Una trama da teatro dell’assurdo, che si snoda tra Frosinone e Ceccano, mettendo in evidenza il vuoto di potere e di governance del Partito Democratico in Ciociaria. La stagione congressuale è congelata dopo la decisione della commissione regionale di garanzia di considerare il tesseramento 2024 valido ai fini dell’iscrizione ma non per determinare la platea dei votanti. Si attende il giudizio dell’organismo nazionale, ma nessuno è in grado di definire una data e un percorso. Nel frattempo però la situazione politica sta evolvendo e il Pd non è nelle condizioni di decidere.
PARADOSSO CECCANO
Ieri Andrea Querqui ha rotto gli indugi firmando l’accettazione della candidatura a sindaco. A sostenerlo, oltre al Pd, il Psi, Alleanza Verdi e Sinistra, l’associazione “Progresso Fabraterno” e la sua lista civica. Emanuela Piroli, consigliere comunale e anche lei esponente dei Democrat, non ha sciolto alcuna riserva. Potrebbe decidere di concorrere per conto proprio. Ci sono pure altre situazioni da monitorare, ma intanto vale la pena concentrarsi su questa. Andrea Querqui due anni fa si è candidato alle regionali nella “terna” in quota a Francesco De Angelis e Sara Battisti, quando ancora c’era il correntone Pensare Democratico. Gli altri due in campo erano la stessa Sara Battisti (poi eletta) e Libero Mazzaroppi. A fine maggio 2024, però, De Angelis ha aderito ad AreaDem di Dario Franceschini e Daniele Leodori. Si è consumata la frattura con Sara Battisti, che invece è rimasta con Rete Democratica di Claudio Mancini. La questione però è un’altra. Nella mappa delle alleanze interne a livello provinciale AreaDem sta con il collettivo Parte da Noi, che fa riferimento a Nazzareno Pilozzi, Danilo Grossi, Umberto Zimarri ed Emanuela Piroli. Un accordo di ferro. Ma non a Ceccano evidentemente. Se Emanuela Piroli dovesse decidere di fare la propria corsa, chi all’interno del partito sarebbe nelle condizioni di mediare tra lei e Andrea Querqui? Senza considerare che Sara Battisti (Rete Democratica) e Antonio Pompeo (Energia Popolare) potrebbero inserirsi nella partita con modalità autonome. Perfettamente consapevole di tutti questi paradossi, Andrea Querqui ha voluto accelerare. Anche perché, se davvero si voterà l’11 maggio (eventuale ballottaggio il 25), non è che manchi poi chissà quanto. Ceccano è l’unico Comune di questa provincia che andrà alle urne. Ci va perché ci sono state le dimissioni di massa dopo la vicenda giudiziaria che ha travolto il sindaco Roberto Caligiore. Una ulteriore sconfitta per il Pd sarebbe ingestibile sul piano politico. Tutti ricordano che Ceccano veniva chiamata la “Cuba della Ciociaria” per il predominio del Pci e poi del Pds-Ds. Un’era politica fa. Oggi la città fabraterna è una roccaforte di Fratelli d’Italia. E il parlamentare Massimo Ruspandini sta lavorando alacremente per ridare forma a una coalizione che proverà a giocarsi quella che sarà comunque una partita delicatissima e il cui esito, ad oggi, non sembra affatto scontato.
LE FIBRILLAZIONI CONTINUE DEL CAPOLUOGO
Ieri si è riunito il circolo frusinate del Pd. Anche in questo caso fibrillazioni a raffica. Stefano Pizzutelli, Francesco Brighindi, Norberto Venturi e tanti altri chiedono la celebrazione del congresso cittadino, con l’obiettivo di indicare una nuova governance. Un attacco frontale al segretario Marco Tallini, che si è preso qualche giorno per riflettere. Ma la domanda è sempre la stessa: visto che mancano tutti gli organismi provinciali, come si arriva a definire il congresso cittadino? Chi lo determina? In assenza di risposte certe, può darsi che la “quadra” arrivi dal… direttivo. O attraverso una soluzione di reggenza oppure concordando un assetto. A meno che non si decida di procedere con una sfiducia nei confronti del segretario. Può darsi che venga affidato ai tre consiglieri comunali (Angelo Pizzutelli, Fabrizio Cristofari, Norberto Venturi) il compito di traghettare il circolo del capoluogo a congresso. Al Comune di Frosinone il Pd e il centrosinistra hanno perso le ultime tre competizioni elettorali e sono all’opposizione dal 2012. C’è obiettivamente bisogno di una svolta. Ma senza una governance definita e legittimata dal passaggio congressuale provinciale, è complicato per chiunque. Eppure nessuno prende l’iniziativa per favorire perlomeno un confronto politico tra i leader delle correnti.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link