«La Lega ai gazebo per la pace fiscale»

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L’Agenzia delle entrate mette a segno il recupero da evasione fiscale «più alto di sempre»: incassati 26,3 miliardi, che salgono a 33,4 con le entrate erariali. Meloni: «Numeri record anche merito del governo». Ma calano le entrate della rottamazione quater, mentre Salvini rilancia la “pace fiscale”: «A marzo in piazza per i contribuenti onesti»

Un aumento delle somme versate spontaneamente dai cittadini, con il gettito relativo ai principali tributi gestiti dall’Agenzia delle entrate che ha raggiunto i 587 miliardi di euro (+8 per cento rispetto al 2023). Una crescita ormai «strutturale» che va di pari passo con i 26,3 miliardi confluiti nelle casse dello stato grazie all’attività di recupero dell’evasione fiscale: 1,6 miliardi in più rispetto a due anni fa, che salgono a 33,4 miliardi con gli introiti non erariali.

Sono alcuni dei dati mostrati dal direttore dell’Agenzia delle entrate Vincenzo Carbone durante la presentazione dei risultati raggiunti nel 2024. Cifre record subito rivendicate dalla premier Giorgia Meloni, che ha parlato di «una buona notizia sul lavoro del governo» e di «una somma mai raggiunta nella storia della nazione»: «Sono risultati ottenuti grazie al lavoro dell’Agenzia, ma anche a specifiche norme introdotte da noi», ha detto la presidente del Consiglio, che ha citato le misure contro le partite Iva “apri e chiudi” che «riguardavano soprattutto gli extracomunitari».

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In realtà i dati positivi di oggi, che si inseriscono in una tendenza consolidata da anni, sono dovuti in buona parte alla digitalizzazione di processi e procedure, al di là della volontà politica del momento. A fine dicembre proprio Carbone ha sostituito il dimissionario Ernesto Maria Ruffini, che aveva lasciato in polemica con il governo: «È cambiato il clima, ora la lotta all’evasione sembra una colpa. Non era mai successo di vedere pubblici funzionari additati come estorsori di un “pizzo di stato”», aveva detto in un’intervista al Corriere.

«Un fisco amico»

All’evento di oggi ha preso parte il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, regista della riforma fiscale, mentre era assente il titolare dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Un forfait per il quale si sono ipotizzate ragioni politiche, facendo leva sulle differenze di vedute tra il ministro (leghista) e il suo vice (di FdI). In realtà ieri e oggi Giorgetti è impegnato a Bruxelles per le riunioni dell’Eurogruppo e dell’Ecofin. Nel suo videomessaggio il ministro ha dedicato poche parole alla lotta all’evasione: «Confermo l’impegno del governo per garantire un sistema fiscale certo, trasparente e semplificato», ha detto.

Leo ha parlato di un clima collaborativo tra il governo e l’Agenzia delle entrate: «Abbiamo coniugato le attività di contrasto all’evasione con le misure contenute nella riforma: certezza del diritto, semplificazione del sistema, lotta all’evasione attraverso il dialogo con i contribuenti e riduzione della pressione fiscale». Sul concordato preventivo biennale – il cui fallimento è stato certificato anche dai commercialisti, secondo cui le adesioni sono state solo 750mila – Leo se l’è cavata definendolo «un esperimento al suo primo anno fatto in tempi molto stretti».

Povere sanatorie

In base ai dati presentati oggi, i 26,3 miliardi di recupero dell’evasione provengono principalmente da «attività ordinarie», che hanno fatto incassare 22,8 miliardi: di questi, 12,6 sono stati versati dai contribuenti dopo aver ricevuto un atto dell’Agenzia, 5,7 a seguito di una cartella esattoriale e 4,5 sono frutto delle attività di promozione della compliance. Gli altri 3,5 miliardi arrivano dalle sanatorie: definizione di liti pendenti (200 milioni), pace fiscale (100 milioni) e rottamazioni (3,2 miliardi), con un calo del 30 per cento rispetto al 2023. In particolare, dalle rottamazioni di due anni fa erano entrati 4,3 miliardi.

Risultati positivi sono arrivati anche dalle attività antifrode svolte dal fisco: attraverso analisi di rischio e controlli preventivi, nel 2024 l’Agenzia delle entrate ha assicurato minori spese a carico del bilancio dello stato per 5,8 miliardi di euro tra crediti fittizi, indebite compensazioni e rimborsi Iva non spettanti. Inoltre, in attuazione delle norme introdotte per contrastare il fenomeno delle attività “apri e chiudi”, l’Agenzia ne ha cessate d’ufficio quasi 6mila.

Gazebo di governo

I numeri della lotta all’evasione arrivano nei giorni in cui il vicepremier Matteo Salvini ha rilanciato l’idea di una nuova rottamazione delle cartelle. Il leader della Lega vorrebbe una rottamazione quinquies che permetta ai contribuenti di mettersi in regola, pagando un massimo di 120 rate mensili senza interessi e sanzioni, rispetto ai debiti accumulati fino a dicembre 2023. Sono già due i ddl depositati alla Camera e al Senato, mentre il decreto Milleproroghe – ora a Montecitorio per il via libera definitivo – prevede la riapertura dei termini della rottamazione quater per chi non è in regola con i pagamenti.

L’ipotesi di un’altra sanatoria sta incontrando l’opposizione di Fratelli d’Italia e di Forza Italia, che invece punta sul taglio dell’aliquota Irpef intermedia dal 35 al 33 per cento. «Una mancetta», per usare le parole di Salvini. Per fare pressione sugli alleati, oggi il leader della Lega ha annunciato che l’8 e il 9 marzo il suo partito sarà in piazza «per la rottamazione delle cartelle per i contribuenti in buonafede e per contestare l’europatrimoniale voluta dalla sinistra». Ma già domani è prevista una riunione operativa del Carroccio che avrà all’ordine del giorno la “pace fiscale”.

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