«Quando si scrive un Piano urbanistico, bisogna essere sempre nelle condizioni di dire “no” a chi si aspetta soltanto dei sì. Ed è complicato garantire questo risultato se ci si affida a validi professionisti locali che con il proprio lavoro, legittimamente, rappresentano anche interessi privati». Non parla espressamente di conflitti di interessi, ma Carlo Salvemini punta subito il dito sulla scelta del sindaco Adriana Poli Bortone di dar vita ad una task force di esperti che, quando gli incarichi saranno formalizzati, avranno il compito di riscrivere il Pug a Lecce. Perché quello che l’Amministrazione Salvemini aveva adottato, poco prima di fare le valigie da Palazzo Carafa, nel novembre scorso è stato revocato proprio dall’attuale Giunta. Ieri Quotidiano ha reso noto i nomi dei sette professionisti, che hanno partecipato venerdì a un primo vertice. Si tratta dell’avvocato amministrativista Pietro Quinto, del docente universitario Pier Luigi Portaluri, degli architetti Totò Mininanni, Alfredo Foresta e Giovanni Cantatore e degli ingegneri Fausto Giancane e Vincenzo Gigli. Una notizia che ieri anche molti autorevoli esponenti del centrodestra hanno appreso dalla lettura del giornale e pare che, ovviamente, non l’abbiano presa bene.
«Non conosciamo il provvedimento annunciato, non c’è ancora, in un passaggio così importante, una dichiarazione ufficiale della sindaca con le spiegazioni delle sue scelte – premette Salvemini -. A me pare che sia la conferma di una navigazione a vista del governo della città. Prima c’è stata la presentazione dell’avviso sulla short list per individuare i professionisti a cui affidare il compito di revisionare il Pug a titolo gratuito, da lei rivendicato e censurato da tutti gli ordini professionali e poi impugnato al Tar. E ora abbiamo la definizione di un gruppo di lavoro scelto al di fuori dell’elenco dei curricula ricevuti e l’indicazione di consulenze professionali a pagamento».
Tutto parte dalla revoca del Pug dell’ex sindaco. «Revocare un Pug pronto per essere adottato e approvato – aggiunge Salvemini – perché accompagnato da tutti i pareri previsti, a valle di un grandissimo lavoro politico e tecnico, di un percorso di consultazione pubblica è un danno che si procura alla città perché la priva della possibilità di dotarsi, per questa consiliatura – ci tengo a precisarlo – di nuove regole di trasformazione sostenibili del proprio territorio, tenendola ferma ancora agli anni ‘90. Non è quello che serve al futuro di Lecce, a chi ci vive, a chi investe nella città, a chi ci lavora. Nel momento in cui apri il Pug, lo smonti e lo rimonti, lo strumento viene azzerato e significa tornare alla casella di partenza e riaprire tutto il percorso di coopianificazione con la Regione Puglia e poi attendere nuovi pareri dell’Autorità di bacino. Il che significa sprecare tutto questo lavoro». Per l’ex sindaco, c’era la possibilità di un percorso diverso: «Pur nella legittima iniziativa politica di un’Amministrazione di colore diverso, bastava assegnare al Consiglio comunale il compito che gli è proprio, cioè confrontarsi sul merito dei contenuti e modificarli dove necessario. Poi aprire subito dopo la fase di presentazione delle osservazioni da parte della cittadinanza e scrivere insieme il nuovo patto di governo del territorio. Questo sarebbe stato un percorso che non azzerava il lavoro svolto, che è della città, non dell’Amministrazione Salvemini. Nulla di tutto questo è stato fatto. E quindi resta uno spreco di lavoro, di tempo e di risorse pubbliche investite».
Sui professionisti selezionati, ma non ancora formalmente nominati, non esprime valutazioni. «Sono biografie note in città – ammette Salvemini -. Ma la pianificazione urbanistica non è un dopolavoro, un momento da sottrarre ai propri impegni quotidiani, cui riconoscere un gettone di presenza. È un impegno intellettuale e tecnico serissimo, che richiede studio, concentrazione, dedizione. Chi è che si occupa di tutto questo tra una riunione e l’altra della task force, quando i professionisti tornano ai propri impegni quotidiani? Il Pug non si scrive gratis, né con rimborsi spese, né con i gettoni e non può essere oggetto di comportamenti di favore di chi se ne occupa. Perché le regole della trasformazione urbana impongono la massima autonomia e libertà di chi si incarica di scriverle. Per tenere sempre al centro l’interesse pubblico, che non può mai essere la somma di legittimi interessi privati. Quando si scrive un Piano urbanistico, bisogna essere sempre nelle condizioni di dire “no” a chi si aspetta soltanto dei sì. Ed è complicato garantire questo risultato se ci si affida a validi professionisti locali che con il proprio lavoro, legittimamente, rappresentano anche interessi privati: proprietari di terreni, imprese edilizie, progettisti di comparti edili. Per noi il Politecnico di Milano e l’Università del Salento sono state una garanzia non solo di assoluta competenza tecnica, ma anche di autonomia e impermeabilità a possibili tentativi di influenze esterne».
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