la risposta dell’Europa a Trump

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 


Le origini del carbon pricing: l’EU Emission Trading System

L’Unione Europea ha da tempo riconosciuto la necessità di ridurre le emissioni di gas serra per affrontare la crisi climatica, con l’attuale obiettivo, stabilito a fine 2019, di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. In quest’ottica, già dal 2005, l’UE ha implementato il Sistema di Scambio delle Quote di Emissione (EU ETS). Questo sistema, il primo mercato delle emissioni a livello europeo, funziona con un meccanismo cap-and-trade. Le aziende acquistano tramite asta delle quote di emissione, dove ogni quota rappresenta il permesso a emettere una tonnellata di CO2. Le aziende possono poi vendere sul mercato le quote che non hanno usato. Inoltre, le aziende dei settori in cui è difficile ridurre le emissioni ricevono quote gratuitamente, pari al proprio fabbisogno.

L’EU ETS ha ispirato diversi altri paesi nel mondo ad adottare strumenti simili per regolamentare le proprie emissioni. Tra questi, spiccano la Cina, che ha implementato il proprio sistema di scambio delle emissioni nel 2021, ma anche il Canada, la Corea del Sud e diversi paesi sudamericani, che hanno introdotto politiche di carbon pricing. Questo temine include anche politiche di tassazione carbonica decise dai governi nazionali, senza la creazione di un mercato delle emissioni, i quali tassano direttamente il livello di emissioni generato per la produzione di un certo bene in un dato paese.

CBAM è una risposta alle criticità di EU ETS

L’EU ETS riguarda esclusivamente le emissioni prodotte all’interno dell’Unione Europea. Questo significa che le aziende europee sono soggette a costi legati alle emissioni prodotte che i concorrenti internazionali in molti casi non devono sostenere, oppure sostengono in misura minore. Per proteggere le industrie europee più esposte alla concorrenza estera — in particolare i settori hard-to-abate, ovvero quelli in cui è più difficile il processo di decarbonizzazione — molte di queste aziende ricevono ancora quote di emissione gratuite. Questo approccio, sebbene protegga le industrie europee, riduce l’efficacia del sistema ETS nel promuovere la riduzione delle emissioni, poiché diminuisce l’incentivo economico a decarbonizzare.
Sono infatti numerosi i paesi nel mondo che non tassano le loro emissioni, come gli Stati Uniti e le nazioni della Penisola Arabica. Molti di questi paesi esportano considerevolmente in Unione Europea e queste merci entrano senza essere state sottoposte alla stessa normativa in materia di emissioni.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Per risolvere l’asimmetria legata alle quote gratuite e per garantire una concorrenza leale tra le aziende dell’Unione e quelle extra-UE, l’Unione Europea ha introdotto il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM). Questo meccanismo, che entrerà in vigore gradualmente a partire dal 2026, imporrà un costo sulle emissioni incorporate nei beni importati nell’UE, assicurando quindi che i prodotti stranieri rispettino gli stessi standard dei prodotti europei in materia di carbon pricing.
Questo strumento sarà applicato solo a sei dei settori tra quelli definiti hard-to-abate, ovvero ferro e acciaio, alluminio, cemento, fertilizzanti, elettricità e idrogeno. CBAM mira a riequilibrare le dinamiche del commercio internazionale introducendo un dazio sulle importazioni in UE di prodotti ad alta intensità di carbonio. Per questo, è destinato a cambiare significativamente lo scenario economico europeo, con importanti ripercussioni anche per l’Italia.

A partire dal 2026, la Commissione Europea intende ridurre gradualmente le quote gratuite distribuite sotto EU ETS. CBAM è stato quindi anche progettato per affrontare il fenomeno del carbon leakage, ovvero la delocalizzazione della produzione industriale verso paesi con normative ambientali meno stringenti. Questo fenomeno è già parzialmente in atto e potrebbe intensificarsi con la riduzione delle quote gratuite. Il carbon leakage rappresenta una minaccia sia per l’ambiente, poiché sposta le emissioni senza ridurle, sia per la competitività delle imprese europee.

Come funziona CBAM

Il meccanismo prevede che chi importa in Europa beni provenienti dai sei settori ad alta intensità di emissioni debba acquistare certificati CBAM. Il prezzo di questi certificati sarà equivalente al costo delle emissioni applicato ai produttori europei tramite il sistema EU ETS. In questo modo, i prodotti importati dovranno rispettare gli stessi standard ambientali dei prodotti europei, eliminando vantaggi competitivi legati a normative meno severe. Se i paesi esteri da cui vengono importati questi prodotti tassano già le proprie emissioni, verranno acquistati certificati CBAM solo per fare fronte alla differenza tra le due tassazioni.
L’implementazione di CBAM avverrà in due fasi. Durante la fase transitoria, iniziata a ottobre 2023, gli importatori sono tenuti soltanto a segnalare le emissioni incorporate nei beni importati, ma non devono ancora acquistare certificati. A partire dal 2026, il sistema entrerà nella sua fase operativa completa, che sarà completata entro il 2034.
È importante chiarire che il costo dei certificati sarà ancorato al prezzo medio settimanale di una quota ETS. A livello mensile, tra il 2015 e il 2020 questo valore è stato tra i 7,15€ e i 23,88€. Dal 2020 in poi, il prezzo ha subito variazioni importanti che riflettono le geopolitiche del mercato dell’energia e delle risorse, inclusi gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione, che vedono una riduzione delle quote distribuite annualmente da EU ETS a fronte di un tetto massimo sempre più restrittivo, e quindi un aumento nel prezzo. Il valore di una quota è aumentato nel tempo, raggiungendo un picco di 104,80€ a Febbraio 2023, e assestandosi nell’ultimo anno (da Febbraio 2024) tra i 58,15€ e i 79,26€.

Un’analisi d’impatto sull’economia italiana

Le analisi economiche che Tortuga ha condotto negli ultimi mesi con il report “CBAM, il dazio verde: sfide e opportunità per l’industria italiana” mostrano che CBAM rappresenta un’opportunità per l’Europa di ridurre significativamente le emissioni globali e per l’Italia di migliorare la propria competitività nei settori interessati. Utilizzando modelli di economia del commercio internazionale su 48 economie mondiali, il report simula l’impatto della riduzione delle quote gratuite e dell’entrata in vigore di CBAM secondo tre scenari di prezzo (40€, 70€ e 100€), per far fronte alle fluttuazioni del valore delle quote in scenari macroeconomici più o meno conservativi.

Realizzato con Flourish

Nel 2026, l’applicazione di CBAM abbatterà le emissioni globali tra 48 e 65 milioni di tonnellate annuali di gas serra, corrispondenti alla piantumazione di circa 1,5 miliardi di alberi, per una foresta che occuperebbe metà della regione Lombardia. Questa riduzione rappresenta circa il 20% delle emissioni europee dei settori interessati, un risultato notevole. L’impatto potrebbe essere ancora maggiore, dato che l’analisi si concentra solo sugli effetti sugli scambi internazionali, senza considerare come i nuovi dazi influenzeranno gli investimenti in tecnologie o prodotti più puliti. A livello europeo l’impatto sulle emissioni sarà inoltre sostanziale, fino a 21 volte superiore all’impatto sul PIL; è in particolare questo risultato che sottolinea l’importanza di CBAM e ne mostra l’efficacia nel ridurre le emissioni.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Realizzato con Flourish

In Italia, il CBAM è particolarmente efficace nel proteggere dalla concorrenza estera i settori più colpiti dalla rimozione delle quote gratuite ETS. Questo effetto risulta particolarmente evidente nei settori di ferro e acciaio, fertilizzanti e alluminio. In generale, i settori più efficienti e con minori emissioni guadagneranno maggiormente. I mercati regionali, che quindi subiscono meno l’effetto degli scambi commerciali internazionali, come l’industria del cemento, subiranno impatti ridotti.

Realizzato con Flourish

In maniera analoga, dalle nostre analisi emerge che per questi settori, in Italia, CBAM ha il potenziale per generare fino a 13 mila nuovi posti di lavoro, pari al 7% della loro forza lavoro. Ciò avviene perché l’industria italiana vanta un’efficienza in termini di emissioni superiore a quasi tutti i propri partner commerciali. Questa efficienza si tradurrà in un vantaggio sui costi rispetto ai produttori più inquinanti e permetterà di guadagnare importanti quote di mercato a scapito di imprese concorrenti più inefficienti. Come per l’analisi precedente, questi risultati considerano solo l’impatto economico diretto del CBAM, senza includere i possibili benefici derivanti da ulteriori investimenti in tecnologie più pulite.
Il nuovo “dazio verde” promosso dall’Unione, dunque, rappresenta una misura innovativa e strategica che mira a raggiungere un duplice obiettivo. Da un lato, questa politica è più efficace delle quote gratuite nel tutelare le industrie europee dalla concorrenza dei paesi che adottano standard ambientali meno rigorosi. Dall’altro lato, si configura come un potente strumento per guidare la transizione ecologica globale. Esso spinge le imprese straniere che desiderano esportare verso il mercato unico europeo a adeguarsi agli elevati standard dell’Unione in termini di emissioni.

Questa innovazione nelle regole del commercio internazionale pone un’alternativa ecologica all’ondata globale di protezionismo indiscriminato che realisticamente ci attenderà nei prossimi anni. Tuttavia, CBAM presenta alcune sfide. A livello burocratico, i nuovi adempimenti richiesti dalla normativa sono stati oggetto di critiche, come evidenziato in un recente documento presentato da Italia, Polonia, Bulgaria, Austria e Malta alla Commissione Europea. Sul piano del diritto internazionale, la misura solleva questioni riguardo al principio delle ‘responsabilità comuni ma differenziate’ dell’Accordo di Parigi. Ciò avviene perché CBAM applica lo stesso criterio di carbon pricing a tutti i paesi, senza tenere conto delle diverse responsabilità storiche nelle emissioni e delle capacità economiche dei paesi in via di sviluppo.

Nonostante queste criticità, con il supporto adeguato sia alle imprese europee che ai paesi in via di sviluppo che commerciano con gli stati membri dell’Unione, CBAM potrà rivelarsi un efficace catalizzatore per la crescita dell’industria europea ed italiana, promuovendo pratiche sostenibili e rafforzando concretamente la competitività europea nel mercato globale.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Consigliati per te:

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 





Source link

Conto e carta

difficile da pignorare

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link