Matteo Salvini avanza come un carro armato verso la rottamazione delle cartelle con le incertezze manifestate da Forza Italia che spinge sull’Irpef .
Ancora una volta si ritorna al tema centrale tanto caro all’elettorato e ai partiti politici che compongono la coalizione del governo Meloni.
La detassazione diventa l’argomento prioritario per il leader Leghista Matteo Salvini che ritiene di estrema importanza al rottamazione delle cartelle e considera il taglio dell’Irpef-misura proposta da Forza Italia-non un sostanziale aiuto per il ceto medio. In Italia esiste solo il ceto medio? In termini economici e con un’attenta analisi del tessuto socio economico il ceto medio in Italia e pari al 60,5% , il 33,8% al ceto popolare e il 5,7% a quello benestante.
Nel 2022, nel Mezzogiorno, il 9,3% della popolazione residente (più di 1,8 milioni di persone) vive in condizione di grave deprivazione materiale e sociale; nel Nord-Est la quota è 1,6%. Nel 2021, Il reddito familiare netto medio è di 33.798 euro, ma la metà delle famiglie non supera i 26.979 euro.
Letti i dati del Censis e con un’incidenza della tassazione (pressione fiscale per i nostalgici) pari al 42,8% per le imprese, e cosa ancora più grave per il normale lavoratore dipendente, non abbiamo sicuramente risolto il problema delle tasse e dell’evasione fiscale ed in quest’ultimo punto vogliamo essere generosi e meno incisivi. Tuttavia, abbiamo messo in luce la reale condizione di un sistema economico carente e privo di vere e proprie iniziative a tutela del tenore di vita degli italiani.
Forzisti che spingono sul taglio delle seconde aliquote dell’Irpef e favorevoli alla rottamazione ma con un’attenta analisi delle risorse disponibili.
Il taglio dell’Irpef voluto da Forza Italia riguarda quelle 36 euro mensili per 1,7 milioni di cittadini, misure che non sarebbero poi di grande aiuto al ceto medio secondo la Lega. Dal leader di Forza Italia Antonio Tajani arriva puntuale la risposta in merito al taglio delle seconde aliquote Irpef utilizzando le risorse del concordato fiscale, insomma, una serie di batti e ribatti sulla politica fiscale da impostare per salvaguardare lo stipendio del ceto medio e aiutarlo a non diventare più povero?
A quanto pare, sì. Si tratta dell’ennesima divisione di pensiero all’interno della coalizione con Fratelli d’Italia che a porte chiuse indica Matteo Salvini come lo stratega della centralità del dibattito politico. Forza Italia dal canto suo fa notare che durante le operazioni relative alla manovra di Bilancio erano stati presi impegni sull’Irpef. “Nessuna contrarietà sulla rottamazione delle cartelle, ma vanno trovate le risorse”, afferma Tajani in risposta a Salvini
Risorse che non si trovano? Chiaro che le risorse sono scarse e limitate, ma in uno dei paesi più ricchi al mondo, con una classe politica coesa e che spunta come un faro nella nebbia in quell’Europa dove Francia e Germania faticano ad avere una continuità politica che scavalchi lo spettro dei partiti dell’ultra destra conservatrice, le risorse dovrebbero esserci.
I numeri non sono comunque dalla nostra parte, in quanto: non si riesce ad arginare l’evasione fiscale e non si riesce a raggiungere un obbiettivo chiaro e condiviso in seno alla maggioranza per quanto riguarda l’impiego delle risorse. Eppure, nel 2024 il recupero da evasione fiscale è salito dai 31 miliardi del 2023 ai 32,7 miliardi del 2024, stime rese note dal vice ministro dell’economia Maurizio Leo e che dovrebbero incoraggiare il governo a pensare ad una riforma fiscale seria, confrontando i dati di recupero da evasione fiscale, con l’applicazione di una tassazione più equilibrata e di ampio respiro per le imprese.
Un nodo complesso quello della rottamazione delle cartelle? Il taglio dell’IRPEF potrebbe in qualche modo aiutare le classi del ceto medio? E le classi più povere, i disoccupati, i giovani laureati cosa faranno?
Lontano dal dato statistico, sappiamo benissimo che non esiste solo il ceto medio e il sistema Welfare italiano non è ancora in grado di arginare quei fenomeni che creano delle voragini nel cassetto fiscale dello stato. La fuga dei giovani cervelli impedisce l’inserimento degli stessi nel circuito economico nazionale(stipendio, tasse, spesa pro-capite, acquisti individuali), perdite che si aggirano intorno ai 20 miliardi di euro e che solo 6 miliardi appartengono al regime di tassazione e trattenute fiscali da lavoro retribuito che andrebbero allo stato. Aggiungiamo la fuga dei pensionati, dove la perdita si aggira intorno ad altri sette miliardi di introiti fiscali voluti da un asfissiante regime fiscale e da un sistema Welfare mal funzionante con la conseguenza che in Italia rimangono solo il ceto medio, le classi più povere e i migranti provenienti dai paesi più poveri. Su quest’ultimo punto, dovremmo fare un’attenta riflessione e che riguarda l’importanza del capitale umano proveniente da altri paesi.
Purtroppo la cattiva gestione dei flussi migratori e la mancanza di progetti a lungo termine condivisi anche con i paesi UE, non ha portato risultati concreti. Di conseguenza la diversità non è vista come una ricchezza, e quindi, come un mezzo per regolarizzare i singoli individui per inserirli in un ciclo economico stabile, duraturo e legato agli indici della produttività, ma bensì come una minaccia.
Nel frattempo ci si interroga, se sia più importante la rottamazione, oppure, il taglio dell’Irpef, nel frattempo, la pressione fiscale aumenta con lo scopo di trovare le benedette risorse da investire nel sistema Welfare?
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