Lotta allo spreco alimentare

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Tavole imbandite, dispense piene ma sempre più spesso gli alimenti finiscono nella spazzatura. «Nei frigoriferi delle famiglie c’è cibo a sufficienza per dare un pasto al giorno ad ogni persona colpita dalla fame nel mondo». Già questo dato dell’Osservatorio Waste Watcher è significativo: nell’ultimo anno è stato sprecato quasi il 10% in più di cibo di un anno fa, oltre 200 grammi in più di cibo a persona buttato ogni mese.

Il fenomeno dello spreco alimentare è in crescita, secondo il WWF Italia le probabili cause sono legate a una maggiore deperibilità del cibo economico e di minore qualità ma anche a una scarsa programmazione, dimenticanze, mancanza di tempo e di inventiva per riciclare gli avanzi in ricette gradevoli. Lo studio dell’Osservatorio Waste Watcher ha inoltre evidenziato la geografia dello spreco in Italia: il Nord è più virtuoso con una perdita di circa 526 grammi di cibo pro-capite a settimana, mentre a Sud e al Centro vivono persone più sprecone con rispettivamente – 713 grammi e 640 grammi di cibo eliminati a testa nei sette giorni. Nel mondo, dell’oltre 1 miliardo di tonnellate di cibo sprecato in un solo anno, le famiglie sono responsabili del 60%, il settore della ristorazione del 28% e il settore della vendita al dettaglio del 12%. Le famiglie sprecano almeno un miliardo di pasti al giorno. In media, ogni persona butta 79 chili di cibo all’anno.

Alimenti che finiscono nella spazzatura (foto archivio Unione Sarda)
Alimenti che finiscono nella spazzatura (foto archivio Unione Sarda)Alimenti che finiscono nella spazzatura (foto archivio Unione Sarda)

La lotta allo spreco non è solo una questione etica, ma porta anche vantaggi concreti. Secondo gli ultimi dati le perdite e gli sprechi alimentari generano a livello globale fino al 10% delle emissioni globali di gas serra, quasi 5 volte le emissioni totali dell’intero traffico aereo. Si stima che il costo delle perdite e degli sprechi alimentari sull’economia globale sia di circa 1.000 miliardi di dollari. Per questo è importante attivarsi per contrastare lo spreco di cibo: in Italia abbiamo una legge all’avanguardia rispetto a molti Paesi europei. Si tratta della legge n. 166/2016, più conosciuta come “legge Gadda”: prevede una serie di misure per ridurre la produzione di rifiuti ed estendere il ciclo di vita dei prodotti con finalità di riuso e riciclo, oltre a incentivare la redistribuzione delle eccedenze alimentari. Per ridurre gli sprechi (e le spese) serve però, evidentemente, uno sforzo ulteriore da parte dei governi. In Italia permangono limiti burocratici che possono scoraggiare le donazioni. Occorre continuare a lavorare per migliorare le politiche e promuovere una cultura della sostenibilità. Un buon esempio sono il Giappone e il Regno Unito che hanno ridotto lo spreco alimentare rispettivamente del 31% e del 18%. Il Giappone, dal 2008 conduce annualmente sondaggi, promossi dal ministero dell’Ambiente, per individuare le criticità e mettere in campo misure specifiche per contrastare lo spreco. Dal 2005 il Regno Unito promuove un’iniziativa, finanziata da governo e settore privato, con attività che vanno da campagne di formazione per il settore della ristorazione fino alla ridistribuzione del cibo in eccesso. Per rispettare gli impegni richiesti dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, al 2030 lo spreco pro-capite si dovrà attestare a 369,7 grammi settimanali e per fare questo «dobbiamo tutti tagliare gli sprechi, ogni anno, da qui al 2029, di circa 50 grammi a settimana a testa» ricordano dal WWF. «Oltre agli aspetti di carattere etico ed economico, lo spreco alimentare porta con sé un enorme consumo di risorse naturali (come acqua, energia, suolo). Inoltre, contribuisce in maniera rilevante ad una varietà di impatti ambientali a scala locale e globale: emissioni di gas serra, deforestazione, perdita di biodiversità, inquinamento.

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Una bancarella con prodotti alimentari (foto archivio Unione Sarda)Una bancarella con prodotti alimentari (foto archivio Unione Sarda)
Una bancarella con prodotti alimentari (foto archivio Unione Sarda)Una bancarella con prodotti alimentari (foto archivio Unione Sarda)

Serve certamente il recupero degli sprechi, ma nelle nostre case, la prevenzione è ciò su cui dovremmo concentrarci. Non dobbiamo sprecare risorse» afferma Eva Alessi, responsabile Sostenibilità del WWF Italia. «Serve l’attivazione dei cittadini perché ancora oggi lo spreco alimentare avviene principalmente all’interno delle mura domestiche. Abbiamo bisogno di pianificare correttamente i nostri consumi, ossia la spesa che facciamo, leggere scrupolosamente le etichette delle scadenze, comprendere l’uso corretto del frigorifero e dei suoi settori. Anche quest’anno, continuiamo a sprecare frutta fresca, pane, verdura, insalate, alimenti con un alto valore nutrizionale, alla base della dieta mediterranea. Questo è un aspetto che dovrebbe farci riflettere e agire, perché mangiare male, con diete squilibrate, ha un impatto sulla nostra salute e sui costi sanitari».

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