Perché sempre più Paesi stanno vietando le adozioni internazionali?

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Diverse migliaia di bambini provenienti da Bangladesh, Brasile, Cile, Guatemala, India, Colombia, Corea del Sud, Libano e Romania sono stati portati in Svizzera con pratiche illegali, tra cui il traffico di bambini, la falsificazione di documenti e la mancanza d’informazioni sulle loro origini.


Illustration: Kai Reusser / SWI swissinfo.ch

La Svizzera si prepara a vietare le adozioni internazionali in seguito ad alcune rivelazioni su pratiche del passato poco trasparenti. Altri Paesi stanno adottando la stessa misura sostenendo di voler proteggere il benessere dei minori, ma in alcuni casi si tratta solo di un gioco politico.

In futuro, bambini e bambine provenienti da Paesi esteri non potranno più essere adottati in Svizzera: è questa l’intenzione del Consiglio federaleCollegamento esterno.

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Nel 2023 il Governo svizzero ha riconosciuto gravi irregolarità nell’ambito delle adozioni internazionali Collegamento esternoavvenute tra il 1970 e il 1999. Un’indagineCollegamento esterno condotta dall’Università di Scienze applicate di Zurigo (ZHAW) ha evidenziato falle sistemiche e negligenza da parte delle autorità sia federali che cantonali.

Migliaia di bambini e bambine provenienti da Bangladesh, Brasile, Cile, Colombia, Corea del Sud, Guatemala, India, Libano e Romania sono stati portati in Svizzera tramite pratiche illegali, tra cui il traffico di minori. In molti casi i documenti erano stati falsificati o le informazioni sulle origini dei minori risultavano incomplete, e spesso mancavaCollegamento esterno anche il consenso scritto dei genitori biologici. In Cile e in Brasile, ad esempio, sono stati documentati diversi casi di falsificazione dei certificati di nascita.

“Le norme si possono sempre aggirare”

Un divieto sulle adozioni non significa che queste non avverranno più, spiega Philip Jaffé, membro del Comitato delle Nazioni Unite per i Diritti dell’infanzia, a SWI swissinfo.ch. “Non sarà più così facile portare un minore dall’estero in Svizzera, ma queste adozioni continueranno – la legge svizzera non può regolamentare ciò che accade negli altri Paesi, proprio come avviene per il diritto di donare gli ovuli. In Svizzera la pratica può essere controllata in una certa misura, ma nulla impedisce a una donna di recarsi in Spagna, comportarsi in maniera diversa e rimanere incinta”.

Jaffé inoltre ritiene che ci sia qualcosa di “ipocrita” in questo divieto. “Viene emanato adesso, quando in Svizzera si registrano solo 30 adozioni [all’anno], mentre negli anni Ottanta erano 1’000”.

Philip Jaffé

Philip Jaffé presenta le conclusioni del Comitato per i diritti dell’infanzia (CRC) su Bulgaria, Congo, Lituania, Federazione Russa, Senegal e Sudafrica, durante una conferenza stampa a Ginevra.


Keystone / Martial Trezzini

“Le norme si possono sempre aggirare”, aggiunge. “Ci sono casi di bambini nati da madri surrogate in California, dove esiste una procedura trasparente e legale per la gestazione per altri. Se una coppia di settantenni si presenta in Svizzera con un neonato adottato legalmente, alla frontiera non c’è molto che si possa fare. Non puoi separarli dal bambino, né rimandarli indietro”.

Joëlle Schickel-Küng

Joëlle Schickel-Küng, vice capo della divisione Diritto privato dell’Ufficio federale di giustizia.


SRF

Joëlle Schickel-Küng, vicedirettrice del dipartimento di diritto privato presso l’Ufficio federale di giustizia, spiega che la nuova normativa si applica ai casi “in cui i futuri genitori adottivi vivono in Svizzera e fanno richiesta di adozione per un bambino o una bambina che in quel momento vive all’estero”.

“Non riguarda invece le persone che risiedono all’estero, adottano un bambino in quel Paese e in seguito si trasferiscono in Svizzera come famiglia”, ha dichiarato a SWI swissinfo.ch. “Inoltre, le situazioni che coinvolgono accordi di maternità surrogata all’estero di solito non vengono considerate come adozioni internazionali”.

Il lato oscuro delle adozioni internazionali

Diversi Paesi europei hanno già vietato le adozioni internazionali in seguito alla scoperta di gravi abusi e irregolarità. In molti casi i bambini e le bambine venivano sottratti ai genitori biologici con l’inganno, mentre gli intermediari e i funzionari coinvolti nel processo di adozione ricevevano pagamenti illegali.

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“C’è talmente tanto denaro nel sistema delle adozioni che quasi nessuno se ne occupa esclusivamente per bontà d’animo”, afferma Jaffé. “I soldi attirano troppi approfittatori, rendendo quasi impossibile garantire pratiche etiche”.

Alla base di tutto c’è la corruzione, o quantomeno il rischio di corruzione, spiega Jaffé, il che rende altamente improbabile che il processo possa mai essere davvero trasparente. “È proprio quello che la Convenzione dell’Aia ha cercato di risolvere. E, anche se in alcuni Paesi ha avuto più successo – funzionando molto meglio in Brasile piuttosto che in Bielorussia o in Perù, per esempio – i problemi persistono”.

La Convenzione dell’Aia è stata istituita nel 1995 per tutelare i bambini e le bambine nell’ambito delle adozioni internazionali. Molti Paesi però non l’hanno ancora ratificata, evidenziando le lacune dei meccanismi di vigilanza. La Svizzera ha aderito alla Convenzione nel 2005.

A gennaio il Comitato ONU sui diritti dell’infanziaCollegamento esterno ha esaminato la situazione dei diritti dei bambini in Perù, dove ogni mese scompaiono circa 700-800 minori di età compresa tra i 12 e i 17 anni. “Si può solo immaginare cosa succeda loro”, afferma Jaffé. “Alcuni vengono trovati morti, altri finiscono vittime di tratta o subiscono abusi sessuali, e altri ancora vengono adottati in circostanze discutibili. Un Paese che non fa della protezione dei minori una priorità e chiude un occhio su queste violazioni non potrà mai garantire che le adozioni avvengano in modo etico”.

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Adozioni con l’inganno

Nel 2024 il Governo dei Paesi Bassi ha vietatoCollegamento esterno ai propri cittadini e cittadine di adottare bambine e bambini provenienti dall’estero, in seguito alle gravi violazioni emerse in un’inchiesta pubblicata nel 2021Collegamento esterno. Le pratiche attualmente in corso potranno essere portate a termine, ma non sarà più possibile avviarne di nuove. Il Paese prevede di eliminare gradualmente le adozioni internazionali entro il 2030.

Sempre nel 2024, anche la DanimarcaCollegamento esterno ha posto fine alle adozioni internazionali, dopo la chiusura della sua unica agenzia specializzata, la Danish International AdoptionCollegamento esterno. Un’indagine daneseCollegamento esterno ha denunciato come sistematicamente illegali le adozioni di bambini e bambine provenienti dalla Corea del Sud negli anni Settanta e Ottanta.

In Norvegia, un grave scandaloCollegamento esterno ha rivelato che le e i minori provenienti da Corea del Sud ed Ecuador erano stati sottratti alle loro famiglie con l’inganno, dotati di documenti falsi e infine venduti a famiglie dell’Europa occidentale. Il Governo ha deciso di non interrompere le adozioni mentre le indagini sono in corso, nonostante le raccomandazioni per una sospensione temporanea.

Nel 2023 le autorità fiamminghe, in Belgio, hanno sospesoCollegamento esterno tutte le nuove adozioni internazionali in seguito alla segnalazione di irregolarità in Etiopia, Gambia, Haiti e MaroccoCollegamento esterno. Le violazioni citate includono casi in cui i genitori biologici non si erano separati volontariamenteCollegamento esterno dai bambini.

Sempre nel 2023, le autorità del Regno Unito hanno scoperto casi di traffico di minoriCollegamento esterno e illeciti finanziariCollegamento esterno nelle adozioni da Cambogia, Etiopia e Nigeria. Sono emersi episodi di madri costrette a rinunciare ai propri figli e di orfanotrofi pagati per collocare i bambini e le bambine nelle famiglie adottive. L’Etiopia aveva già vietato le adozioni da parte di cittadini stranieri nel 2018.

Giochi di potere

Nei casi riportati finora, i divieti e le normative più rigide sulle adozioni sono stati introdotti in risposta a gravi preoccupazioni legate al traffico e all’abuso di minori e ad altri illeciti.

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Ma alcuni Paesi vietano le adozioni internazionali da parte di cittadini stranieri per ragioni di politica interna, oppure per utilizzarle come strumento di negoziazione diplomatica o addirittura come forma di ritorsione contro i Paesi occidentali.

A dare inizio a questa strategia fu il dittatore rumeno Nicolae Ceaușescu, morto nel 1989. Ossessionato dall’aumento del tasso di natalità, vietò l’aborto e arrivò persino a definire gli embrioni “proprietà dello Stato”. Le sue politiche portarono circa 100’000 orfani a vivere in condizioni disumane. Dopo la sua morte, i giornalisti della rivista tedesca Der Spiegel documentarono l’orrore degli orfanotrofi rumeniCollegamento esterno, dove vivevano migliaia di bambini abbandonati, malati e malnutriti.

Nel 1990 la Romania revocò il divieto di aborto e autorizzò le adozioni internazionali. Nei tre mesi successivi quasi 1’500 bambini e bambine furono adottati e portati all’estero dalle loro nuove famiglie – senza procedure adeguate.

Nel 2004, come condizione per la futura adesioneCollegamento esterno del Paese all’Unione Europea, il Governo rumeno vietò le adozioni internazionali.

Divieto di adozione in risposta alle sanzioni

Dal 1° gennaio 2013 in Russia è in vigore la legge Dima YakovlevCollegamento esterno, che vieta ai cittadini statunitensi di adottare orfani russi. La legge prende il nome da un bambino russo morto negli Stati Uniti a causa della negligenza dei suoi genitori adottivi. Questa misura è stata introdotta in risposta al Magnitsky ActCollegamento esterno degli Stati Uniti, una legge che impone sanzioni contro individui ritenuti da Washington responsabili di violazioni dei diritti umani in Russia.

Secondo Vyacheslav Volodin, presidente della Duma di Stato, dal 1993 sono stati adottati da famiglie straniere più di 100’000 bambini e bambine russi.

Qualche anno fa il presidente russo Vladimir Putin ha scoperto che le adozioni possono essere usate come strumento politico. Nel 2022 ha firmato una legge che vieta agli stranieri di ricorrere ai servizi di maternità surrogata in Russia.

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Nel 2023 è entrata in vigore un’altra legge che proibisce la transizione di genere e impedisce ai cittadini stranieri che hanno cambiato genere di adottare bambini russi.

Nel 2024 la Russia ha introdotto ulteriori restrizioni sulle adozioni da parte di persone straniere. I cittadini di Paesi in cui la transizione di genere è legalmente consentita – grazie a interventi medici o modificando i documenti d’identità – non potranno più adottare orfani russi. Questo divieto si applica anche alla Svizzera.

Secondo i legislatori russi la nuova normativa serve a proteggere i bambini adottati dal rischio di subire una transizione di genere all’estero. Attualmente la transizione è vietata in circa 90 Paesi, tra cui Iraq, Arabia Saudita e Afghanistan, secondo gli ultimi dati di EqualdexCollegamento esterno.

Vladimir Kara-Murza, ex prigioniero politico e attivista

Vladimir Kara-Murza, ex prigioniero politico e attivista.


swissinfo.ch

“Usare i bambini come scudo umano è una tattica dei terroristi – dei terroristi e del regime di Vladimir Putin”, dichiara a SWI swissinfo.ch Vladimir Kara-Murza, ex prigioniero politico e attivista che si oppone al divieto russo sulle adozioni internazionali. “Dal 2012 questa è diventata la politica ufficiale delle autorità di Mosca”.

Kara-Murza riflette sull’eredità politica di Vladimir Putin: “Nei libri di storia del futuro il capitolo sull’era di Putin riporterà anche che, in risposta alle sanzioni contro i suoi funzionari corrotti, il Cremlino si è vendicato dell’Occidente colpendo i propri bambini orfani. Difficile immaginare una condanna morale più eloquente contro questo regime”, afferma.

Nonostante abbiano vietato le adozioni internazionali, le autorità russe hanno rapito, deportato illegalmente e dato in adozione bambini ucraini sin dall’inizio della guerra contro Kiev, secondo uno studio statunitenseCollegamento esterno.

Sarah McCarthy

Sarah McCarthy è una regista di documentari i cui film esplorano il destino dei bambini nella Russia di Putin.


2013 Getty Images

La regista Sarah McCarthy racconta tramite i suoi documentari il destino dei bambini nella Russia di Putin. Il suo film The Dark Matter of LoveCollegamento esterno documenta la storia di una bambina russa adottata negli Stati Uniti poco prima che Putin, in risposta alle sanzioni statunitensi, vietasse le adozioni da parte dei cittadini di questo Paese.

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“Viviamo in un mondo in cui 20’000 madri ucraine sono attualmente separate dai loro figli e dalle loro figlie”, dichiara McCarthy a SWI swissinfo.ch, mentre prepara la proiezione del suo film After the RainCollegamento esterno a Ginevra. “I bambini non sono merce di scambio per il controllo di un territorio”.

Durante gli anni della politica del figlio unico, in vigore in Cina dal 1979 al 2015, oltre 160’000 bambini cinesi furono adottati all’estero. La pratica faceva parte della strategia del Governo per controllare la crescita demografica e ridurre la povertà.

Dal 2016 il Governo permette alle famiglie di avere più di un bambino, e nel settembre del 2024 le autorità cinesi hanno annunciato la fine dei programmi di adozione internazionale, con pochissime eccezioni.

Diversi fattori potrebbero spiegare il recente cambio di rotta di PechinoCollegamento esterno riguardo le adozioni internazionali. Il Governo ha dichiarato che la decisione è in linea con la Convenzione dell’Aia (a cui ha aderito nel 2005), che prevede di dare priorità alle adozioni nazionali prima di consentire il collocamento all’estero.

La Cina inoltre sta affrontando una crisi demografica: il numero di nascite nel Paese è crollato da 18,83 milioni nel 2016 a 9,02 milioni nel 2023, il che ha reso le autorità riluttanti a consentire le adozioni da parte di famiglie straniere.

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Ma forse c’è una ragione ulteriore a spiegare il divieto: secondo il giornale The GuardianCollegamento esterno, 82’674 bambine e bambini provenienti dalla Cina sono stati adottati da famiglie negli Stati Uniti – il numero più alto tra tutti i Paesi di destinazione. “Il Partito Comunista cinese è disposto ad utilizzare i bambini come pedine nella sua più ampia strategia geopolitica”, afferma un quotidiano statunitenseCollegamento esterno. Se fosse davvero così, significherebbe che anche in Cina, come in Russia, le adozioni sono diventate “merce di scambio diplomatica” nelle relazioni internazionali.

Articolo a cura di Balz Rigendinger/ts 

Traduzione di Vittoria Vardanega

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