Che il mondo della moda susciti grandi passioni non stupisce, ma che sfilare in passerella sia la massima ambizione lavorativa non solo in Italia, bensì in altri 25 paesi europei, qualche riflessione la merita. Cerchiamo di capire come stanno le cose, perché l’Italia è l’epicentro del fenomeno e che cosa dice questo dato su di noi e sui nostri ‘vicini di casa’.
Un sondaggio rivelatore
Tutto parte da uno studio di Jobseeker condotto su scala globale per rispondere a una serie di domande chiave, fondamentali se si vogliono capire i trend del mercato del lavoro (in questo caso, soprattutto, le aspettative e i desideri di chi cerca impiego): quali sono le professioni più desiderate al mondo? Come cambiano le ambizioni a seconda dell’area geografica? Ci sono differenze marcate tra un paese e l’altro? E tra un continente e l’altro? Il sondaggio, che ha raccolto dati da ogni angolo del pianeta, dice questo: nella top 10 mondiale del lavoro dei sogni, fare la modella (o il modello) si aggiudica la medaglia di bronzo, e cioè il terzo posto, dopo la carriera di pilota d’aereo e assistente di volo che sono rispettivamente al primo e al secondo. Nel continente europeo, invece, il primo posto è proprio per la passerella. I paesi che hanno decretato questo esito sono ben 25, tra i quali l’Italia, la Francia, ma anche un ampio blocco mittel-europeo, con Germania, Svizzera, Austria, tutta la Scandinavia, nonché buona parte dei confini a sud e a est, dalla Grecia alla Romania.
Italia paese di santi, poeti, navigatori… e stilisti
Anche volendo limitare l’elenco ai super big, la storia del fashion è letteralmente costellata di nomi italiani. L’eleganza senza tempo di Armani domina la scena da almeno mezzo secolo: ‘Re Giorgio’, che quest’anno compie novant’anni, ha da poco inaugurato un nuovo flagshipstore di 9.000 metri quadri nel cuore di Manhattan. Del resto, il gruppo ha un fatturato di circa due miliardi e mezzo di euro nel mercato statunitense. Miuccia Prada ha sfidato le convenzioni con un’estetica innovativa e un approccio inscindibile da un’idea molto forte di empowerment. Dalla direzione creativa di Tom Ford negli anni ’90 a quella di Alessandro Michele, l’estetica di Gucci continua a reinventarsi, rinascere, stupire. Versace è universalmente noto per il design audace, Dolce & Gabbana per aver saputo integrare l’alta moda a elementi tipici della nostra tradizione. Questi stilisti, con i rispettivi brand costruiti negli anni, proiettano l’eccellenza del Made in Italy nel mondo. Sono tuttora punti di riferimento per le tendenze globali, catalizzano l’attenzione mediatica con eventi da prima pagina e tutto esaurito, oltre a creare un indotto economico gigantesco (basti pensare che soltanto la Milano Fashion Week porta con sé circa 70 milioni di euro, secondo le stime di Confcommercio).
E a ispirare i designer e sedurre i consumatori ci sono, naturalmente, anche loro: le modelle, che incarnano l’aspetto più glamour del settore. Tra le modelle italiane più note al mondo non possiamo non citare Carla Bruni, che prima di diventare cantante e moglie dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, ha sfilato per le maggiori case di moda, affermandosi negli anni ’90 come Super Model globale, e Monica Bellucci, icona assoluta di sensualità mediterranea, che ha lavorato per i più grandi stilisti internazionali ma anche al cinema (dopo il divorzio dall’attore francese Vincent Cassel, oggi è sposata con Tim Burton).
Una lunga storia di bellezza
Tra chi sta davanti e chi dietro le quinte, le ragioni che rendono il mondo del fashion irresistibilmente attraente non mancano. E che l’Italia abbia avuto, e continui ad avere, un ruolo decisivo nel definire le caratteristiche di questo immaginario è del tutto giustificato dal successo dei suoi brand. Che non nascono dal nulla, bensì da un retroterra culturale profondamente legato all’arte, quindi a un’idea di bellezza capace di attraversare, paradossalmente, mode passeggere nonché confini, e diventare espressione di identità condivisa, riflettere emozioni, suscitare sogni e passioni.
In Europa, l’unico paese ‘rivale’ è la Francia, con Parigi universalmente riconosciuta come capitale dell’alta moda e couturier leggendari come Coco Chanel, Christian Dior, Yves Saint Laurent. Gli approcci sono però diversi. Mentre i vicini francesi sono storicamente concentrati sull’haute couture, l’Italia ha saputo sviluppare, nel prêt-à-porter, un proficuo connubio tra estetica e artigianato, creatività e portabilità, contribuendo forse in modo ancora più incisivo alla popolarità e al successo del settore. Di fatto, pur con accenti e sensibilità differenti, è l’‘asse Italia-Francia’ a guidare le tendenze mondiali. Non solo sul fronte dei consumi ma, come abbiamo visto nel sondaggio, anche in termini di ambizioni e ispirazione professionale, che si riflettono a raggio in buona parte del vecchio continente.
Dietro il desiderio di diventare modelli e modelle, c’è la consapevolezza di quale sia il percorso concreto da intraprendere? È lecito supporre, o comunque augurarsi, che chi cerca impiego in questo ambito abbia tutta la motivazione per procedere con perseveranza e motivazione. Senza dimenticare che intorno alla passerella esiste un mondo di professionalità da esplorare, dal fashion design all’attività sartoriale, tutte indispensabili al successo del singolo brand e, in generale, alla vitalità di questo importante settore dell’economia e dell’identità italiana.
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