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di Chiara Fabrizi
In assenza di un piano paesaggistico regionale e con una montagna di richieste autorizzative per installare pale eoliche e pannelli fotovoltaici, la Regione prova ad accelerare sulla legge per le cosiddette aree idonee ad accoglierli. E lo fa bussando alla porta dei sindaci, chiamati formalmente a contribuire «a un’indagine conoscitiva» dall’assessore all’ambiente Thomas De Luca. I primi cittadini, però, nelle ultime ore hanno chiesto più tempo alla Regione. «Lo daremo, ma – dice De Luca a Umbria24 – ribadiscono la volontà e necessità di procedere con la massima speditezza».
Ad aprire la delicata partita è stata la lettera che De Luca lo scorso 10 febbraio ha inviato ai sindaci e in cui viene evidenziato «l’assoluto e improrogabile bisogno di realizzare impianti a fonti rinnovabili, non per rispondere a necessità speculative di sfruttamento del territorio, ma per l’autoconsumo della nostra comunità regionale». Dopodiché l’assessore agli amministratori comunali ha manifestato la volontà di voler «affrontare con la massima velocità l’approvazione della nuova legge sulle aree idonee», ricordandogli «che avrebbe dovuto essere approvata prima della scadenza della passata legislatura, ma su cui non era stata sviluppata neanche una proposta istruttoria definitiva. Abbiamo trovato – scrive ai sindaci l’assessore – un cassetto vuoto».
Le coordinate le dette il decreto ministeriale del 21 giugno 2024, che considera non idonee le superfici e le aree ricomprese nel perimetro dei beni culturali, ma anche di immobili, ville, giardini e parchi di notevole interesse pubblico, prevedendo contestualmente la possibilità per le «Regione di individuare come non idonee le superfici e le aree che sono ricomprese nel perimetro di altri beni sottoposti a tutela» e pure di «stabilire una fascia di rispetto dal perimetro dei beni sottoposti a tutela di ampiezza differenziata a seconda della tipologia di impianto fino a un massimo di 7 km». Da qui la richiesta dell’assessore che ha sollecitato i sindaci a inviare entro il 28 febbraio «proposte e indicazioni di tutela di beni presenti nel territorio sia per quelli già individuati» dal Dm «sia per quelli ulteriormente da inserire», oltre a «proposte e indicazioni su potenziali aree idonee ulteriori rispetto a quelle già definite dalla normativa nazionale».
Nelle ultime ore, però, è stato il presidente di Anci Umbria, il sindaco di Montecchio Federico Gori, a chiedere formalmente «una congrua proroga del termine, pur consapevoli delle ristrette tempistiche», dicendosi pronto a mettere a disposizione i tecnici di Anci Umbria Prociv per «supportare Comuni e Regione nella mappatura delle aree non idonee». Nella risposta di Ansi i sindaci riconoscono «la possibilità del Comune di essere decisore principale nell’individuazione delle aree in cui non installare impianti al fine di creare il minor impatto possibile sul territorio», ma «tale percorso – si legge nel documento firmato da Gori – necessita di appropriati approfondimenti e anche dell’utilizzo di competenze specifiche che richiedono tempistiche necessarie per una programmazione equilibrata del territorio».
Ed è in questo che De Luca martedì mattina a Umbria24 ha garantito che «sarà riconosciuto più tempo ai Comuni per fare le loro valutazioni, ma dobbiamo e vogliamo procedere con la massima velocità alla preadozione di questa legge, che rappresenta l’unico strumento che possiamo adottare nel breve periodo per evitare che ogni criticità rilevante all’interno delle richieste autorizzative degli impianti finisca automaticamente con un’approvazione» da parte del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Il caso più recente è il maxi impianto di fotovoltaico nella terra del Sagrantino, «ma l’ultima ricognizione sulle pale, che ormai risale a un paio di settimane fa, segnava richieste per installarne 190». L’assessore ha quindi spiegato che «la preadozione della legge, che vogliamo centrare al più presto, aprirà la fase di consultazione, quando tutti avranno modo di intervenire, perché è evidente che ci sono interessi contrapposti, a fronte dei quali il nostro obiettivo è costruire una sintesi, avendo chiaro l’obiettivo dei 1.700 megawatt di potenza nominale da installare, ma serve ponderazione e pure velocità, perché l’Umbria è totalmente scoperta non disponendo di strumenti che altre Regioni hanno, come il piano paesaggistico o il programma strategico che hanno una gestazione più lunga».
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