Autry, l’«altra Golden Goose»: le scarpe di Kevin Costner dal Veneto a Hollywood

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Carta di credito con fido

Procedura celere

 


di
Alessandra Puato

Nel 2019 i fratelli Doro hanno rilevato il marchio americano. Ora l’azienda fattura 120 milioni, vuole arrivare a 300 in entro il 2029 e sogna di diventare un unicorno. La spinta dei fondi e i monomarca in arrivo, da Milano e Roma a Londra e Parigi

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Marco Doro, lo schivo imprenditore veneto che ha rilevato il marchio sei anni fa, definisce «magica» la crescita di Autry. In effetti c’è qualcosa d’incredibile nell’espansione di quest’azienda di sneaker del «lusso accessibile», che in cinque anni è passata da 3,8 a 114 milioni di ricavi (dati 2020-2024), con un margine operativo lordo dichiarato intorno al 25%. Punta ai 300 milioni entro il 2029 , cova il sogno di diventare un unicorno (un miliardo di valore se quotata) ed è stata scelta da star come Kevin Costner, Antonio Banderas, Katie Holmes. Un caso industriale sia per il successo di prodotto — le sneaker italiane vintage del «quiet luxury», della moda senza tempo — sia per l’aumento di valore dell’impresa.

Dal distretto del Brenta a Seul

Alternativa teorica a Golden Goose (a volte sono vendute negli stessi negozi), ma con un prezzo più basso benché sempre di fascia alta (180-260 euro), Autry ha sede a Dolo (Venezia) in una villa del ‘600 nel distretto calzaturiero del Brenta. Ha filiali a Milano, Firenze, Parigi, New York, Seul.
«Ho sempre avuto una passione per le sneaker — dice Doro, membro del board e direttore creativo, radici nel territorio, figlio di una sarta e di un fabbricante di pellami —. Ho fatto ogni lavoro nella moda, dal commesso all’agente, ma il mio sogno è sempre stato avere un marchio proprio. C’era questo brand dormiente in America, che reputavo potente. Lo abbiamo rilevato nel 2019 e registrato in tutto il mondo. Abbiamo fatto ricerca sui materiali, sia naturali che tecnici. Abbiamo voluto mettere un prodotto di livello, ma con un prezzo accessibile, nei negozi del lusso. Ha funzionato. Per la moda è un’altra era: il cliente vuole spendere bene, chiede un prodotto che duri. Oltre all’ immagine, la qualità». La stima è chiudere il 2025 con 120 milioni di ricavi: 30% Italia, 50% resto d’Europa, 10% Asia e 10% Usa.




















































I negozi

Nata dall’omonimo brand fondato a Dallas nel 1982, con la creatività e la tecnica italiane la nuova Autry sta correndo. Produce due milioni di scarpe all’anno, vuole arrivare a tre in quattro anni e vende nei multimarca di alta gamma in tutto il mondo, dalla Rinascente alle Galeries Lafayette, da Saks Fifth Avenue a Harrods. Nel 2021 accanto alla famiglia Doro (Marco e il fratello Roberto, gestione operativa) è entrato nel capitale Quadrivio che, supportata la crescita internazionale, nel marzo 2024 ha venduto la maggioranza al fondo Style Capital 2 di Roberta Benaglia (già investitrice in Golden Goose), reinvestendo al 7%. Per l’operazione, fruttata più di quattro volte l’investimento (il valore d’impresa in meno di tre anni è salito da 75 a 320 milioni), il fondo ha vinto il premio Claudio Demattè Private equity of the Year Small Buy Out 2024.

L’azionariato, la produzione

«Abbiamo reinvestito perché siamo convinti che l’azienda possa ancora generare valore», dice Walter Ricciotti, ceo di Quadrivio.
Oggi Autry fa capo per il 58,5% a Style Capital (51%), con Quadrivio e altri investitori, e per il 41,5 % alla holding della famiglia Doro, Licomamamia. Ha un piano sui monomarca e sull’ecommerce. «Vogliamo aprire una trentina di negozi in tre anni — dice Benaglia, che in Autry è presidente esecutivo — . Quest’anno inauguriamo i primi monomarca: in aprile a Londra, in maggio nel Marais a Parigi, in settembre ancora a Parigi, poi Milano e Roma. In quattro mesi abbiamo aperto dieci shop in shop con un investimento nello sviluppo retail di 50 milioni: quattro alla Rinascente, due alle Galeries Lafayette, due a Le Beau Marché, due in Corea». Autry ha 70 dipendenti in Italia, dove sono il centro stile e i tecnici. Produce in Indonesia con un partner locale, ma per l’abbigliamento e gli accessori si appoggia a terzisti italiani. «Abbiamo una decina di fornitori di filiera made in Italy, in particolare nel Triveneto», dice Benaglia. Convinta che, col tempo, Autry possa arrivare a un miliardo di ricavi: «Pensiamo in grande»

Nuova app L’Economia. News, approfondimenti e l’assistente virtuale al tuo servizio.


17 febbraio 2025

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Microcredito

per le aziende

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link