Emilia-Romagna, il presidente degli industriali Caiumi e ritocco dell’Irap deciso dalla Regione: «Gli aumenti sono un problema ma erano indispensabili»

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di
Francesco Rosano

Il presidente di Confindustria Emilia Area Centro dopo i rincari annunciati dal governatore de Pascale: «Bisogna vedere quali sono i rovesci della medaglia. Il 2025? Sarà un anno complesso»

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Gli aumenti delle imposte «sono sempre un problema», ma a volte possono essere «indispensabili». Confindustria Emilia Area Centro non si iscrive al partito dei malpancisti che ha alzato gli scudi contro gli aumenti previsti dal bilancio della Regione annunciato la scorsa settimana del presidente dell’Emilia-Romagna, Michele de Pascale. Il governatore dem intanto assicura che gli incontri con le parti sociali «erano già iniziati e proseguono in questi giorni». E torna a puntare il dito contro i tagli di Roma: «La verità è che una serie di manovre a livello nazionale si sono finanziate con tagli agli enti locali e agli enti territoriali — lamenta de Pascale — e poi ci si lamenta se questi ultimi sono costretti a fare cose che il governo non fa». Irpef, ticket, Irap, bollo auto. È lunga la lista di aumenti — «in difesa della sanità» ha sottolineato la Regione — annunciati la scorsa settimana da Viale Aldo Moro con una conferenza stampa che ha fatto infuriare per primi i sindacati confederali. Cgil, Cisl e Uil Emilia-Romagna ne hanno fatto una questione sia di forma («un’uscita che giudichiamo sbagliata e irrispettosa di un confronto con le parti sociali»), che di sostanza («I soldi vanno presi prima di tutto dalle tasche di chi ne ha di più»). Le associazioni di categoria non sono state più tenere: Confesercenti venerdì ha espresso «grande preoccupazione per l’impatto che le misure proposte potranno avere soprattutto sulla classe media», Cna sabato ha denunciato che «le piccole imprese subiranno un ulteriore aggravio fiscale che rischia di compromettere investimenti e occupazione».

Gli aumenti delle tasse regionali

L’associazione degli industriali si è presa qualche giorno in più di tempo per dire la sua. Oltre agli aumenti generali sulle altre imposte, a partire dall’Irpef, è soprattutto l’Irap sulle attività produttive a toccare direttamente le imprese: l’aliquota base oggi è pari al 3,9%, dal 2026 scatterà una maggiorazione omogenea dello 0,3% con l’obiettivo di arrivare un gettito di circa 100 milioni di euro. Una prospettiva di fronte a cui sembra esserci tra le imprese una pragmatica rassegnazione. «Gli aumenti naturalmente sono sempre un problema, bisogna però vedere quali sono i rovesci della medaglia, cosa ci porta o quali sono gli effetti di questi problemi. Sono cose che vengono da lontano, neanche così lontano, ma probabilmente per il bilancio sano del governo regionale era indispensabile», allarga le braccia il presidente di Confindustria Emilia Area Centro, Valter Caiumi, a margine dell’evento di ieri in via San Domenico per parlare di intelligenza artificiale e presentare il nuovo accordo tra Bologna e l’Università della Virginia. Il 2025 sarà «un anno complesso, che metterà a dura prova le imprese. Ma guidando Confindustria Emilia da tempo — conclude Caiumi — so che ha una capacità di reazione veramente straordinaria, derivata dal fatto che abbiamo una presenza nel mondo unica e che le nostre imprese sanno reagire».




















































De Pascale difende la sua manovra

«Graziato» da Confindustria, che lo ha ospitato al convegno organizzato ieri mattina insieme a Romano Prodi e al sindaco Matteo Lepore, il governatore Michele de Pascale difende le scelte (impopolari) della manovra regionale. «Non so se nella storia dell’umanità l’incremento di una tariffa o di un’imposta sia mai stato accolto con entusiasmo…», allarga le braccia il presidente, invitando a guarda il quadro d’insieme. «Ci sono centinaia di Comuni di tutti i colori politici e diverse Regioni, anche in momenti diversi della loro vita istituzionale, che nell’ultimo periodo hanno annunciato revisioni di aliquote e di tariffe», sottolinea de Pascale, per cui il malcontento andrebbe piuttosto indirizzato vero Roma. «Se il governo riduce leggermente un’aliquota e la paga con un taglio agli enti locali, poi questi ultimi sono costretti» a ritoccare le proprie imposte, aggiunge il governatore dem, che rivendica ancora una volta la «scelta politica» dietro gli aumenti. «Sono 15 anni che parliamo tutti di carenza di risorse sulla non autosufficienza. Intanto l’età media aumenta, il numero di anziani non autosufficienti anche e le risorse sono ferme. Se la non autosufficienza, la tutela delle persone con disabilità e le fragilità degli anziani sono una priorità — conclude de Pascale — questa scelta va fatta».

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