Quando Meloni sosteneva il complotto trumpiano delle elezioni rubate. E incolpava la sinistra per il golpe Maga di Capitol Hill

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“Adesso servirebbe un piccolo sforzo in più e condannare chi pensa che una società privata quotata in borsa abbia il diritto di calpestare la democrazia e la libertà dei popoli. Coraggio, possiamo farcela”.

Se è vero che solo gli stupidi non cambiano mai opinione, come da celeberrimo adagio del poeta americano James Russell Lowell, fare un’inversione a U nel giro di tre o quattro anni è una manovra spericolata anche per i più audaci. Eppure è esattamente questo che pensava Giorgia Meloni il 9 gennaio del 2021, quando l’allora Twitter chiuse l’account al presidente uscente Donald Trump, che asserragliato nello Studio Ovale guardava le notizie su Fox News e twittava rabbioso a piè sospinto contro “il furto delle elezioni” (come ha magistralmente raccontato il giornalista premio Pulitzer Bob Woodward nel suo libro “Pericolo”, scritto insieme al collega Robert Costa).

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Oggi che il social network è di proprietà dell’amico Elon Musk, che diffonde fake news e tesi estremiste e suprematiste – oltre a ritoccare a suo piacimento l’algoritmo – nel tentativo (riuscito in patria) di condizionare i governi, rovesciarli (leggi alla voce Starmer), o indirizzare l’esito delle elezioni (ci sta provando con l’AfD in Germania), con la democrazia e la libertà dei popoli va tutto bene. Anzi! Guai a criticarlo: “Musk esprime opinioni, le ingerenze vere sono quelle di Soros”, ha detto non più di un mese fa la premier rilanciando la sempreverde teoria del complotto sorosiana (come è nata e perché va tanto di moda nella destra transnazionale lo abbiamo raccontato qui).

Cari amici di Occam, buon San Valentino a tutti! Come state? È la prima puntata dopo il trasloco dal giovedì al venerdì, e rovistando tra pacchi e scatoloni ci siamo imbattuti in un libro che squarcia il velo su quel che tante volte abbiamo raccontato qui: il cospirazionismo come universo valoriale alternativo funzionale alla destra e all’estrema destra mondiale.


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“Si muore un po’ per poter vivere”, cantava Caterina Caselli. Un verso che veste benissimo Giorgia Meloni. Con una certa intelligenza, una volta conquistato Palazzo Chigi, la leader di Fratelli d’Italia ha dismesso buona parte dell’armamentario di narrazioni diversive che ha alimentato quando era all’opposizione.

Un suo grande classico era il sostegno alla teoria della Grande Sostituzione, che prevede che l’immigrazione sia alimentata scientificamente da un deep-state di sinistra allo scopo di minare le fondamenta della nostra società, disgregarla, islamizzarla, renderla più divisa e dunque manipolabile, ma anche per “importare” centinaia di migliaia se non milioni di voti alla causa progressista.Il presidente ungherese Viktor Orban è tornato a rilanciarla sabato scorso a Madrid, con gli amici Patrioti a spellarsi le mani, in prima fila Matteo Salvini.

Meloni a tal punto aveva accreditato questa tesi (insieme al ministro Francesco Lollobrigida), che poco prima delle elezioni il sito South Front, collegato all’intelligence del Cremlino aveva scritto speranzoso che con Giorgia Meloni “entra in scena la Grande Sostituzione”.

Uno squarcio – e che squarcio – sul pensiero profondo della premier lo apre un libro fresco di stampa. Si intitola “Fratelli di chat. Storia segreta del partito di Giorgia Meloni”, che il bravo collega Giacomo Salvini ha pubblicato per le edizioni Paper First. Quello di Salvini (Giacomo, ovviamente) è un lavorone: ha ottenuto le trascrizioni di anni di chat interne di Fratelli d’Italia è ha steso un filo rosso che svela quel che Meloni e i suoi pensano e dicono davvero quando sono lontani da occhi e orecchie indiscrete.Se siete interessati all’argomento vi consiglio di accaparrarvelo.

Per quel che interessa questo piccolo spazio, tra le pagine affiorano spesso schegge di narrazioni diversive – su Covid e vaccini, sull’assalto alla sede della Cgil, sul fascismo in generale – ma le pagine veramente sorprendenti dal nostro punto di vista sono quelle relative all’assalto a Capitol Hill dei supporter MAGA il 6 gennaio del 2021. La storia è nota. I fan di Donald Trump, esaltati da uno degli ultimi comizi del primo mandato del tycoon e sobillati da mesi di parole incendiarie sul furto immaginario delle elezioni da parte di Joe Biden irruppero sfasciando tutto nella sede del Campidoglio, in quella che è passata alla storia come una delle giornate più buie della democrazia americana e che ha lasciato a terra quattro vittime.

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Salvini ci racconta che, parlando alle donne e agli uomini del suo partito, Meloni aveva preso le difese di Trump, nonostante quest’ultimo sia stato l’ispiratore delle violenze e che avesse taciuto per ore e ore da commander in chief al bivacco di manipoli nel cuore della politica Usa, invitando solo a sera un blando messaggio senza condanna e con il semplice invito a tornarsene a casa (il tycoon ha recentemente graziato tutti gli oltre 1600 condannati per i fatti di quel giorno).

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Questo è il contesto. Ora lasciamo parlare l’autore del libro:

“La mattina dell’8 gennaio Meloni manda ai suoi parlamentari un messaggio in cui sposa totalmente la linea del presidente repubblicano e allude al fatto che ci possano essere stati “brogli” alle elezioni del 2020 negli Stati Uniti. Stessa accusa di Trump, priva di ogni fondamento. Non solo: la leader di Fratelli d’Italia arriva a sostenere che i “quattro imbecilli” che hanno assaltato il Campidoglio sarebbero infiltrati mandati dalla sinistra americana, per poi accusare la destra. Una teoria del complotto che ha del clamoroso: Meloni non ritiene Trump responsabile dei fatti di Capitol Hill? Ma soprattutto, non ritiene Biden un presidente legittimo?”

Dopo questo passaggio, Salvini riporta integralmente l’incredibile messaggio che Meloni spedì ai suoi la mattina dell’8 gennaio 2021:

“A me questo gioco pare tanto chiaro. La tesi della sinistra ormai dichiarata è che la democrazia, alla fine, non possa che essere una forma di oligarchica, nella quale persone che rappresentano “il bene” se necessario correggono con ogni mezzo le scelte sbagliate del popolo. Le elezioni? Non si fanno, e se si fanno cambio le regole, e se non ci riesco magari faccio i brogli. E tu zitto. Se invece reagisci prendo quattro imbecilli (che purtroppo eistono in tutte le manifestazioni) e li faccio arrivare in un luogo simbolo. Poi dico che ce li hai mandati tu. E tu zitto. E se provi a raccontare la tua versione, se non è quella che vogliamo noi, semplicemente i tuoi profili verranno oscurati su qualsiasi piattaforma. Credo che non ci stiamo esattamente rendendo conto di quanto tutto questo schema sia tragico. Ai disallineati non sarà mai consentito competere ad armi pari”

Quattro anni dopo Trump ha vinto le elezioni, gli uomini che ha scelto nella sua amministrazione, i suoi mezzi di propaganda e la stampa amica amplificano le sue fake news e le teorie cospirative di Stato, i social network dei suoi amici oscurano i profili a lui non allineati con precise modifiche dei loro algoritmi. Meloni ne avrà scritto in chat?



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