Altri fondi a favore del commercio di vicinato e dei laboratori diffusi. L’assessore Guidesi:«Il modello finora ha funzionato, ora va ammodernato per seguire le nuove esigenze»
A Bergamo è stata realizzata una piattaforma online che i clienti dei negozi di abbigliamento e calzature del centro storico possono utilizzare per prenotare una prova oppure per chiedere informazioni su taglie e sulla disponibilità di un determinato modello visto online. A Cremona, invece, il commercio ha incontrato il turismo leggero intersecando la rete commerciale di prossimità a quella delle piste ciclabili che, dalla campagna, convergono in città. Ancora, a Varese è stato realizzato uno studio sulle ricadute economiche dei flussi in transito da e per l’aeroporto di Malpensa sui territori limitrofi. A Brescia si è cercato di dare una risposta al caro affitti attraverso un accordo fra i proprietari degli immobili del reticolo medievale e i locatari degli spazi commerciali con l’obiettivo di arginare l’abbandono delle vetrine favorendone il ripopolamento da parte soprattutto di una nuova generazione di esercenti.
I distretti
Regione Lombardia risponde alla digitalizzazione della spesa, e alla conseguente desertificazione dei punti vendita fisici, puntando sullo strumento dei Distretti urbani del commercio, i cosiddetti Duc — nei prossimi tre anni qualcosa come 50 milioni di euro attraverso un bando che verrà presentato in primavera nelle sue linee guida e che costituirà uno dei pilastri portanti del nuovo Piano del commercio regionale a cui la giunta guidata da Attilio Fontana sta lavorando da ormai qualche mese a questa parte. Spiega l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Guido Guidesi: «La struttura dei Distretti urbani del commercio, a cui si aggiunge quella dei Distretti Diffusi di rilevanza intercomunale, ha finora funzionato ma ora va riammodernata per rispondere alle nuove esigenze post pandemiche dei consumatori. Il ruolo del commercio di vicinato, infatti, non ha solamente una valenza economica per sostenere le famiglie degli esercenti, ma oggi più che mai risponde a un bisogno sociale di aggregazione e di sicurezza».
Le direttrici
Sono due, in sintesi, le fattispecie su cui Regione Lombardia sta lavorando. La prima è la fragile rete urbana fatta di negozi di alimentari, di abbigliamento, di arredamento, di elettrodomestici, di cura per la casa e della persona, ma anche di ristoranti e di sportelli bancari: interlocutori naturali delle amministrazioni pubbliche per la tenuta del tessuto sociale urbano. La seconda fattispecie è rappresentata invece dai presidi commerciali — il più delle volte piccole rivendite di generi di prima necessità — attorno ai quali si stringono con fatica le piccole comunità montane sperse nelle valli e nelle convalli del pedemonte prealpino. «L’esperienza ci dice che non sempre il sostegno diretto alle imprese è la carta vincente — ragiona Guidesi —: spesso e volentieri, invece, per costruire una rete commerciale di prossimità efficiente e in grado di autosostenersi serve un’abilità manageriale capace di fare programmazione sul medio e lungo termine, una programmazione che all’occorrenza si faccia anche pianificazione infrastrutturale per attrarre nuovi abitanti di un quartiere e, quindi, potenziali clienti. Ecco perché nel prossimo bando — conclude l’assesore lombardo — l’idea è quella di coinvolgere non solo gli esercenti ma anche alcune categorie di giovani artigiani che, con i loro laboratori, possano coprire gli spazi sempre più spesso lasciati vuoti dalla inevitabile concorrenza della grande distribuzione organizzata».
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