle esattoriali che bisognava, e bisogna, comunque pagare, ma di ciò parleremo nei prossimi giorni in modo più pertinente, in ogni caso resta un altro milione e mezzo circa che manca all’appello) potrebbe essere già svanito una seconda volta, una terza e via magheggiando: in tre mesi, cioè, può succedere qualunque cosa. Era ovvio che, a quel punto, la situazione precipitasse e che gradino dopo gradino salisse fino alla vetta dello scandalo in pochissimo tempo.

 

Il cerino in mano

 

Infatti, da quel momento è stato tutto un film pulp, una corsa contro il tempo per lasciare il cerino in mano a chissà chi: in questa decima metelliana, al momento, ce l’ha il solo Sorrentino sebbene appaia lecito supporre che il noto boiardo non starà fermo a guardare. Ma che cosa è successo di così grave nelle stanze del Municipio al punto da scomodare addirittura la Costituzione e non i soli codici penale, civile, del lavoro, di contabilità pubblica, etc? Abbracciando questa iperbole concettuale, le cose sarebbero proseguite più o meno così: l’impiegato era convocato per le 15 di mercoledì scorso per un’audizione in Commissione, l’incontro era stato chiesto proprio dal lavoratore dopo esser diventato involontario veicolo del carico avvelenato, «dettaglio», quest’ultimo, che ci induce a ripetere un concetto essenziale di tutta la faccenda, vale a dire che non è mai stato vero – come si sosteneva in alcune note ufficiali con rituale copia-incolla dei media – che la pentola fosse stata scoperchiata grazie a controlli interni al Comune. Se questo impiegato non si fosse mosso e avesse insistito a quest’ora i milioni svaniti nell’aere avrebbero potuto essere più di due, chissà. All’avvicinarsi dell’orario dell’audizione formalmente convocata e in piena mattinata lavorativa, il dirigente «superiore» del testimone, venuto a conoscenza dell’imminente colloquio chiesto ed ottenuto dal suo «sottoposto» alla Commissione consiliare, pare abbia iniziato a dare in escandescenze: urla, minacce e doppi sensi all’insegna, suppergiù, del “non devi andare a riferire i segreti d’ufficio ad altri”. Segreti d’ufficio? Ad altri? Far sparire danaro pubblico dalla cassa è un segreto d’ufficio? Sono tempi strani.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Se il racconto fatto a Cronache da fonti qualificate fosse confermato nella sua momentanea interezza, ci troveremmo dinanzi al solito capovolgimento del mondo, tipico di questi anni «al contrario» come dice un pazzoide generale dei paracadutisti, oggi politico a Strasburgo, peraltro indovinandola dall’inizio alla fine. A quel punto, tra urla e sbraiti vari ben uditi da altri presenti in quella mattinata di un giorno da cani (semi-cit.), l’impiegato comunale, intimidito dalla pressione, spaventato per le conseguenze e chissà da quali tensioni pregresse, getta la spugna e rinuncia all’audizione. Si aggiunge al racconto che questo dirigente sarebbe pure un soggetto già travolto da scandali giudiziari di un certo peso nell’esercizio delle proprie funzioni, scavallati poi grazie ad una prescrizione pur sempre sacrosanta dinanzi allo stallo dell’attività giudiziaria: ma questa è un’altra storia. Almeno per ora.

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Carta di credito con fido

Procedura celere