“L’appetito vien mangiando”! Ovviamente, in termini edilizi.
di Mario Carrara
Questo dovrebbe essere lo slogan che meglio caratterizzerebbe i progetti e le intenzioni di chi negli ultimi anni ha presentato progetti edilizi per una cosiddetta “riqualificazione” dell’area del Cantiere navale di Pietra Ligure.
Infatti, i progetti che si sono susseguiti e le “innocue” ed “innocenti” idee progettuali, come
le ha definite il Sindaco De Vincenzi per depotenziarle dalla loro carica impattante, hanno tutti questa caratteristica: un massiccio aumento progressivo della richiesta di far più palazzi e cemento possibili, facendoli passare come una cosa inevitabile e, per di più, paradossalmente, bella e conveniente per la città.
Da qui, la domanda: la “riqualificazione” dell’area del cantiere navale di Pietra Ligure è solo possibile tramite “colate di cemento” che prevedano tanti nuovi palazzi e centinaia di nuovi appartamenti, con conseguenti centinaia di nuovi abitanti, con un nuovo porto, distante solo 1400 metri in linea d’aria da quello di Loano, e senza nemmeno un metro di nuove spiagge?
La risposta è senz’altro: “No“! Anzi: di progetti ce ne sono stati altri nel passato: nel 2006 un progetto preliminare prevedeva una soluzione che, pur prevedendo il porto e nuove costruzioni, lasciava, però, anche ampi spazi di verde e servizi pubblici.
Ma, secondo, lo slogan dell’appetito che vien mangiando, quel progetto fu accantonato e, alla fine, fu approvato, definitivamente, nel 2015, un altro progetto che di nuove costruzioni, ne prevedeva molte di più.
Ciò che, secondo i costruttori avrebbe fatto “saltare” la fattibilità economica di un’opera con poca edilizia privata, sarebbe stato l’importo molto rilevante dei costi delle opere pubbliche: il nuovo porto ed il nuovo “cantierino”; essi
erano, infatti, valutati con costi superiori ai 33 milioni di euro del 2010/12, per cui quest’onere finanziario doveva essere controbilanciato da molta edilizia in più; come si può vedere confrontando le due foto; cosa che fu concessa definitivamente nel 2015.
Ma seppure il progetto approvato (e tuttora in vigore) lo fu anche per i risvolti di carattere “sociale” che rivestiva, essendo ancora presenti i lavoratori del cantiere ed avendo intrapreso un iter procedurale che prevedeva il mantenimento di una seppur ridotta struttura industriale, il progetto approvato (ed ancora in vigore) presentava degli elementi problematici di non poco conto. Vediamoli: una nuova edificazione superiore ai 50.000 mc, con circa 200 nuovi appartamenti. Una “quantità” di edilizia che, da sola, saturerebbe già la possibilità massima di nuove edificazioni per l’intero Piano Regolatore di una piccola città come Pietra Ligure. Inoltre, con 200 nuovi appartamenti sul mare disponibili sul mercato, tutto il mercato stesso immobiliare di Pietra Ligure ne sarebbe stravolto: infatti, chi avesse la disponibilità economica e la voglia di comperare una casa, la comprerebbe, senz’altro, nuova e sul mare, rispetto ad una, già datata, offerta nell’interno dei quartieri della città, con conseguente svalutazione di tutto il patrimonio edilizio esistente ed inflazione dell’offerta di vecchi appartamenti sul mercato, che resterebbero invenduti. Quindi: una crisi totale del mercato immobiliare. Chi ci guadagnerebbe sarebbe solo chi avesse la disponibilità della vendita di quelle nuove residenze. Forse, tutta l’imprenditoria edilizia ed immobiliare, formata da imprese ed agenzie, quando ci sono state le ultime elezioni comunali a questo non ha pensato.
Per di più, si sta “affacciando” anche la prospettiva dell’immissione sul mercato delle operazioni edilizie di tutti gli immobili che verranno rilasciati dall’ospedale Santa Corona. Circa, più o meno, altri 40.000 metri cubi. Cifre che fanno rabbrividire e che lasciano intravedere che “giri” finanziari di soldi ed interessi stiano intorno all’edilizia di Pietra Ligure. Questi dati sono quelli che ci fanno domandare se la nostra piccola città di Pietra Ligure potrebbe “reggere” tanto nuovo cemento, così da stravolgerne la struttura, sia sotto il profilo sociale che urbanistico.
Un primo impatto sicuro e devastante si avrebbe con la costruzione del porto, per il quale è prevista una diga di oltre 7 metri, 7,40 sul mare, circa l’altezza di due piani e mezzo, posto al largo di circa 230 metri rispetto
alla linea della passeggiata. Per di più con una caratteristica unica rispetto agli altri porticcioli dei paesi vicini, Loano, Borghetto, Finale, Alassio, Andora, ecc. che li hanno tutti costruiti a levante dei loro centri abitati. Probabilmente per preservare le loro spiagge. Il nostro, invece, è l’unico previsto a Ponente del centro storico. Con le spiagge contigue alla sua l’imboccatura. Ci hanno pensato i concessionari balneari alle ultime elezioni, quando noi queste cose le abbiamo dette a chiare lettere? Ed i cittadini che vanno a fare il bagno nelle spiagge Pietresi? E, domanda inquietante: posto che le spiagge, sia libere che private, oggi sono già sature e superaffollate, dove andranno le nuove centinaia di nuovi abitanti a fare il bagno, visto che quelle esistenti sono già insufficienti? E visto che a Pietra Ligure il turismo è, solo e soprattutto, balneare estivo?
Ecco che il nuovo porto è dimostrato che non solo non serva a niente, ma sia anche dannoso.
Meglio sarebbe prevedere solo nuove spiagge di cui la città ha veramente bisogno.
E se non si facesse più il porto, né il cantiere, allora, riducendosi gli oneri finanziari ed i costi dell’opera nel suo complesso a carico di chi la dovrà attuare, verranno meno le necessità e le scuse di controbilanciare con tanta edilizia in più quei costi, perché i costi stessi, non facendosi più quelle opere (porto e cantierino), non sussisteranno più.
È per questo che noi sosteniamo convintamente questa tesi: meno opere: porto e cantiere; conseguentemente meno cemento, più servizi e spazi pubblici. Noi siamo convinti che si possa fare e che possa essere anche conveniente per chi l’intervento lo dovrà realizzare. A meno che, invece, non si voglia fare “l’operazione area del cantiere” solo ed esclusivamente per farci più soldi possibili. C’è un’unica via per poter fare questo: la speculazione edilizia. Lasciar mano libera a chi voglia fare esclusivamente i propri interessi, riempiendo di case e palazzi il fronte mare del cantiere.
D’altronde “l’appetito vien mangiando“, ovviamente in termini edilizi. E le “idee progettuali” che si susseguono e che abbiamo visto e pubblicato e che, alcune delle quali, il Sindaco De Vincenzi ha affermato che gli piacciano molto, vanno in questo senso.
Tuttavia, non sono solo dei “no” per partito preso o “critiche” senza costrutto quelle che rivolgiamo ai progetti che vediamo susseguirsi sulla trasformazione dell’area del cantiere: noi confermiamo il nostro impegno per un luogo che possa rinascere senza speculazione, con meno case, più verde, parcheggi e, soprattutto, non più il porto, ma nuove spiagge. È impossibile? No! È una scelta ragionevole che contempera l’interesse della città con quello degli imprenditori edilizi-finanzieri che hanno comperato l’area. Fare tanta edilizia in più è rivedere copioni del passato già visti, cioè: è solo consentire di nuovo la speculazione edilizia o, in altre parole, il saccheggio del territorio.
Mario Carrara, consigliere comunale di opposizione
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link