Sabato 22 febbraio, alle 15:00, partirà da piazza Garibaldi il corteo regionale promosso dalla “Rete No DDL Sicurezza” al quale ha aderito la CGIL Napoli e Campania. Di seguito l’appello degli organizzatori con le motivazioni della mobilitazione.
Ci muoviamo in una fase storica in cui sono posti in contrapposizione due modelli di società, a dispetto di chi aveva – erroneamente – creduto che il tempo delle polarizzazioni in politico fosse finito: da una parte c’è l’onda nera, con Donald Trump in testa che ha abbattuto ogni limite del ‘tollerabile’ anche nel dibattito pubblico, dichiarando non più tardi di ieri di voler “acquistare Gaza” per impedire fisicamente il ritorno dei palestinesi. Al fianco del tycoon, Elon Musk fa del diritto internazionale carta straccia foraggiando opzioni neo-fasciste in tutto il mondo, a cominciare dalla Germania con Alternative fur Deutschland.
Dall’altro lato, ci siamo noi: le comunità. Ci siamo in chiara opposizione ai nuovi fascismi con l’high-tech – che sono poi in realtà la forma più avanzata e micidiale del capitalismo avanzato e non la grottesca imitazione di un passato che credevamo irripetibile (ci troviamo piuttosto dinanzi ad una mostruosa evoluzione).
Le comunità che in questi anni si sono battute contro devastazione ambientale e crisi climatica, le comunità che hanno lottato contro emergenza abitativa e povertà, le comunità che hanno fatto proprie le battaglie contro “l’autodistruzione” di Napoli battendosi per dei piani non emergenziali e che si ponessero in ascolto nei confronti dei territori per parlare di politiche sociali, educative, atte a rendere migliori le vite delle persone.
Le nostre comunità parlano ad un mondo larghissimo che crediamo – mai come oggi – che debba superare i confini dell’attivismo e della militanza così come li abbiamo conosciuti nel corso degli anni.
Credere che il ddl 1660, le zone rosse e il proseguimento – ideale e legislativo – del decreto Caivano colpiscano i soli soggetti già politicizzati e attivi nelle piazze, nelle strade è per noi una miopia inaccettabile: questi provvedimenti sono il manifesto ideologico della destra di governo capeggiata da Giorgia Meloni: non è con questi provvedimenti che “finisce” la trasformazione che l’attuale esecutivo vuole imporre al paese: crediamo che sia con questi provvedimenti che il governo voglia aprirsi la strada per garantirsi una più complessiva svolta autoritaria.
Sappiamo di stare combattendo con un nemico potente: Giorgia Meloni è in questo momento l’avanguardia delle destre d’Europa, fa da ponte con l’America di Donald Trump in un quadro internazionale in cui Orbàn, Milei e chi a loro somiglia gode di ampi margini di consenso.
Non crediamo però di doverci scoraggiare, anzi: siamo convinti e siamo convinte che incrociando percorsi di lotta – senza produrne la sommatoria ma ambendo ad un reale intrecciarsi delle battaglie – e soprattutto allargando il bacino di interlocuzione all’interno della società sia possibile sconfiggere questi nostri nuovi nemici.
Per ottemperare a questo obiettivo bisogna innanzitutto smettere di rincorrere la maggioranza sui propri temi: crediamo fortemente che sia arrivato il momento di imporre noi un ordine del discorso, anche e soprattutto archiviando definitivamente la questione dell’efficienza come critica al centro-destra: rispetto ai centri in Albania infatti, crediamo che il tema non sia che “non funzionino”, che “ospitino poche persone”, che “sono un fallimento”. I centri in Albania per noi vanno smantellati perché è disumano pensare di deportare centinaia, migliaia di persone che arrivando via mare o vivendo già nel nostro paese provano a strappare con le unghie e con i denti una vita migliore di quella che si stanno lasciando alle spalle.
Crediamo inoltre che sia fondamentale che le amministrazioni delle piccole e grandi città che ambiscono a costruire parte del proprio immaginario sull’opposizione all’attuale esecutivo debbano agire di conseguenza. Essere contro Meloni e camerati vuol dire innanzitutto essere contro zone rosse, taser, perpetuazione della violenza istituzionale per continuare a relegare nel margine chi nel margine c’è già. A Scampia, a Quarticciolo abbiamo imparato il significato delle parole rinascita, riscatto, dignità. Saranno queste le nostre stelle polari nella lotta inarrestabile che condurremo contro i “provvedimenti-manifesto” di una destra autoritaria, liberticida.
Il consiglio d’Europa e tante istituzioni internazionali, anche a seguito della Carovana di “A pieno regime” che ha raggiunto Bruxelles per lanciare il “caso Italia” hanno ritenuto di mettere sotto osservazione l’Italia già mentre il ddl 1660 è ancora al vaglio della Camere; elementi questi non trascurabili e che ci impongono di FARE PRESTO per fermare, con ogni mezzo necessario, l’approvazione del decreto paura alle camere e l’avanzata dell’onda nera nella società.
Non vogliamo una sicurezza fatta di propaganda e repressione. Vogliamo una sicurezza di vivere una vita dignitosa a partire dai salari e dal diritto all’abitare. Una sicurezza che punti alla bonifica dei territori inquinati ed alla difesa del nostro diritto alla salute. Una sicurezza nel vero contrasto alla criminalità, alla camorra e alle mafie. Una sicurezza fatta di Welfare che non lascia indietro nessuno. Una sicurezza sul lavoro e quella di un lavoro stabile. Ad oggi, di questa vera sicurezza, non se ne vuole parlare.
Per questo e per moltissime altre ragioni che non possiamo di certo sintetizzare in un solo appello, invitiamo tutte e tutti a scendere in piazza sabato 22 febbraio alle 15.00 a piazza Garibaldi per mettere insieme quel mondo, largo ma determinato, contro quel capitalismo che con una possente cane da guardia vuole stravolgere il mondo per rimodellarlo – dopo la definitiva archiviazione di quei liberali trasformatisi in realisti negli ultimi anni, come Macron e Scholz – a sua immagine e somiglianza.
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