Cgia: crediti e depositi delle imprese ciociare, con un dato sorprendente

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Il granchio, anche piuttosto grosso, potrebbero averlo preso anche i più qualificati analisti economico finanziari. Hanno sempre detto è che in questi ultimi 15 anni sarebbero state le banche ad aver chiuso i rubinetti del credito alle aziende italiane. Invece sembra sia accaduto l’esatto contrario.

Sono gli imprenditori che avrebbero deciso di non rivolgersi più agli istituti di credito, risolvendo lo storico problema della mancanza di liquidità.

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Come?

L’analisi da Mestre

Foto © Gerd Altmann / Pixabay

Attraverso il ricorso all’autofinanziamento. Apportando capitali propri, di imprenditori e soci, o di terzi attraverso il mercato dei capitali e l’azionariato diffuso. A sostegno di questa tesi intervenire il centro sudi della CGIA di Mestre, attraverso una interessante analisi, strutturata su dati Istat e Banca d’Italia, pubblicata sul proprio sito web.

Segnala la decisa diminuzione della domanda di credito avvenuta in questi anni da parte delle imprese. Hanno smesso di investire? No. Per Cgia è accaduto che a seguito dei buoni risultati economici ottenuti, molte attività rimaste sul mercato hanno aumentato i risparmi e conseguentemente il loro utilizzo per far fronte alle spese correnti e agli investimenti.

Il trend di macro economia

Foto Geralt © Pixabay

Una tendenza che però non ha coinvolto indistintamente tutte le realtà produttive e commerciali del Paese. In alcuni casi, soprattutto per le imprese più piccole, dietro alla contrazione dei prestiti c’è una crisi: è quello che gli analisti chiamano “progressivo deterioramento economico/finanziario”. Che le avrebbe fatte scivolare nell’area grigia dell’insolvenza o peggio ancora, a rivolgersi al mercato del credito, non convenzionale. Per dirla chiaramente agli usurai.

La CGIA rileva anche che a fine dicembre del 2011 i prestiti bancari alle imprese italiane ammontavano a 995 miliardi di euro. Verso la fine del 2024, invece, la quota è scesa a 666, pari quindi a -329 miliardi di euro e a una contrazione del 33 per cento.

Di contro, nello stesso arco temporale i depositi bancari delle aziende sono passati da 219 miliardi a 519, vale a dire +300 miliardi pari a un incremento del 137 per cento. Di fatto il centro studi della CGIA ha messo a confronto quanto sono cresciuti o diminuiti in 13 anni i prestiti bancari.

La situazione nell’area Ue

Se in Italia si è registrata una diminuzione dei prestiti bancari, la stessa cosa non è accaduta nell’area UE. Secondo i dati della BCE , tra il 2011 e il 2023 (ultimo anno in cui i dati sono disponibili per un confronto europeo), non tutti i Paesi monitorati hanno subito una contrazione dei prestiti bancari alle imprese.

Anzi. Il dato medio dell’Area dell’Euro, ad esempio, è stato pari al +4,3 per cento (+188,6 miliardi di euro), con picchi positivi, per i big, del +61,4 per cento in Francia e del +46 per cento in Germania che, in valore assoluto, possono contare su un’esposizione degli istituti di credito verso le attività economiche che, rispetto al nostro importo, a Parigi è più del doppio e a Berlino, invece, è leggermente inferiore al doppio.

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Il dettaglio della situazione italiana

A livello provinciale, nel periodo novembre 2011-novembre 2024 le flessioni più significative, in termini di accesso al credito bancario, si sono verificate a Siena (-59,1 per cento), Savona (-58,9), Siracusa (-56,8). Novara (-53,8) e Rovigo (-52,4). Le uniche province che hanno ottenuto un risultato anticipato dal segno più sono state Trieste (+1,4 per cento) e Bolzano (+1,5). Il dato medio nazionale è stato del -34,9 per cento

Foto © Carlo Carino / Imagoeconomica

Mentre sul fronte dei depositi nello stesso periodo preso in esame, la provincia con le imprese che hanno accumulato più depositi è Cremona, dove sono aumentati del 298,3%. Seguono Bolzano con il +281,6, Enna con il +278,9, Salerno con il +270 e Potenza con il 257,7%. L’unica provincia d’Italia che ha visto diminuire i risparmi è stata Siena con il -20,1%.

La situazione nel Lazio

La Regione è al terzo posto assoluto in Italia per diminuzione di prestiti alle imprese, con il 44,3% in meno nel periodo nov- 2011-nov 2024 che equivale in soldoni a meno -52,7 mld/ €. Mentre nei territori, la provincia di Roma è quella che fa registrare la percentuale più elevata, con il 46%.

Praticamente in 13 anni si è di fatto dimezzato il numero di imprese che ha fatto ricorso ai crediti bancari.

Di contro, le province di Frosinone e Latina sono quelle che hanno retto meglio l’impatto comunque negativo, avendo perso solo il 31.8% la Ciociaria e il 20% la provincia pontina.

PRESTITI A IMPRESE

Rank Provincia nov 2011 (mld/€) nov 2024 (mld/€) 2024-2011 var ass (mld/€) 2024-2011 var %
19 Roma 107,3 57,9 -49,4 -46,0
50 Rieti 0,7 0,4 -0,3 -38,6
69 Viterbo 2,6 1,7 -0,9 -33,6
74 Frosinone 4,0 2,7 -1,3 -31,8
94 Latina 4,4 3,4 -0,9 -20,9

Il dato che sorprende, in positivo, è invece l’aumento esponenziale dei depositi delle imprese ciociare, che sono al primo posto assoluto nel Lazio con un incremento del + 188% in 13 anni.

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L’economia robusta di Frosinone

Questo testimonia che in provincia di Frosinone, nonostante la crisi industriale, in particolare quella settore automotive, c’è una economia importante.

Economia che viene determinata dal mondo delle imprese che cresce e che genera movimento di capitale. E di PIL.

DEPOSITI DI IMPRESE

Rank Provincia Nov 2011
(mld/€)
Nov 2024
(mld/€)
Var ass mld/€ Var %
35 Frosinone 0,6 1,7 +1,1 +188,2
56 Latina 1,0 2,8 +1,8 +168,9
63 Rieti 0,1 0,4 +0,2 +159,2
71 Viterbo 0,4 1,1 +0,7 +156,8
96 Roma 22,7 47,9 +25,2 +110,7



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