19 Febbraio 2025
Intervista del presidente FIDAL alla Gazzetta dello Sport: “Da quattro anni guidiamo lo sport italiano, merito dei nostri investimenti mirati”
I successi azzurri, gli investimenti della Federazione, le sfide per il futuro: di tutto questo ha parlato il presidente della FIDAL Stefano Mei in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, di cui pubblichiamo un estratto.
Presidente Mei, come sta l’atletica italiana?
«Molto bene, siamo reduci dai quattro successi di Torun, mai accaduto in una singola tappa del World Indoor Tour. L’Olimpiade di Parigi è stata la migliore della nostra storia, perché abbiamo avuto 17 finalisti. Chiaro, se il termine di paragone è Tokyo, inutile parlarne. Ma – credetemi – Parigi ci ha detto chiaramente come stesse e dove stesse andando il movimento. E le prestazioni di Furlani, Fabbri, Dosso e Tecuceanu di domenica scorsa ne sono l’ulteriore conferma. Ormai, da quattro stagioni non c’è weekend in cui non si registrino due o tre nuovi record nazionali, questo ci dà la misura delle potenzialità del nostro movimento. Dietro i super big, ci sono un paio di generazioni di talenti, qualcuno è già esploso, qualcun altro lo farà a breve».
Quindi abbiamo la squadra per Los Angeles ’28?
«Ma io direi che siamo già pronti per Brisbane 2032. Intanto, pensiamo a questa stagione: faremo un grande Mondiale a Tokyo, ne sono sicuro. Prima abbiamo tre eventi clou indoor: Assoluti sabato e domenica, Europei e Mondiali a marzo».
Tutto questo è merito di…?
«Dell’attenzione che abbiamo posto al settore tecnico, che non ha precedenti in tempi recenti. Abbiamo investito sull’attività: nel 2021 per la preparazione olimpica spendevamo 4 milioni e mezzo, oggi abbiamo superato gli 8. Per le risorse della nostra federazione, è un impegno tutt’altro che banale».
Come vengono spesi questi soldi?
«Sosteniamo economicamente una settantina tra atleti di punta e quelli coinvolti nei progetti speciali con i loro tecnici. Poi paghiamo i premi per le grandi manifestazioni e le spese sanitarie, da quest’anno abbiamo introdotto anche il referente per il recupero funzionale degli infortunati. In generale, abbiamo deciso di investire sul nostro futuro, con interventi più profondi sul territorio, puntando su ricerca, raccolta dei dati e formazione».
Gli atleti apprezzano?
«Loro sono il nostro core business, e poi io ho una fortuna: sono stato uno di loro, li conosco, so come ci si parla. Li seguiamo con una schiera di tecnici con la valigia, come li chiamo io, che vanno a visionarli, a controllare come si allenano, persino cosa mangiano, in modo da sapere di cosa hanno bisogno e come la Federazione possa aiutarli. In molti oggi credono nell’atletica, anche tra gli investitori. Del resto, da quattro anni facciamo risultati importanti, e in modo costante e crescente. Questo succede perché abbiamo messo gli atleti nelle condizioni di stare bene e performare meglio. Abbiamo sfruttato anche il bando di Sport e Salute, che ha premiato i nostri progetti con cinque milioni di euro: una collaborazione proficua come per il Golden Gala».
Certo la carenza di impianti all’altezza pesa.
«Siamo reduci da un Europeo organizzato splendidamente e abbiamo il Golden Gala, che faremo crescere ancora. Vorremmo creare un altro grande evento in Italia, magari a Milano, ma è drammatica la mancanza di impianti e palazzetti che ci consentano di ospitare meeting internazionali. All’Olimpico siamo affezionati, ma è difficile riempirlo. Comprendo sia un problema di costi, però uno stadio di atletica può ospitare tante altre discipline».
A distanza di qualche giorno non possiamo non chiederle del caso Tortu-Jacobs…
«Ribadisco che la Federazione non è preoccupata, che non significa sminuire la gravità della vicenda, se confermata. C’è un’indagine della Procura di Milano su Giacomo Tortu, non su Filippo, e tutti noi dobbiamo rispettarla. Qualora la vicenda, come sembra, avesse un rilievo disciplinare, la Procura federale farà quello che le compete, nel rispetto dei tempi e delle modalità stabiliti dalla giustizia sportiva. Come ho fatto nelle prime ore in un’intervista tv poi tagliata, sono vicino a Marcell Jacobs, che non meritava di finire in una simile vicenda. E se il tema è “quali effetti avrà sulla squadra”, mi pare che non ci sia risposta migliore dei risultati di questi giorni».
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