L’amichevole di calcio 40 anni fa in Casentino finita 1-8 (ma con lo sciopero dei giornali nessuno ne scrisse). Sugli spalti Azeglio Vicini
Il 16 febbraio del 1985, quarant’anni fa, allo stadio Comunale di Rassina si giocò l’amichevole tra i padroni di casa e la Nazionale dell’Unione Sovietica — terminata 1-8 —, allenta dal c.t. bielorusso Duard Malafee; il quale, da lì a un anno, sarà sostituito dal «colonnello» Valerij Lobanovskyj. Un evento di cui nel corso degli anni si è persa la memoria e che è finito nell’oblio anche perché quel giorno ci fu lo sciopero dei quotidiani e non esiste articolo che lo racconti. Poi un manifesto pubblicato su Facebook ha scatenato la nostra curiosità e dopo due anni di ricerche siamo riusciti a ricostruire la storia di una partita unica nel suo genere.
In quegli anni il Rassina era rinato come società grazie a un gruppo di amici, con il presidente Franco Fracassi, il segretario Giuliano Pietrini, il d.s. Tonino Duranti, il preparatore atletico dell’Arezzo Fabrizio Bulletti, che dava una mano, e Mario Zamponi, sindacalista della Lebole. Una società che non ha mai superato la Prima Categoria ma che ha sempre avuto un ottimo settore giovanile tanto da vincere i Giochi della Gioventù.
La partecipazione avvenne come scuola media «Francesco Severi» di Castel Focognano, ma i ragazzi di Chitignano, Rassina e Talla erano tutti del settore giovanile biancoverde, allenati da Silvano Grifoni, storico tecnico del vivaio, insieme con Bianchi, docente di educazione fisica.
«Quella vittoria — rievoca Pietrini — rafforzò i rapporti già buoni con il Centro Tecnico di Coverciano e in particolare con Fino Fini che era il direttore. Così chiedemmo se potevamo fare un’amichevole contro una delle nazionali che si allenavano lì. C’erano il Marocco, la Tunisia e l’Urss».
La Nazionale dell’Unione Sovietica si stava preparando al Mondiale del 1986 e in quei giorni giocò altre tre amichevoli: il 13 febbraio contro il Cascina (0-4), il 20 contro l’Under 21 azzurra (0-2) e il 21 contro il Castelfranco di Sotto (3-8); motivo per cui a Rassina, il 16, c’era anche Azeglio Vicini, che voleva osservare i prossimi avversari.
«Ogni tempo ha i suoi frutti — ricorda Simone Fracassi, figlio del presidente oggi novantenne — Tra i Giochi della Gioventù, l’amichevole con l’URSS e Sandra Dini, allenata da Romano Cipriani, che contendeva a Sara Simeoni lo scettro del salto in alto italiano, sono stati gli anni d’oro della Rassina sportiva». L’organizzazione del match seguì un rigido protocollo, arrivo alle 14 con il pullman, pagato dal comune di Rassina, niente interviste, dopo la partita incontro formale nella sede dell’amministrazione locale e poi cena per tutti nella vecchia palestra. Per l’occasione, il sindaco Sergio Bianchini, scomparso anni fa, rifece lo stadio.
«L’emozione era tanta, non capitava tutti i giorni di affrontare calciatori del genere — racconta l’allora capitano del Rassina Renato Cariaggi — Io ero il classico mediano con il numero 4 e loro erano di marmo, fortissimi sotto l’aspetto tecnico e fisico. Ricordo che arrivarono con certi cappottoni, come nei film: essere stato lì è ancora oggi motivo d’orgoglio».
«Avevano portato i loro palloni, Tango se ricordo bene — afferma Claudio Battisti, portiere che poi, nella sua carriera, dopo un infortunio alla spalla ha giocato in attacco —, e facevano un gran calcio. Alla cena stavano sulle loro, non parlavano nemmeno l’inglese, ricordo però Dasaev, forse il portiere più forte al mondo in quel momento, che fu particolarmente cordiale e alla fine ce ne siamo andati con le bandierine autografate».
La partita si giocò alle 15 di sabato 16 febbraio 1985 davanti a circa 3mila spettatori, in una giornata freddissima, e ai calciatori del Rassina fu chiesto anche di non entrare troppo decisi; l’arbitro fu Mario Bruni di Arezzo. Il primo tempo finì 0-5, con doppietta di Protasov — che alla fine ne segnerà tre —, per i sovietici che al momento delle formazioni schierate si girarono verso la bandiera mentre i casentinesi guardavano il pubblico. Nella ripresa segnarono altre tre reti, ma sullo 0-7 il sedicenne Massimiliano Fini colse l’occasione per il gol della vita, al portiere di riserva Birjukov, poi assistente di Mancini allo Zenit: «A me avevano detto di portare la borsa che nel secondo tempo avrei giocato, ero molto veloce, ma credo che ci fecero segnare per non strafare. I giocatori dell’Urss andavano al triplo di noi e tiravano delle fucilate pazzesche».
Fini ha fatto anche un provino al Milan nel maggio del 1985 e poi all’Arezzo, ma la sua carriera è rimasta felicemente legata ai dilettanti. Quarant’anni fa Dasaev si è fermato a Rassina, lasciando, insieme con i suoi compagni di squadra, un ricordo indelebile. Ricordo che oggi riaffiora da quelle stesse pagine che uno sciopero dei quotidiani aveva cancellato.
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