Dopo l’episodio di ieri in via D’Annunzio, il primo cittadino Trantino scrive un lungo post nel quale stigmatizza l’episodio occorso all’agente: “La città non è mia; ma di sicuro non è di chi crede che le norme si interpretano a proprio uso e consumo”
Un vigile urbano, ultrasessantenne, si è accasciato ieri sera al suolo per un infarto al miocardio dopo che aveva multato delle auto in sosta in via Gabriele D’Annunzio a Catania mentre gli automobilisti sanzionati protestavano. Un episodio che ha portato, in piena notte, il sindaco di Catania Enrico Trantino a pubblicare un commento sull’accaduto sul suo profilo Facebook. Nel quale, rivolto ai cittadini incivili, dice: “Prendetevela con me, ma nessuno si permetta di agire, anche solo lamentandosi, con chi ha il solo torto di consentire il rispetto di elementari regole di convivenza civile”. All’agente, le cui condizioni sono critiche, rivolge invece una preghiera. Di seguito il testo completo.
Ieri sera alcune pattuglie stavano effettuando controlli di viabilità e regolarità soste in via Gabriele D’Annunzio. Stavano eseguendo quanto chiesto loro, nell’ambito di una crescente attività di contrasto all’anarchia di molti cittadini, che interpretano le regole a proprio piacimento, credendo che la sosta di pochi minuti legittimi doppie file e caos lungo le strade. A un certo momento alcuno di questi utenti hanno sollecitato i componenti delle pattuglie a dare loro spiegazioni. Chiariamo, nessun’azione aggressiva o minacciosa; ma dovere affrontare il commerciante che se la prende “con il sindaco e l’assessore” perché si sono messi in testa di cambiare le abitudini ai catanesi, o la signora contravvenzionata dire “adesso vi metto su Tik Tok”, ormai diventato strumento di vendette private tra chi vive di insulti e attacchi scomposti, ha provocato un infarto a un nostro agente, che adesso combatte la sua batttaglia per rimanere in vita.
La città non è mia; ma di sicuro non è di chi crede che le norme si interpretano a proprio uso e consumo. Io ho il dovere di garantire a chi desidererebbe vivere in una città normale, di poterlo fare.
Prendetevela con me, ma nessuno si permetta di agire, anche solo lamentandosi, con chi ha il solo torto di consentire il rispetto di elementari regole di convivenza civile. Chi ritiene di avere ragione ha gli strumenti giuridici per opporsi; ma non pensate che il “sì è fatto sempre così” diventi alibi o scusante.
Saremo sempre più inflessibili nella convinzione che l’ordine diventi l’ingrediente per vivere tutti meglio; e sono certo che chi si risente per una contravvenzione, spesso – se non sempre – sia chi poi recrimina, perché nella nostra città ognuno fa quello che vuole. Secondo un ossequio a intermittenza che vuole che vengano pretesi i propri diritti, nell’indifferenza a quelli degli altri e al rispetto dei doveri.
Abbiamo bisogno di uno scatto di maturità che ci faccia comprendere che la nostra libertà non può comprimere quella degli altri. Solo così saremo comunità, e non abitanti di una giungla.
Prego per il nostro agente. E ringrazio lui e tutti i suoi colleghi che so non arretreranno dinanzi a chi inveisce, perché deve parcheggiare liberamente entro tre metri dal luogo in cui si deve recare.
Ai catanesi chiedo solo di fare quello che fanno sempre quando si recano in una qualunque altra città, per poi dire “che meraviglia, qui tutti rispettano le regole”.
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