Sport di Squadra e Gioco a Scuola e AiCS Forlì: “il metodo del saluto che unisce”

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Il progetto portato dagli operatori di Forlì nelle scuole più popolari e multietniche. A inizio attività, è richiesto a ogni bambino un saluto speciale per trovare un linguaggio del gioco che unisca tutte e tutti, a prescindere dalla loro lingua di origine – venerdì 21 l’open day di progetto

Il Comitato AiCS Forlì-Cesena si prepara all’open day diffuso del prossimo 21 febbraio. Forlì ha coinvolto ben tre scuole di primo grado che contemporaneamente faranno festa, sport e consegneranno il kit di “Sport di Squadra e Gioco a Scuola”: la “Dante Alighieri” di viale Italia, la “Manzoni” di via Beccarini, la “Matteotti” di via Rossetti. Qui, vince il ‘metodo del saluto che unisce’! Un’idea dell’istruttore Alberto Coveri, che coinvolge bambini e insegnanti. 16 classi coinvolte, e circa 400 bambini tra i 6 e i 9 anni, per un venerdì tutti insieme tra salti, capovolte e fair play. L’appuntamento per i piccini è di un’ora a settimana per sei mesi. Il Comitato provinciale ha deciso di prolungare le attività fino ad aprile coprendo le spese aggiuntive del maxiprogetto promosso da AiCS nazionale (Associazione italiana cultura sport) con il supporto finanziario del Ministro per lo Sport e i Giovani attraverso il Dipartimento dello Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Sarà un venerdì all’insegna dello sport e dei sani stili di vita quello previsto per i bambini di Forlì, coinvolti nel programma multidisciplinare motorie e socializzanti. Un momento per mettere in pratica quanto appreso fino ad ora con Andrea Mengozzi per le tre classi di via Rossetti (Matteotti) e Alberto Coveri con le sue 13 classi, 7 in via Italia (Dante Alighieri) e 6 in via Pellegrino Beccarini (Manzoni), in totale saranno coinvolte 5 prime, 5 seconde e 6 terze elementari. Lo sport specializzato e gratuito a servizio delle nuove generazioni.

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L’obiettivo principale è quello di stimolare la capacità critica e lo spirito di squadra nei più piccoli. Secondo Alberto Coveri, il Covid ha creato vuoti nelle abilità pratiche dei giovani. Ecco perché incentra il suo lavoro nello stimolare la personalità di ognuno. “Venerdì continueremo a lavorare sugli schemi motori, sull’imparare a stare assieme, comprendere il vero messaggio del fair play e il valore del giocare in squadra. Le regole vanno apprese ma soprattutto capite per essere accettate e messe in pratica” – afferma Coveri.

“Sport di Squadra e Gioco a Scuola” a Forlì parla alla Dante Alighieri nel centro città, che presenta anche un tessuto di edilizia popolare, al Manzoni, che vive un quartiere di periferia a bassa densità abitativa e maggiormente formata da migranti, e alla Matteotti, che sorge nel quartiere “Cava”, dove ancora si respirano i problemi causati dall’alluvione del 16 maggio 2023. Anch’essa una zona ad alta densità abitativa.

Più della metà dei ragazzi sono figli di migranti e la cosa bella è che non ci sono problemi di integrazione. Forse, un po’ scettici i genitori ma, poi, vedono i figli contenti e ci danno fiducia”, sostiene Alberto, che proprio giocando sulla fiducia inventa ‘il metodo del saluto che unisce’.Ci sono bambini timidi, alcuni scettici, altri un po’ più vivaci o con tutte le dinamiche giovanili conosciute. Il mio obiettivo è quello di unire tutti. Ho costruito e istituzionalizzato con loro il saluto prima di entrare in palestra, stimolando la creatività”. Sono state scelte quattro figure da scegliere e personalizzare ogni volta che si accede alla palestra: il batti cinque, il saluto militare con una o due mani, l’abbraccio e il ballo e così ognuno entra più volentieri. “E’ un momento atteso dai ragazzi ma anche dagli insegnanti che si divertono assieme ai propri alunni”. Con il saluto Alberto ha creato una squadra e l’ha specializzata in accessibilità e inclusione, insegnando il rispetto per i più fragili attraverso i bambini DSA del gruppo. Insegna a saltare, a fare una capovolta, a muoversi con o senza attrezzi ma in nome del gioco di squadra e l’attenzione ai più fragili. Conclude l’allenatore Coveri: “un passaggio di palla, un esercizio condiviso, un sorriso ma tutti insieme e come unico gruppo. Perché i bambini non sono robot, devono poter sperimentare e sono incredibili. I bambini sono uguali in tutto il mondo”.



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