Continua la saga dei Papiri di Ercolano svelati dall’IA

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Sono rimasti sigillati per quasi duemila anni, carbonizzati dalla furia del Vesuvio nel 79 d.C., fragili al punto da ridursi in polvere al minimo tentativo di apertura. Negli ultimi anni, però, grazie all’intelligenza artificiale, alcuni dei rotoli di Ercolano stanno man mano rivelando il loro contenuto.

Dopo aver svelato dove è stato sepolto Platone, oggi l’Intelligenza artificiale rileva nel manoscritto, noto come PHerc. 172, conservato presso la Bodleian Library di Oxford, la parola greca “διατροπή” (“diatropé”), che può significare “disgusto” o “confusione”, ora sarà compiti degli storici contestualizzare questo termine.

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Manoscritto inviolato. Per decifrare i Papiri sono state utilizzate avanzate tecniche di imaging e una combinazione tra scansione a raggi X e Intelligenza Artificiale. Il primo passo è stato quello di ricostruire in 3D la struttura del rotolo, grazie a un sincrotrone, una macchina che genera fasci di raggi X ad altissima energia. Attraversando il papiro carbonizzato, questi fasci hanno prodotto migliaia di immagini bidimensionali riprese da angolazioni diverse. Queste immagini sono poi state elaborate al computer e unite tra loro per ottenere un modello digitale tridimensionale del rotolo, così da poterlo “srotolare” virtualmente senza comprometterne l’integrità.


Uno dei papiri ancora arrotolati della Villa dei Papiri di Ercolano.
© Vesuvius Challenge

Il ruolo dell’IA. Grazie a questo processo, è stato possibile rilevare le tracce di inchiostro, invisibili a occhio nudo, sul papiro bruciato. Per farlo, gli scienziati si sono affidati ad algoritmi di apprendimento automatico, addestrati a distinguere le lettere dal supporto carbonizzato. Si è passati poi all’utilizzo di una tecnica nota come “imaging iperspettrale”, che si serve di luce a infrarossi per evidenziare il contrasto tra l’inchiostro a base di carbone e il materiale bruciato. Già usata per recuperare testi medievali cancellati, questa tecnologia si è dimostrata particolarmente efficace con i fragilissimi papiri di Ercolano. Infine, l’intelligenza artificiale ha svolto il ruolo di un amanuense automatico: senza comprendere il testo, ha semplicemente rilevato i simboli grafici e li ha restituiti sullo schermo, lasciando agli studiosi il compito di interpretarli.

La sfida Continua. Il lavoro sul PHerc. 172 si inserisce nell’ambito del Vesuvius Challenge, un’iniziativa che premia con importanti somme di denaro gli sviluppatori in grado di migliorare le tecniche di lettura dei rotoli (nel 2023, per esempio, tre studenti hanno vinto 850.000 dollari riuscendo a decifrare oltre 2.000 lettere greche da un altro manoscritto conservato all’Institut de France di Parigi).

Testi filosofici. Una delle prime parole identificate nel papiro di Ercolano è “διατροπή” (“diatropé”), che può significare “confusione” o “disgusto”, e altre ancora in fase di interpretazione, mentre si ipotizza che il testo potesse appartenere al filosofo epicureo Filodemo di Gadara (110-35 a.C.

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), la cui biblioteca rappresenta una delle più preziose testimonianze del pensiero antico. Se questa ipotesi venisse confermata, la decifrazione dei rotoli potrebbe far luce su aspetti ancora poco esplorati della filosofia ellenistica, rivelando idee e concetti rimasti sepolti per millenni.

Un tesoro sepolto. Il materiale raccolto a Ercolano proviene da una villa che si ritiene appartenesse a Lucio Calpurnio Pisone, suocero di Giulio Cesare. Scoperti nel XVIII secolo, molti furono distrutti nel tentativo di aprirli e, a oggi, si stima che circa 1.800 manoscritti rimangano ancora avvolti nelle loro spire di carbonio.

Grazie all’IA, questi documenti potrebbero finalmente raccontare storie e idee che il tempo aveva sepolto sotto la cenere del Vesuvio e la loro analisi potrebbe rivelare dettagli inediti su autori sconosciuti, su eventi storici dimenticati e su aspetti della vita quotidiana nel I secolo d.C., aprendo una straordinaria finestra sugli eventi del passato.





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