Corriere ortofrutticolo | ORTOFRUTTA, ALLA RICERCA DEL VALORE PERDUTO TRA CHIACCHIERE E REALISMO

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Il tema della ricerca del valore nella filiera agroalimentare è sempre di attualità, anche perché è un problema ancora senza soluzione. In un editoriale su Terra e Vita (n.3-2025) il prof. Angelo Frascarelli, economista agrario ed ex presidente Ismea, fa il punto in un editoriale col titolo: “Agricoltori volete guadagnare di più? Organizzatevi”.

I dati nudi e crudi: il rapporto Ismea del novembre 2024 dice che su 100 euro spesi dai consumatori per acquistare prodotti agricoli freschi, solo 19,8 vanno agli agricoltori. La situazione è in peggioramento: nel periodo 2013-2021 erano 22 euro. Per i prodotti freschi, una volta coperti gli ammortamenti e pagati i salari, all’agricoltore rimane un margine operativo netto di 7 euro. Per i prodotti trasformati, l’utile si riduce a 1,5 euro, quello dell’industria a 2,2 euro, contro i 13,1 del commercio e trasporto. Industria e distribuzione assorbono una quota preponderante del valore. Quindi? La soluzione è tutt’altro che facile e il dibattito è sterile e stucchevole, dice Frascarelli, “poiché predominano chiacchiere inutili, posizioni lamentose e ideologiche”. Servono realismo e protagonismo. Una soluzione, seppur parziale, passa attraverso tre azioni:

Organizzazione dell’offerta: bisogna incoraggiare e sostenere gli agricoltori a cooperare meglio, a ridurre i costi, ad aumentare l’efficienza nelle relazioni tra azienda agricola e mercato. Ciò significa rafforzare cooperative, Op, Aop e organizzazioni di filiera.

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Distintività e filiere tracciate: i prodotti devono essere riconoscibili dal consumatore, attraverso marchi pubblici o marche private. Il consumatore chiede sempre più informazioni e vuole la certezza dell’origine e la sostenibilità dei metodi di produzione. Senza distintività, la concorrenza uccide chi ha alti costi di produzione, come in Italia.

Trasparenza del mercato: qui conta l’iniziativa pubblica, con l’informazione (osservatori dei costi, dei prezzi, dei margini e delle attività commerciali) e il contrasto alle pratiche sleali.

Queste tre azioni sono risolutive, si chiede Frascarelli? “Solo in parte, ma non ci sono altre soluzioni, oltre le chiacchiere e lo sterile populismo… ma ci vuole soprattutto il protagonismo degli agricoltori, altrimenti restano solo sterili rivendicazioni”.

Il tema del valore anche in ortofrutta è “il problema dei problemi” e valgono una volta per tutte le sintetiche e lucide argomentazioni del prof. Frascarelli. Sui social interessante la reazione di Renzo Piraccini: “Caro Angelo, condivido le tue osservazioni ma c’è un tema che fa da tappo alla possibilità, soprattutto nel fresco, per gli agricoltori di rendere riconoscibile il proprio prodotto e quindi creare valore. La marca del distributore identifica con la propria immagine quel prodotto senza averne la responsabilità legale (questa è la normativa europea). Se ci sono problemi di residui o di inquinamento l’unico responsabile è il produttore/confezionatore. Certo rimane una nicchia, sempre più stretta, dei prodotti speciali e di alta gamma e del normal trade, ma se non si cambiano le regole del gioco, la vedo dura. Certo che se ognuno che mette su un prodotto alimentare il proprio marchio ne dovesse rispondere per primo di fronte alla legge, rivalendosi poi nei confronti del produttore, credo che potrebbe essere diverso”.

Tante reazioni, cito solo quella di Francesco Bellini: “Per fare quello che dice il Prof il tempo c’è stato, ma non si è riusciti a realizzare fino ad ora nulla di concreto ed apprezzabile. Il tempo è scaduto. Prepariamoci al fallimento della nostra agricoltura ed all’abbandono di gran parte del territorio delle aree collinari e montane più fragili, sempre più abbandonate a loro stesse, dove economicamente non è più sostenibile l’attività agricola! I consumatori Italiani senza più capacità di spesa, si devono preparare a mangiare alimenti importati a bassissimo prezzo, la cui produzione è attualmente vietata in Italia con le nostre rigide regole. La carne agli ormoni ed agli antibiotici di libera importazione in Europa, secondo il trattato sottoscritto con i paesi Mercosur, sono l’ennesima prova della direzione che abbiamo intrapreso”.

Infine un mio commento ai post sull’argomento: “Giuste le osservazioni di Renzo Piraccini. Intanto però potrebbe iniziare l’Europa a incentivare le vere aggregazioni, quelle efficienti e non fatte solo di carta, e fare lotta vera alle pratiche sleali. Poi in Italia il ministero potrebbe fare il suo, agevolando aggregazione e OP senza scappatoie, incentivando non la frammentazione ma chi ragiona in grande. E così dovrebbero fare le Regioni coi loro PSR. E qualcuno dovrebbe cominciare a fare ricerche serie e indipendenti su come funzionano le OP, che risultati hanno ottenuto in termini di mercato, prezzi ecc. E lasciar perdere convegni inutili e auto-celebrativi”.

Conclusione: dibattito interessante e franco, realistico e senza retorica. Tutti attendono un segnale positivo dalla nuova Commissione UE e dal nuovo commissario Hansen. Qui l’Europa può fare davvero tanto, se vuole, dopo i disastri del passato. Ma con l’aria che tira (Trump, Putin, la difesa europea, la guerra in Ucraina..) voi credete che l’Europa avrà tempo per l’agricoltura?

Lorenzo Frassoldati

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direttore di Corriere Ortofrutticolo e corriereortofrutticolo.it



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