Franco Fiori Tartaruga: chi è il commerciante di Sassari, la bancarella allo stadio, il bazar, la passione per la Torres

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Sassari «Ho iniziato a lavorare a 12 anni, facevo il garzone e le consegne in bicicletta in giro per la città, diciamo che sono stato uno dei primi rider di Sassari. Poi mio padre mi ha instradato al commercio e la mia prima bancarella è stata un lenzuolo steso per terra in viale Italia, con qualche articolo che mi dava lui, che per tanti anni ha avuto la postazione fissa all’Emiciclo Garibaldi con la quale manteneva tutta la famiglia».

Nella passeggiata mattutina tra piazza Mazzotti, corso Vittorio Emanuele e corso Vico, Franco Fiori, commerciante sassarese di 67 anni – per tutti in città Tartaruga – immagina un centro di Sassari pieno di turisti e di locali e ripercorre le tappe della sua vita, con tanti ricordi legati a vittorie entusiasmanti della Torres e della Dinamo, ma anche a un momento drammatico, quando il 29 maggio del 1985 si ritrovò all’interno del settore Z dello stadio Heysel di Bruxelles in occasione della finale di Coppa dei Campioni tra la Juventus e il Liverpool, durante la quale morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600.

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«Sono passati quasi quarant’anni – racconta Franco Fiori – ma ancora mi vengono i brividi se ripenso a quei momenti in cui ci ritrovammo in campo accanto ai calciatori e sugli spalti molti di noi vennero schiacciati e non riuscirono a salvarsi». Prima di tirare su la serranda del suo bazar colorato, davanti all’ex hotel Turritania il commerciante – una vera icona per gli appassionati di sport in città – spiega il motivo di questo soprannome curioso e ammette che il grande murale con la tartaruga, apparso qualche anno fa in porta Sant’Antonio non era certo dedicato a lui. «Tartaruga è un nomignolo che mi hanno messo i miei amici da bambino – spiega Franco Fiori – perché quando venivano a chiamarmi a casa per andare a giocare ero sempre molto lento nel prepararmi. Iniziarono a chiamarmi così e oggi tutti mi conoscono in quel modo. Il murale? Non scherziamo, io non c’entro niente – ride il commerciante – l’idea di chi lo fece era legata ai Candelieri e alla loro antichissima tradizione».

Nato in casa, in via Sardegna, nel 1958 in una famiglia numerosa, Tartaruga è stato tra i primi in città a credere nel merchandising legato allo sport. «Dopo le prime esperienza da ragazzino e qualche anno a Firenze – spiega risalendo il Corso – sono rientrato in città e intorno al 1987 ho iniziato a piazzare la bancarella nelle vicinanze dello stadio, dopo che qualche anno prima avevo dato una mano a un ambulante di Milano che veniva a Sassari per vendere nei mercatini e vicino agli stadi. All’inizio vendevo solo sciarpe – spiega il commerciante – ricordo che in quel periodo, tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, quella della Torres la vendevo a 3500 lire, oggi la vendo a 10/15 euro. Poi ho diversificato l’offerta e ho iniziato a proporre cuscini da stadio, gagliardetti e cappellini». Oggi, tra piercing, cartoline, bandiere e maglie di calcio e di basket Nba, gli articoli più richiesti nel suo punto vendita di corso Vico restano sempre gli stessi: la sciarpa e le t-shirt rossoblù della Torres.

«In questi ultimi due anni con la squadra che sta andando bene – spiega dietro il bancone del negozio – le richieste sono aumentate naturalmente. I sassaresi sono fatti così – aggiunge – se la squadra vince si ricordano la strada per lo stadio, altrimenti non si fanno vedere. La Torres più forte che ho visto? Forse quella dei fratelli Amoruso nel 2000, ma anche questa di quest’anno è una bella squadra, chissà come andrà a finire. Ho conosciuto anche il boom di presenze al palazzetto dello sport – prosegue – nel 2015 quando la Dinamo vinse lo scudetto in città erano tutti impazziti per la pallacanestro e per me gli affari con maglie e bandiere biancoblù andarono alla grande». Residente nella zona di Pozzu di Bidda Franco Fiori crede ancora nelle potenzialità del centro storico. «Ho scelto di vivere e lavorare in questa zona della città – spiega – perché sono convinto che possa riprendersi dall’attuale crisi. Da anni sento parlare di centro intermodale e di una ripresa delle attività – prosegue – credo che se finalmente dovesse partire il progetto la zona del corso basso e di Sant’Apollinare potrebbe veder nascere nuove attività e anche i sassaresi che sono andati via tornerebbero a viverci. Chissà se sarò ancora dietro al bancone – conclude Tartaruga – a vendere sciarpe della Torres…»

 



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