Il 16 febbraio 2024, esattamente un anno fa, moriva Aleksej Navalny, un uomo che si è battuto fino alla sua morte per la libertà, la democrazia e contro la corruzione del regime autocratico di Putin. Esattamente ciò per cui si sta battendo il popolo ucraino, esattamente le ragioni per cui abbiamo deciso di sostenere la resistenza ucraina sin dal primo giorno dell’invasione russa. In nome di valori che finora l’occidente ha condiviso.
Donald Trump e JD Vance hanno rotto il fronte. Ci hanno fatto sapere che il sostegno all’Ucraina va pagato. Come un mercenario che va alla guerra in cambio di soldi, alla nuova amministrazione americana interessa quantificare i soldi spesi finora per difendere l’Ucraina, quelli che potrebbe spendere ancora e farsi dare qualcosa in cambio. E visto che l’Ucraina è una nazione povera, a maggior ragione dopo il conflitto, vanno bene anche le terre rare.
Nel frattempo Trump e Vance mettono su un tavolo per la pace, scavalcando a piè pari gli alleati storici europei e Volodymir Zelensky, chequando gli americani gli offrirono la fuga scelse invece di restare al fronte, con il suo popolo, per difendere la sua nazione. Un uomo che dà lezioni di patriottismo ai sovranisti e ai nazionalisti a chiacchiere. In tutto questo i “pacifisti” nostrani, quelli che scambiano la pace con la resa, esultano al nuovo Trump del peace and love, dicendo: «Finalmente! Cosa ci voleva?».
L’Europa ha le sue colpe per carità, non è mica colpa di Trump se Bruxelles si smuove soltanto quando esplode una crisi e torna a dormire quando appare risolta. Negli ultimi anni è accaduto quando è scoppiata la crisi finanziaria, poi quella sanitaria legata alla pandemia, poi la crisi energetica a seguito della guerra in Ucraina. E anche adesso l’Europa torna a svegliarsi dal suo letargo in preda al panico per un’altra crisi, quella politica: il secondo mandato di Trump come presidente degli Stati Uniti d’America.
Nonostante sia il primo a riconoscere le responsabilità dei capi di stato europei, nessuno può accettare che Vance, il vice presidente degli Stati Uniti, non certo un passante, venga a Monaco, allora terra del Terzo Reich, sbeffeggi l’Europa sproloquiando sulla democrazia e la libertà d’espressione, utilizzi la stessa propaganda di Putin, il mandante dell’omicidio Navalny e affermi addirittura che: «La libertà di parola in Europa è minacciata, e la censura è ben più pericolosa di Putin».
In cosa consisterebbe la crisi democratica dell’Europa? Nella mancanza di collaborazione con i neonazisti di Alternative für Deutschland, coloro che sollevano i temi che stanno a cuore a Vance e al presidente Trump: l’immigrazione di massa e la perdita dei valori. Ma di quali valori stiamo parlando? Quelli dell’internazionale sovranista, una sorta di grandissimo ossimoro che in nome della mondializzazione della politica avvicina Trump alla Cina e alla Russia e lo allontana sideralmente dai valori delle democrazie occidentali.
Vance va in Germania e fa campagna elettorale, incontra la leader di Afd, Alice Weidel, dopo aver sbeffeggiato Olaf Scholz e Friedrich Merz, come aveva già fatto Musk in diverse occasioni in altri paesi. E continueranno a farlo sempre di più, per due ragioni. Primo, perché gli Stati Uniti sono più forti se dividono l’Europa, secondo perché nella spartizione mondiale tra autocrati e (spero di sbagliarmi) aspiranti autocrati, l’Unione Europea, così come le istituzioni internazionali, sono un ingombro. E così la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, con la stessa arroganza di Vance, attacca il nostro Capo dello Stato, Sergio Mattarella, reo di aver detto una sacrosanta verità: l’invasione della Russia in Ucraina, somiglia tanto a quella del Terzo Reich.
All’improvviso gli Stati europei scoprono di non contare nulla nello scenario internazionale al punto da essere esclusi dalle trattative per il cessate il fuoco in una guerra scatenata sulla loro terra, lambendo confini di Stati appartenenti all’Ue e con ragioni legate alla volontà di un popolo di far parte dell’Unione. Speriamo nella reazione, nell’orgoglio europeo e speriamo che soprattutto, come tutte le altre volte, non sia solo un fuoco di paglia.
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