Aeroporti, i francesi vogliono gli scali del Veneto: Save tratta con il fondo Ardian per la cessione dell’88 per cento della società

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di
Federico Nicoletti

Ai francesi l’esclusiva per rilevare le quote: decisivi gli accordi sull’assetto di governo. Entra nella fase decisiva il riassetto legato all’uscita degli investitori entrati otto anni fa dopo l’uscita dalla Borsa

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Save, Enrico Marchi tratta con il fondo francese Ardian, che potrebbe diventare il nuovo socio forte nella società aeroportuale. L’operazione è strategica rispetto all’assetto delle partite economiche a Nordest e riguarda l’88% della società di gestione degli aeroporti di Venezia, Treviso e Verona. Questione aperta da mesi, da quando è entrata nella fase finale la partita per l’uscita di Infravia e Dws, i due fondi d’investimento francese e tedesco che il presidente di Save e Banca Finint aveva imbarcato otto anni fa come compagni di viaggio nella holding Milione spa e in Save, nel quadro dell’operazione da 1,2 miliardi di euro complessivi che aveva determinato il riassetto in Finint, e a valle in Save, dopo il divorzio tra Marchi e il socio di sempre Andrea De Vido in banca e l’Opa, con l’uscita dalla Borsa, scattata sulla società aeroportuale.

Trattativa avanzata

La novità rilevante su questo fronte, emersa il 19 febbraio da un’indiscrezione pubblicata dal quotidiano La Repubblica, è la firma tra i francesi e Finint sgr di un accordo in esclusiva per rilevare le quote di Infravia e Dws e che la trattativa sarebbe già in fase avanzata. Dunque sarebbe questa, alla fine, la soluzione al decollo per il riassetto in Save. Soluzione di cui si era iniziato a parlare a inizio anno, dopo che Ardian, realtà con lunga esperienza nelle infrastrutture, che controlla l’aeroporto di Londra Heathrow, era uscito la scorsa estate da F2i aeroporti – il fondo che detiene quote negli aeroporti di Milano, Napoli, Bergamo, Bologna, Trieste e Torino – e dopo che non pareva aver preso il largo la prima soluzione accarezzata da Marchi, quello del fondo infrastrutturale entro la sgr Finint Infrastrutture, presieduta dal manager Franco Bernabé, che puntava ad una raccolta di 6-700 milioni per poi salire a ad un miliardo e rilevare le quote di Save, con Finint che sarebbe divenuto poi quotista del fondo.




















































Lo scoglio del prezzo

E non è detto che questo stesso schema alla fine non sia quello che servirà anche all’operazione con Ardian, che secondo le indiscrezioni, avrebbe messo sul tavolo oltre un miliardo di euro. Sostiene poi ancora lo schema delineato che il vero scoglio da superare sia a questo punto il prezzo, che i fondi uscenti vorrebbero ovviamente più rotondo, in linea con le valutazioni del 2017. Pretese che si scontrerebbero però con un settore aeroportuale che ha dovuto affrontare l’uscita dallo choc degli anni del Covid, e i tassi d’interesse più alti, che incidono sul costo della finanza necessaria a sostenere operazioni di questo tipo. Infravia e Dws avrebbero puntato su una gara; ma servirebbe però più tempo, di fronte ad un’uscita già in ritardo per lo stop imposto dalla pandemia.

Rapporto di lungo periodo

Rispetto a questo scenario fonti vicine al dossier danno per ben informata la ricostruzione, aggiungendo che il rapporto tra Marchi e Ardian è molto ben strutturato e di lungo periodo. Manca in tutto questo, dando per buono che l’operazione vada in porto, il quadro preciso dei rapporti di forza tra Marchi e i nuovi compagni di viaggio. In ballo, è evidente, c’è la proprietà di Save, che passerebbe in sostanza in mano ai francesi, a meno di accordi di co-investimento che facessero entrare altri investitori nell’operazione. Non che a rigore non fosse così già ora con i fondi in uscita. La differenza fin qui l’hanno fatta i patti tra Marchi e i compagni di viaggio, che di fatto consegnavano al banchiere, nonostante una quota del 12%, la gestione di Save.

La posizione di Marchi

Ciò in forza, sia nella holding Milione spa che in Save, delle regole impostate nel 2017, per un cda con tre rappresentanti per parte e il diritto per Marchi alla presidenza e alla nomina della manager Monica Scarpa come amministratore delegato. E ancora, scelte sulle decisioni strategiche da prendere con maggioranze qualificate di 7 consiglieri su 9 in cda e e del 90,1% nelle assemblee, oltre a clausole di divieto di vendita ai fondi delle azioni della società di gestione del settore.
Sempre lo schema evocato mercoledì sostiene che il fondo Ardian avrebbe strappato a Marchi una posizione migliorativa rispetto all’attuale assetto di governo, pur confermando il ruolo dell’ad Scarpa. Ma appare pure ovvio che, se la trattativa in esclusiva è scattata, le condizioni ottenibili dal banchiere di Conegliano con Ardian siano più favorevoli rispetto a quelle di una soluzione da far passare da un processo competitivo, dove il vincitore dovrebbe trattare il nuovo assetto. Con quale quota, e quali accordi sull’accesso alle leve di comando Marchi entrerà nel riassetto sarà decisivo. «Nei prossimi anni il mio impegno è di risalire nel capitale di Save. Ho investito una parte importante del mio patrimonio e continuerò a farlo», aveva detto otto anni fa il banchiere sul punto, nell’ultima assemblea da società quotata in Borsa di Save.

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