ROVIGO – La provincia di Rovigo conta le aziende più grandi della regione ed è il granaio del Veneto: detiene, infatti, la leadership regionale nella coltivazione di frumento, mais, soia, barbabietola da zucchero. Un’agricoltura ben sviluppata e moderna, ma ma incentrata su colture che in questo momento sono in sofferenza a causa del basso valore aggiunto. Perciò bisogna diversificare e investire maggiormente nell’irrigazione, dato che i terreni soffrono la risalita del cuneo salino e che solo la metà del territorio è irrigata.
E’ il quadro emerso oggi nel convegno promosso da Confagricoltura Rovigo, nella sede del Consorzio di Bonifica Adige Po, per capire quale sviluppo agroalimentare può esserci per il Polesine. Un territorio che presenta notevoli potenzialità, secondo i dati presentati da Veneto Agricoltura, considerato che la dimensione media delle 5.187 realtà territoriali è di 21,3 ettari, superiore alla media delle altre province venete. La superficie totale coltivata è di 127.822 ettari: la seconda della regione dopo Verona.
Sulle potenzialità dell’agricoltura polesana si è espressa in apertura Valeria Cittadin, sindaco di Rovigo: “Molti giovani sono stati premiati per le loro produzioni d’eccellenza. Come Comune vogliamo sostenere questa volontà di affermazione identitaria e di riscatto: istituiremo un tavolo verde, che si concentrerà sulle peculiarità e sulle opportunità dell’agricoltura polesana”. Cristiano Corazzari, assessore regionale al Territorio, ha ricordato le sfide sempre più complesse legate alle politiche europee e al contesto internazionale: “Si sta finalmente comprendendo che la sostenibilità ambientale deve essere coniugata alla sostenibilità economica. Solo un settore agricolo in salute e forte può garantire la manutenzione del territorio e il benessere della comunità”. Un concetto ribadito dal senatore Bartolomeo Amidei: “Dobbiamo mettercela tutto perche la nostra terra e il nostro lavoro sia dignitoso anche dal punto di vista economico”.
Lauro Ballani, presidente di Confagricoltura Rovigo, ha chiarito che l’agricoltura sta cambiando rapidamente: “Nei prossimi anni vedremo nuove macchine che cambieranno drasticamente le tecniche agronomiche. Anche i cambiamenti climatici ci costringeranno a trovare sistemi efficaci per proteggere le colture. Le aziende vedono un futuro incerto, tra costi alti, prezzi bassi e tanta burocrazia: servono risposte e strategie all’altezza delle sfide che ci attendono”. Massimiliano Giansanti, presidente nazionale di Confagricoltura, ha aggiunto: “Stiamo vivendo una situazione difficile, preceduta da tanti segnali d’allarme lanciati con la nuova Pac. Le scelte europee degli ultimi anni sono state disastrose, basti vedere come oggi ci tocchi competere ad armi impari con la soia argentina e il frumento ucraino. Dobbiamo lavorare con le istituzioni nel ridefinire un piano strategico di medio e lungo periodo, nell’attesa di una nuova Pac che sia più equa e meno penalizzante per gli agricoltori”.
Ma quali sono le risposte possibili? I dati di Veneto Agricoltura, presentati da Alessandra Liviero, parlano chiaro; in Polesine il 54,2% dei campi è coltivato a cereali (69.260 ettari) e il resto suddiviso tra barbabietole, soia e foraggio, con una piccolissima porzione dedicata agli ortaggi. I maggiori investimenti avvengono nella meccanizzazione, ma il grado di informatizzazione è ancora basso. Le maggiori attività connesse sono il lavoro per conto terzi (28%), la produzione di energia rinnovabile (22%) e l’agriturismo (13%). Le superfici non irrigue sono la maggior parte in Polesine: il 53,4% contro il 46,6% di irrigue. Quindi: bisogna diversificare e investire di più, soprattutto in irrigazione ma anche in infrastrutture, per favorire lo sviluppo in altri comparti produttivi o una maggiore redditività.
Servono anche modelli innovativi di organizzazione aziendale e di individuare strumenti per compiere il salto di qualità, conquistando fette di mercato. Questo il sunto della tavola rotonda alla quale hanno preso parte Antonio Boschetti, direttore dell’Informatore Agrario, Franco Contarin, dell’area agricoltura e marketing territoriale della Regione Veneto; Maria Chiara Ferrarese, direttore dell’organismo di certificazione Csqa; Gianluca Fregolent, dirigente di Avepa, l’Agenzia Veneta per i pagamenti;e Samuele Trestini, del dipartimento territorio e sistemi agroforestali dell’Università di Padova. Più innovazione e qualificazione, che deve attuare politiche Ue meno ideologiche e più pragmatiche e flessibili a sostegno delle aziende.
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