Cantieri bloccati a Milano, nello scontro fra Comune e Procura si alza la voce dei compratori

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Milano, 20 febbraio 2025 – Il nome scelto rende bene l’idea: Comitato “Famiglie sospese, vite in attesa”. Parliamo di famiglie e single milanesi che hanno acquistato appartamenti nei 13 cantieri bloccati dalla magistratura, dalle Park Towers a Crescenzago alle Residenze Lac davanti al Parco delle Cave, e attendono ancora di capire se quei cantieri saranno “liberati“ e loro potranno andare ad abitare in quei nuovi appartamenti.

Dal sogno all’incubo

Secondo una stima di massima “al ribasso” fornita dal portavoce del Comitato Cristian Coccia, a Milano queste “famiglie sospese” sono circa 650 e oltre mille le persone che attendono di capire se andranno ad abitare nella loro nuova casa – per ora sotto sequestro – o dovranno rassegnarsi a trovare un’altra sistemazione nonostante i soldi già investiti.

“Oggi, quel sogno è diventato un incubo di incertezza e disperazione – si legge nel comunicato che presenta il Comitato –. Cantieri bloccati, indagini giudiziarie in corso e istituzioni che sembrano voltarsi dall’altra parte: questa è la realtà che stiamo vivendo”.

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L’attesa per il provvedimento

Il Comitato “Famiglie sospese, vite in attesa” aspetta che il Parlamento approvi il Decreto Salva Milano e la situazione urbanistica milanese si sblocchi. Lo dicono a chiare lettere anche nella nota: “La nostra vita è in pausa forzata, sospesa tra speranze infrante e attese interminabili. Nel frattempo, il Salva Milano, che dovrebbe rappresentare la soluzione per sbloccare la nostra situazione, resta ancora fermo. Mentre la politica discute, noi continuiamo a subire le conseguenze di scelte altrui, senza risposte concrete da parte delle istituzioni e senza un dialogo vero con i partiti politici”.

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Coccia, acquirente di una delle Residenze Lac, spiega che “lo scopo di questo Comitato è avere una rappresentanza più formale, anche con una Pec, per avere voce nelle audizioni sul Salva Milano in corso al Senato, anche se potremmo non essere più in tempo per far sentire la nostra voce. Nell’aula della commissione Ambiente di Palazzo Madama sono intervenute voci pro e contro il decreto, ma nessuno ha ascoltato cosa hanno da dire i residenti che hanno acquistato un appartamento in uno dei 13 cantieri posti sotto sequestro e ora si trovano in un limbo nonostante abbiano investito tutto o parte dei propri risparmi per avere una casa”.

Le prime mosse

Le prime adesioni al Comitato sono quelle delle famiglie che hanno acquistato appartamenti nelle già citate Residenze Lac di fronte al Parco delle Cave e di un gruppo di cittadini che ha preso impegni per gli appartamenti ancora in costruzione in via Savona 105. Si tratta di due opere che si trovano in uno stato di avanzamento differente. La prima riguarda tre palazzi arrivati al tetto, due di essi quasi finiti anche nelle parti interne. La seconda è in una fase più arretrata, ma le famiglie che hanno acquistato gli appartamenti sono anch’esse in un limbo.

La Torre Milano, un grattacielo residenziale di 24 piani in via Stresa: un altro dei cantieri nel mirino della procura

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Coccia racconta che “il sito Internet del Comitato, lanciato martedì, sta ottenendo i primi riscontri positivi. Alcuni acquirenti del cantiere di via Stresa ci hanno contattato. Naturalmente siamo disponibili a condividere informazioni e sostegno con tutti quei milanesi che si trovano nelle nostre stesse condizioni. Dev’essere chiara una cosa: noi siamo la parte lesa, la parte più debole della catena. Eppure siamo poco considerati dalle istituzioni. Non siamo fondi sovrani, non siamo palazzinari, ma semplici famiglie che hanno investito i propri risparmi in progetti edilizi nati e cresciuti con tutte le autorizzazioni del caso”.

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Evoluzioni imprevedibili

Almeno finché la Procura di Milano non ha calato la scure su alcune ristrutturazioni diventate nuove costruzioni grazie a una semplice Scia (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) e non a un Permesso di costruire. Ma le “famiglie sospese” non potevano prevedere che sarebbe andata a finire così. Per questo adesso si sentono incolpevoli e impotenti.

Di più: vittime di uno scontro tra Comune e Procura che è diventato talmente rilevante da richiedere un intervento parlamentare per essere risolto. Ma la soluzione che sembrava a portata di voto – il Salva Milano – potrebbe richiedere tempi più lunghi del previsto.



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