Conto alla rovescia per “M’Illumino di Meno”, l’iniziativa nata nel 2005 da un’idea del programma Caterpillar di Rai Radio2, che quest’anno celebra la sua ventunesima edizione con un focus sulla moda sostenibile ed un impegno che si estende per un’intera settimana dal 16 al 21 febbraio. Questo evento, originariamente legato all’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, è cresciuto negli anni fino a diventare una pietra miliare nella diffusione in Italia della cultura del risparmio energetico e, più in generale, degli stili di vita sostenibili.
Una campagna di sensibilizzazione radicata nella Comunità
Ogni anno, il 16 febbraio, in occasione della Giornata Nazionale del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili, M’Illumino di Meno viene celebrata con lo spegnimento simbolico delle luci installate all’interno di importanti piazze e monumenti italiani, da Piazza San Marco a Venezia alle antiche mura di Erice. Tanti e diversi sono i soggetti – istituzioni, scuole, università, enti di ricerca, aziende e cittadini – che partecipano attivamente all’iniziativa attraverso eventi, progetti educativi e iniziative collettive di sensibilizzazione.
Il riconoscimento istituzionale
Il successo di questa campagna si riflette nel suo riconoscimento istituzionale e nella partecipazione di migliaia di scuole e comunità che, ogni anno, contribuiscono a diffondere pratiche sostenibili e ad educare le nuove generazioni sull’importanza del risparmio energetico. Se, da anni, per migliaia di attivisti il 16 febbraio era già La Giornata del risparmio energetico, a darne ufficializzazione è poi intervenuto anche il Parlamento che, con la Legge 34 del 2022, ha istituito “La Giornata nazionale del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili”.
Con il suo approccio inclusivo e comunitario, M’illumino di Meno continua ad essere un modello di partecipazione attiva e di educazione ambientale in Italia e in Europa. Quest’anno, con un focus rinnovato sulla moda sostenibile, la campagna si propone di promuovere un cambiamento reale e tangibile nei comportamenti e nelle scelte quotidiane di milioni di persone.
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Una settimana di eventi e partecipazione di portata europea
L’edizione di quest’anno si svilupperà nel corso di una settimana intera per dare spazio e voce a tutte le iniziative legate al risparmio energetico e alla sostenibilità. Si parte con la consueta puntata speciale di Caterpillar il 16 febbraio, seguita da una serie di eventi che coinvolgono diverse comunità, dalle aree urbane a quelle rurali, e da un’ampia varietà di settori.
Il coinvolgimento delle istituzioni europee e il nuovo evento ciclistico da Valencia alla Romagna mostrano l’ambizione di M’Illumino di Meno di diffondere il suo messaggio ben oltre i confini italiani, coinvolgendo cittadini e ascoltatori in tutta Europa.
Un focus sulla moda sostenibile
L’edizione 2025 dell’iniziativa pone un accento particolare sulla moda sostenibile, un settore noto per il suo significativo impatto ambientale anche a causa del fenomeno del fast fashion.
Durante la settimana della campagna, Rai Radio2 metterà in luce storie di successo e progetti innovativi nel campo della moda sostenibile, stimolando la consapevolezza e l’azione tra i consumatori. L’obiettivo è incoraggiare un cambiamento nei modelli di consumo, riducendo così l’impatto ambientale dell’industria della moda.
La redazione di EconomiaCircolare.com – che da sempre invita il pubblico ad esplorare e adottare pratiche di consumo più responsabili come il riuso, l’upcycling, l’acquisto di abbigliamento di seconda mano e infine il riciclo del tessile – non poteva non sostenere e promuovere la campagna.
Cosa c’entra, si potrebbe commentare, l’efficienza energetica con la lotta al fast fashion? La verità è che, tra questi mondi, vi è una connessione fortissima anche se non immediatamente percepibile. Facciamo, però, un passo indietro e chiariamo cosa si intende con “Fast fashion”. Come spiegato su Wikipedia, questa è un’espressione usata per descrivere la veloce transizione delle tendenze della moda dalle passerelle ai negozi al fine di massimizzare le vendite. Sebbene questa modalità consenta di avere una vasta scelta di abbigliamento a basso costo, comporta gravi ripercussioni ambientali, in particolare per quanto riguarda il consumo energetico e la produzione di rifiuti visto che le persone tendono a collezionare abiti low cost e a seguire mode che durano meno di un battito di ciglia.
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Energia nascosta nella produzione di abbigliamento
Ogni fase della produzione di capi di abbigliamento – inclusi tessitura, tintura e finitura – comporta l’impiego di un’enorme quantità di energia e contribuisce, quindi, ad aumentare l’impatto ambientale del settore.
La coltivazione delle fibre naturali come il cotone – che comporta il consumo di grandi quantità d’acqua e l’impiego di energia per la crescita e l’irrigazione – e la produzione di fibre sintetiche (che non sono rinnovabili, su questo vi invito a scaricare l’ebook gratuito “Sfide per un tessile circolare”, 2023, pubblicato tra “I Quaderni di EconomiaCircolare.com”) che derivano del petrolio hanno un grave impatto ambientale. Non meno importante è l’energia impiegata per il trasporto degli abiti dal produttore al consumatore: i capi viaggiano spesso su lunghe distanze – dai paesi produttori allocati prevalentemente in Asia fino ai mercati in Europa e America – generando significative emissioni di CO2 dovute al trasporto marittimo, aereo e terrestre.
Riuso, riparazione e riciclo: soluzioni energeticamente efficienti
Adottare pratiche di riuso e riparazione può notevolmente ridurre l’impatto ambientale – incluso quello energetico – del settore moda. Il riuso degli abiti, promuovendo la cultura dell’acquisto di seconda mano o lo scambio di vestiti, non solo prolunga la vita degli indumenti, ma riduce anche la necessità di produrre nuovi capi evitando, quindi, il consumo di energia. Analogamente, riparare abiti piuttosto che sostituirli (come anche accettare di andare in giro con la maglia con un piccolo rammendo nella maglia) può abbassare significativamente il consumo energetico complessivo.
Il riciclo dei tessuti, infine, permette di trasformare i vecchi abiti in nuove risorse, risparmiando energia che, altrimenti, sarebbe impiegata nella produzione di nuove fibre
La legge italiana e la raccolta differenziata del tessile
Con l’introduzione della legge n. 34/2022, l’Italia ha anticipato le direttive dell’Unione Europea stabilendo l’obbligo di raccolta differenziata del tessile a partire dal 1° gennaio 2022. Solitamente organizzata con cassonetti stradali, la raccolta consente di recuperare abiti e accessori che potranno essere – a seconda del loro stato e della qualità – rimessi in circolo, riutilizzati o riciclati. Possono quindi avere valore anche vestiti strappati, pantaloni bucati o maglie scucite. Fibre come la lana o il cotone, se di buona qualità, possono ad esempio essere riutilizzate per produrre nuovi capi.
Tornando a noi e all’edizione 2025 della nota ricorrenza, promuovere il risparmio energetico nel settore della moda attraverso pratiche sostenibili come il riuso, la riparazione e il riciclo è di fondamentale importanza. M’illumino di Meno 2025 ci invita a riflettere sul nostro impatto ambientale e su come possiamo contribuire ad un futuro più sostenibile. Adottare uno stile di vita che riduca lo spreco energetico crea non solo benefici per l’ambiente, ma supporta anche un’economia più etica e responsabile, un’economia circolare.
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