A un anno dalla strage di via Mariti, Firenze non dimentica
Gli infortuni sul lavoro nell’ultimo decennio hanno avuto numeri da guerra, una guerra da lavoro e sul lavoro: 17000 morti , circa 1 milione infortuni con lesioni gravi:mani, gambe, corpi immolati sull’altare del profitto. Nei primi 10 mesi del 2024 ci sono stati 890 morti sul lavoro, 2,5 % in più rispetto all’anno precedente
Il 16 febbraio 2024 la strage nel cantiere Esselunga di via Mariti: 5 morti, non 5 numeri ma 5 nomi che vogliamo ricordare: Mohamed Toukabri(54 anni), Mohamed El Farhane(24 anni), Taoufik Haidar(45 anni), Bouzekri Rahimi(56 anni), Luigi Coclite (60 anni).
Solo in questi giorni, dopo un anno, compaiono i primi indagati, con il sequestro di Rdb ITA azienda costruttrice della trave che ha ceduto e schiacciato i lavoratori, e avviso di garanzia a 3 figure apicali della stessa, oltre al dirigente dei lavori strutturali, attribuendo alle caratteristiche della trave il fattore determinante la strage.
Non pensiamo si possa limitarci a questo ma occorre approfondire le responsabilità dei datori di lavoro delle imprese affidatarie e della committenza dell’opera. Quello che emerge dalle testimonianze rese pubbliche è anche la pressione della committenza per accelerare i lavori e consegnare l’edificio in tempi brevissimi: l’urgenza di aprire l’ennesimo e inutile centro commerciale, a brevissima distanza da tanti altri in un’area, quella dell’ex panificio militare, di demanio pubblico, che già da tempo il quartiere chiedeva fosse destinato a uso pubblico e invece e’ stata svenduta al privato di turno per il profitto di pochi a danno della collettività.
Anche in questa strage emerge la giungla di appalti e subappalti:emerge che quella mattina almeno 3 ditte diverse stavano lavorando sopra e sotto la trave collassata, che addirittura 4 degli operai morti risultavano dipendenti di una ditta, la Maifredi spa di Brescia ma “prestati” con distacco alla ditta Go Costruzioni di Villongo (Bergamo).
In questa catena di appalti e subappalti può essere garantito il rispetto delle norme di sicurezza? Innanzitutto chi dovrebbe controllare, come ad es. gli organi pubblici addetti a questo, non hanno personale sufficiente dopo anni di tagli e blocco assunzioni che ha interessato tutto il settore sanitario e anche quello della prevenzione sui luoghi di lavoro, che si trova con il 50% di personale in meno (da 5000 nel 2008 a 2500 ora), con interventi spesso basati su verifiche documentali che rendono la verifica della sicurezza sul luogo di lavoro un atto burocratico.
Anche la legislazione introdotta negli anni 90 per quanto non completamente soddisfacente, è andata via via modificandosi perdendo efficacia: la capacità dei lavoratori di autotutelarsi, introdotta con la 626/94 con la figura del RLS, si è andata nel tempo annullandosi, imbrigliando questa figura sempre più legge dopo legge.
Le aziende dovrebbero fare dei corsi di formazione/informazione sui rischi lavorativi individuati nel D.V.R., dovrebbero redigere il DUVRI (documento dei rischi da interferenze) con tutte le ditte che operano, per individuare le interferenze tra i vari lavoratori degli appalti e descrivere come vanno gestite; essendo un documento ‘dinamico’ tutte le volte che si inserisce una nuova ditta va’ aggiornato ma in realtà spesso vengono date informazioni cartacee che i lavoratori devono firmare talvolta anche senza comprenderle, dato che spesso non parlano italiano nonostante ci sia l’obbligo che i lavoratori comprendano quello che c’è scritto: i corsi alle aziende costano!
Ci si è preoccupati non tanto di far rispettare la legge, punendo con multe e altro le aziende che non la rispettavano, ma è stata scelta la strada di premiare con finanziamenti quelle aziende che invece si comportavano bene con la patente a crediti rilasciata per autocertificazioni; con il decreto 103 del luglio 2024 si è introdotto l’obbligo del preavviso per i controlli relativi alla sicurezza: un’ispezione annunciata per far trovare tutto in regola.
Si è introdotta la responsabilità del lavoratore, eliminando quella del datore di lavoro, portando a credere che tante delle stragi e infortuni sono causate dall’errore umano.
E nella catena di appalti e subappalti la committenza esce sempre pulita e fuori da ogni responsabilità: in questo caso Esselunga.
E’ necessaria una netta inversione di rotta per diminuire gli infortuni sul lavoro: spezzare la catena degli appalti, diminuire carichi e ritmi di lavoro, lottare per cambiare tutti gli aspetti peggiorativi nella legislazione attuale sulla sicurezza del lavoro, ristabilire l’indipendenza degli RLS, costringere a fare assunzioni di personale negli organi di vigilanza.
E per la strage del cantiere Esselunga di via Mariti, dopo un anno di estenuante convivenza con l’ecomostro della morte, il quartiere chiede la revisione totale del progetto e la destinazione dell’area a parco pubblico intitolato alle vittime del lavoro in un quartiere attanagliato da una sempre più asfissiante cementificazione che provoca fra l’altro sempre più i rischi alluvioni, come stiamo vedendo ogni giorno.
Basta opere inutili, le nostre vite valgono più dei vostri profitti.
Cub Firenze
Servizio di RADIO ONDA D’URTO SULLA MANIFESTAZIONE del 16 febbraio a Firenze
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link