Pensione Quota 41: novità per il 2025
La Quota 41 è una misura previdenziale che consente ai lavoratori cosiddetti “precoci” di accedere anticipatamente alla pensione una volta maturati 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica. Per il 2025, la normativa ha mantenuto invariati i requisiti e le condizioni di accesso già previsti negli anni precedenti.
Requisiti principali
- Contribuzione antecedente ai 19 anni: è necessario aver accumulato almeno 12 mesi di contributi effettivi (esclusi quindi i contributi figurativi) prima del compimento del 19° anno di età.
- Anzianità contributiva: aver maturato 41 anni di contributi entro il 31 dicembre 2026.
- Appartenenza a specifiche categorie: il beneficio è riservato a lavoratori che si trovano in determinate condizioni, tra cui:
- Disoccupati: coloro che hanno perso il lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale, e che hanno concluso integralmente la fruizione dell’indennità di disoccupazione da almeno tre mesi.
- Caregiver: lavoratori che assistono, da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con disabilità grave. In assenza di questi, l’assistenza può riguardare un parente o affine di secondo grado convivente, a determinate condizioni.
- Invalidi civili: lavoratori con una percentuale di invalidità pari o superiore al 74%.
- Addetti a lavori usuranti o gravosi: lavoratori che hanno svolto attività particolarmente faticose e pesanti, come definite dalla normativa vigente.
Procedura di accesso
Per accedere alla pensione con quota 41, è necessario presentare una domanda all’INPS, che verificherà la sussistenza dei requisiti richiesti. La domanda può essere inoltrata attraverso il servizio online dedicato sul sito dell’INPS (inps.it).
Nonostante le discussioni su una possibile estensione della quota 41 a tutti i lavoratori, indipendentemente dall’età e dalla categoria, la legge di bilancio 2025 non ha introdotto modifiche sostanziali in tal senso. Pertanto, la misura rimane accessibile solo alle categorie specifiche sopra menzionate.
In sintesi, per il 2025, la quota 41 continua a rappresentare un’opportunità di pensionamento anticipato per i lavoratori precoci che rientrano nelle categorie tutelate, senza variazioni significative rispetto agli anni precedenti.
Aumento pensioni
Nel 2025, l’INPS ha applicato una rivalutazione delle pensioni pari allo 0,8%, come stabilito dal Decreto interministeriale del 15 novembre 2024. Questo adeguamento mira a preservare il potere d’acquisto dei pensionati, tenendo conto dell’inflazione registrata. La rivalutazione è stata applicata secondo le seguenti fasce:
- fino a 4 volte il trattamento minimo (fino a 2.394,44 euro): rivalutazione del 100% dell’indice, pari allo 0,8%;
- oltre 4 e fino a 5 volte il trattamento minimo (da 2.394,45 a 2.993,05 euro): rivalutazione del 90% dell’indice, equivalente allo 0,72%;
- oltre 5 volte il trattamento minimo (oltre 2.993,06 euro): rivalutazione del 75% dell’indice, corrispondente allo 0,6%.
Nel 2025, inoltre, il sistema previdenziale italiano ha introdotto significativi adeguamenti per sostenere i pensionati con redditi più bassi, attraverso incrementi sia delle pensioni minime che dell’assegno sociale.
- Il trattamento minimo pensionistico ha subito una rivalutazione dello 0,8%, portando l’importo mensile da 598,61 euro a 603,40 euro, corrispondenti a 7.844,20 euro annui. Inoltre, la Legge di Bilancio 2025 ha introdotto un incremento straordinario del 2,2% per le pensioni di importo pari o inferiore al trattamento minimo, elevando l’importo mensile a 616,57 euro.
- L’assegno sociale, destinato a individui con almeno 67 anni e in condizioni economiche disagiate, è stato rivalutato dello 0,8% nel 2025. Di conseguenza, l’importo mensile è passato da 534,41 euro a 538,68 euro, per un totale annuo di 6.982,84 euro distribuiti su 13 mensilità. Per i beneficiari di età pari o superiore a 70 anni, è previsto un incremento aggiuntivo di 8 euro mensili, portando l’importo totale a 546,68 euro al mese.
Bonus Maroni: incentivo per restare al lavoro
Per chi sceglie di non andare in pensione pur avendone diritto, la Legge di Bilancio introduce il Bonus Maroni. Questo incentivo consiste in uno sconto sui contributi previdenziali ed in un contestuale accredito della mancata trattenuta direttamente in busta paga. L’obiettivo è incoraggiare i lavoratori con i requisiti per la pensione anticipata a rimanere in servizio.
Modifiche dell’incentivo nel 2025
Nel 2025, il Bonus è stato esteso per incentivare i lavoratori, sia del settore pubblico che privato, a proseguire l’attività lavorativa nonostante abbiano maturato i requisiti per la pensione anticipata. Oltre ai beneficiari di Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi), l’incentivo ora include anche coloro che hanno raggiunto i requisiti per la pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne).
Il Bonus Maroni prevede un esonero contributivo pari al 9,19% della retribuzione lorda, corrispondente alla quota di contributi previdenziali a carico del lavoratore. Nel 2025, una novità significativa è l’esclusione di queste somme dalla base imponibile sia ai fini fiscali che previdenziali, rendendo l’incentivo più vantaggioso.
Procedura per la richiesta nel settore privato
Presentazione della domanda: il lavoratore deve comunicare all’INPS la volontà di aderire al Bonus Maroni. La domanda può essere presentata attraverso:
- Portale INPS: accedendo con credenziali SPID, CNS o CIE, seguendo il percorso: “Pensione e Previdenza” > “Domanda di pensione” > “Domanda Pensione, Ricostituzione, Ratei, Certificazioni, APE Sociale e Beneficio precoci”;
- Patronati: avvalendosi dell’assistenza degli istituti di patronato riconosciuti;
- Contact Center INPS: chiamando il numero verde 803164 (da rete fissa) o 06164164 (da rete mobile).
Certificazione dei requisiti: l’INPS verifica il possesso dei requisiti pensionistici e, entro 30 giorni dalla richiesta, comunica l’esito sia al lavoratore che al datore di lavoro.
Applicazione dell’esonero: una volta ricevuta la certificazione, il datore di lavoro applica l’esonero contributivo, incrementando la retribuzione netta del lavoratore.
Procedura per la richiesta nel settore pubblico
Per i dipendenti pubblici, la procedura è analoga a quella del settore privato. Tuttavia, potrebbero essere previste specifiche disposizioni o circolari interne per l’attuazione dell’incentivo. Si consiglia pertanto di consultare le direttive dell’amministrazione di appartenenza o rivolgersi agli uffici del personale per informazioni dettagliate.
Dipendenti pubblici: permanenza fino a 67 o 70 anni
Per il settore pubblico, la Manovra prevede una novità importante: la possibilità di restare in servizio fino ai 70 anni. L’obiettivo è quello gestire meglio la carenza di personale esperto e favorire il trasferimento di competenze tra personale esperto e nuove leve, garantendo un efficace ricambio generazionale all’interno della Pubblica Amministrazione.
La Manovra agisce in realtà su due fronti:
- limite ordinamentale innalzato a 67 anni: dal 1° gennaio 2025, l’età per il pensionamento d’ufficio è stata elevata a 67 anni, allineandosi al requisito previsto per la pensione di vecchiaia nel sistema previdenziale generale.
- trattenimento possibile fino a 70 anni: le amministrazioni hanno la facoltà di trattenere in servizio il personale, sia dirigenziale che non, fino al raggiungimento dei 70 anni. Tale possibilità è limitata al 10% delle facoltà assunzionali disponibili e riservata ai dipendenti che abbiano ottenuto valutazioni di performance eccellenti.
Criteri e procedure
Il trattenimento in servizio non costituisce un diritto per il lavoratore, ma è una decisione discrezionale dell’amministrazione, subordinata al consenso del dipendente interessato. Inoltre, il trattenimento in servizio è consentito entro il limite massimo del 10% delle facoltà assunzionali autorizzate a legislazione vigente. Ciò significa che il numero di dipendenti trattenuti oltre i 67 anni non può superare il 10% delle nuove assunzioni previste per l’amministrazione.
Sono comunque esclusi da questa misura i dipendenti appartenenti alla magistratura (ordinaria, amministrativa, contabile e tributaria), alle forze di polizia e al Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Esigenze organizzative e trasferimento di competenze
Le amministrazioni devono valutare attentamente le proprie esigenze organizzative, considerando la necessità di garantire la continuità operativa e il trasferimento di competenze ai nuovi assunti. Il trattenimento in servizio può essere utilizzato per affiancare personale esperto ai neoassunti, facilitando così il ricambio generazionale e assicurando un passaggio graduale delle responsabilità.
Valutazioni di performance eccellenti
La possibilità di essere trattenuti in servizio è riservata ai dipendenti che abbiano conseguito valutazioni di performance eccellenti. Questo criterio assicura che solo il personale altamente qualificato e meritevole possa beneficiare della misura, contribuendo efficacemente al raggiungimento degli obiettivi dell’amministrazione.
Decisione discrezionale dell’amministrazione
È importante sottolineare che il trattenimento in servizio non costituisce un diritto per il dipendente, ma è una facoltà discrezionale dell’amministrazione, che deve valutare caso per caso l’opportunità di avvalersi di questa possibilità, in linea con le proprie esigenze organizzative e le risorse disponibili.
In sintesi, la misura del trattenimento in servizio fino a 70 anni è strettamente legata alle politiche di turnover delle Pubbliche Amministrazioni, con l’obiettivo di bilanciare l’ingresso di nuove risorse con la valorizzazione dell’esperienza del personale esistente.
Pensione anticipata con penalizzazioni nella PA
Per gli iscritti alle gestioni ex-INPDAP, la Legge di Bilancio 2025 conferma i requisiti per la pensione anticipata ordinaria:
- uomini 42 anni e 10 mesi di contributi,
- donne 41 anni e 10 mesi di contributi.
Tuttavia, sono previsti cambiamenti nelle finestre mobili per la decorrenza della pensione anticipata:
- nel 2025 4 mesi,
- nel 2026 5 mesi,
- nel 2027 7 mesi,
- dal 2028 in poi 9 mesi.
Queste finestre indicano il periodo che deve trascorrere dalla maturazione dei requisiti alla decorrenza effettiva della pensione.
Taglio pensioni miste
A partire dal 1° gennaio 2024, lo ricordiamo, sono state introdotte nuove aliquote di rendimento per il calcolo della quota retributiva delle pensioni dei dipendenti pubblici iscritti alle gestioni ex-INPDAP. Queste modifiche riguardano in particolare i lavoratori che, al 31 dicembre 1995, avevano maturato meno di 15 anni di contribuzione.
- Per i primi 15 anni di contribuzione l’aliquota di rendimento è fissata al 2,5% per ogni anno di servizio.
- Per gli anni successivi al quindicesimo l’aliquota scende al 2% per ogni anno aggiuntivo di contribuzione.
Questo significa che, per i primi 15 anni, ogni anno di contributi aggiunge il 2,5% alla quota retributiva della pensione, mentre per gli anni successivi l’incremento è del 2% per anno.
Per le pensioni anticipate con sistema misto maturate dal 2024,si applica la riduzione delle aliquote di rendimento. Tuttavia, per il personale sanitario, è prevista una riduzione graduale della penalizzazione per ogni mese di posticipo del pensionamento, fino all’annullamento totale se si rimane in servizio per 36 mesi oltre la prima data utile per la pensione anticipata.
In sintesi, le nuove aliquote di rendimento influenzano il calcolo della quota retributiva delle pensioni dei dipendenti pubblici con meno di 15 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995, introducendo una distinzione tra i primi 15 anni di servizio e gli anni successivi.
Scatti età pensionabile e aspettative di vita
In Italia, l’età pensionabile è soggetta a periodici adeguamenti legati all’aspettativa di vita della popolazione. Questi “scatti” sono previsti per garantire la sostenibilità del sistema previdenziale in relazione all’aumento della longevità.
Gli adeguamenti avvengono con cadenza biennale. Ad esempio, dopo l’ultimo adeguamento del 2019, i successivi sono previsti per il 2021, 2023, 2025 e così via.
La misura degli scatti varia in base agli incrementi registrati nell’aspettativa di vita. Ad esempio, nel 2019 si è registrato un aumento di 5 mesi. Per il biennio 2021-2022, l’adeguamento è stato nullo a causa di un rallentamento nella crescita dell’aspettativa di vita.
Secondo alcune stime, a partire dal 2027 potrebbero verificarsi incrementi di 3 mesi ogni due anni, portando l’età pensionabile a superare i 68 anni entro il 2039. Altre proiezioni indicano che l’età pensionabile potrebbe raggiungere i 67 anni e 5 mesi nel 2029, con ulteriori incrementi negli anni successivi.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link