Pnrr, la Puglia in ritardo su progetti e pagamenti. Lecce avanti, male Bat

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L’Italia ha speso soltanto il 30,14% delle risorse del Pnrr. E la Puglia pare essere ancora più in difficoltà. È questa la triste immagine fotografata al 13 dicembre 2024 da Fondazione Openpolis che riprende i dati ufficiali di Italia Domani, il sito governativo che si occupa del Piano nazionale di ripresa e resilienza: quando manca sempre meno alla sua scadenza, fissata per la metà dell’anno prossimo, la spesa complessiva maturata ammonta a 58,6 miliardi di euro sui 194,4 miliardi disponibili.

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La percentuale del resto è molto simile a quella dei pagamenti effettuati per i singoli progetti, quasi 270mila quelli aperti e monitorati in tutta Italia, che si attesta al 29% – spiega Openpolis – a conferma di quanto finora emerso sui ritardi accumulati a tre anni e mezzo dall’approvazione del Piano, sottolineando in modo evidente come la messa a terra del Pnrr sia effettivamente molto complicata. Se i dati italiani non lasciano dormire sonni tranquilli, in Puglia la situazione pare essere ancora più pesante.

I dati

Tenendo come riferimento la data del 13 dicembre scorso, infatti, in regione sono stati effettuati pagamenti pari al 16% del denaro complessivamente a disposizione che ammonta, secondo le cifre elaborate e pubblicate da Openpolis, a 16,9 miliardi di euro, 11,8 dei quali derivanti direttamente dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e con i rimanenti 5,1 miliardi di euro provenienti da altri fondi collegati. Una percentuale che disegna scenari poco rassicuranti, se è vero che il lento procedere dei cantieri potrebbe presto tradursi nella impossibilità di completare lavori essenziali per la modernizzazione del territorio. Andando a scorrere ancora le cifre messe a disposizione da Italia Domani ed elaborate da Fondazione Openpolis, la provincia più avanti nei pagamenti effettuati è quella di Lecce con una percentuale del 15% sui 2,2 miliardi di euro disponibili. Segue Foggia che si attesta al 14% su 1,8 miliardi a disposizione, mentre al terzo posto con il 13% di pagamenti effettuati siedono assieme la Città Metropolitana di Bari (4,7 miliardi disponibili) e Brindisi (1,3 miliardi a disposizione). A chiudere la classifica, invece, arrivano Taranto, che non va oltre il 12% di pagamenti evasi con 2 miliardi di risorse, e la Bat, inchiodata alla soglia del 10%. Passando a leggere le statistiche dei pagamenti di progetti e cantieri Pnrr nei comuni più importanti, ancora, si nota come il più virtuoso sia Foggia con una percentuale del 21% di spesa coperta sui 480 milioni di euro disponibili, seguito da Lecce che si attesta al 20% sui 656 milioni a disposizione. A chiudere il podio è Andria con il 17%, con a ruota Barletta e Trani che si fermano al 16%, e ancora più indietro Bari che tocca il 12%. Più indietro Taranto che non va oltre il 9% e Brindisi con un poco lusinghiero 8%.

A lanciare l’allarme sulla incapacità di spesa degli stanziamenti del Pnrr da parte dell’Italia, del resto, era stata anche la Corte dei Conti in una relazione del 30 settembre scorso e resa pubblica sul finire dell’anno che ha rimarcato come all’epoca i fondi spesi ammontassero al 30% di quelli disponibili, ossia 57,7 miliardi di euro. La Corte ha evidenziato già alcuni mesi addietro come, a seguito di una ulteriore revisione del Piano, si fosse resa necessaria una ulteriore riprogrammazione della spesa. Di conseguenza, l’erogazione di una parte dei fondi inizialmente prevista per il 2024 era stata posticipata al biennio 2025/2026. La relazione della Corte dei Conti ha fornito ulteriori dati sulla spesa sostenuta, aggregati per missione e componente del Pnrr. Considerando la programmazione 2020/’24, sono gli investimenti contenuti nella Missione 3, dedicata alle Infrastrutture e alla Mobilità, quelli che hanno fatto registrare il tasso di avanzamento più elevato, ossia l’87% di fondi già erogati a fronte di quanto programmato. Dato che sale al 92% se si considerano gli investimenti ferroviari. È da rilevare però rilevare come, a livello complessivo, la spesa sostenuta rappresenti appena il 37% rispetto al totale delle risorse assegnate per questo tipo di interventi.

Il monito della Corte dei Conti resta dunque quello di accelerare sull’utilizzo delle risorse a disposizione, cercando di recuperare in qualche parte il ritardo sinora accumulato. Quella del Pnrr è una sfida che l’Italia non può permettersi di fallire o di non utilizzare al massimo delle possibilità offerte. Il tempo stringe e le modifiche annunciate dal governo Meloni per rendere ancora più efficaci e snelle le azioni di messa in atto del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza dovrebbero essere effettive in tempo. Intanto dopo che a gennaio l’Unione Europea ha confermato l’erogazione della sesta rata del Piano per un importo di 10 miliardi di euro, l’Italia ha già provveduto a inviare alla Commissione la richiesta di pagamento della settima che ammonta a oltre 21 miliardi di euro comprensivi della quota di anticipazione di poco superiore ai 2,7 miliardi di euro.

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