Balneari, Tar Liguria nega proroga al 2027

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Microcredito

per le aziende

 


Il Tar Liguria ha respinto il ricorso di tre stabilimenti balneari di Zoagli (Genova) contro la delibera del Comune che aveva confermato la scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2023 e avviato le gare per riassegnare i titoli. Si tratta di una delle prime pronunce che contestano la proroga al 2027 disposta dal decreto “salva-infrazioni” del governo Meloni, approvato lo scorso novembre. Il tribunale amministrativo ligure l’aveva già disapplicata lo scorso 14 dicembre con un’altra sentenza.

La pronuncia afferma che «sulla base del quadro regolatorio attualmente vigente, in forza delle sentenze dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato, le concessioni demaniali marittime per attività turistico-ricreative, beneficiarie di plurime proroghe ex lege, hanno cessato i loro effetti in data 31 dicembre 2023, sicché le nuove assegnazioni devono avvenire mediante selezioni imparziali e trasparenti tra i potenziali candidati, ai sensi della direttiva Bolkestein». Perciò il Tar Liguria ha confermato la correttezza della delibera della giunta comunale di Zoagli che, «riconosciuta la scadenza dei titoli concessori in data 31 dicembre 2023, correttamente ha stabilito di esperire le selezioni per i nuovi affidamenti».

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Contro la delibera avevano fatto ricorso i tre concessionari, invocando l’applicazione della proroga al 2027 disposta dal “salva-infrazioni”, ma il Tar ha dato loro torto. Il tribunale ha anche contestato l’origine della proroga, che era stata frutto di un accordo tra il governo italiano e la Commissione europea: «Non vale invocare un accordo tra lo Stato italiano e la Commissione europea, secondo cui le amministrazioni avrebbero l’obbligo di prorogare le concessioni balneari sino al settembre 2027; e ciò sia perché non risulta esistente un documento scritto racchiudente tale patto sia in quanto, in ogni caso, un simile accordo non potrebbe prevalere sul dictum della Corte di Giustizia in ordine all’incompatibilità unionale del rinnovo automatico delle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative, essendo la Curia europea l’organo deputato all’interpretazione autentica del diritto eurounitario, con effetti vincolanti sia nei confronti delle autorità nazionali che delle altre istituzioni dell’Unione».

Con il decreto “salva infrazioni”, la premier Meloni ha disciplinato le gare delle concessioni balneari, tradendo gli impegni presi in campagna elettorale con i quali aveva promesso alla categoria l’esclusione dalla direttiva Bolkestein. Tuttavia la norma ha dato tempo ai Comuni fino al 30 giugno 2027 per concludere i bandi. Non si tratta di una proroga automatica e generalizzata, che il parlamento non avrebbe potuto approvare, poiché il Consiglio di Stato e la Corte di giustizia europea hanno più volte dichiarato l’illegittimità dei rinnovi automatici sulle concessioni balneari agli stessi titolari. Al contrario, l’esecutivo ha scaricato la responsabilità sui Comuni: la maggior parte di questi ha recepito la proroga al 2027, mentre alcuni (come Zoagli, ma anche Roma, Maiori e Genova) hanno avviato subito i bandi. Entrambi gli orientamenti hanno scatenato una valanga di ricorsi, sia da parte dei balneari che chiedono l’applicazione della proroga prevista dalla legge nazionale, sia da parte di comitati a favore delle spiagge libere e imprenditori interessati a entrare nel settore, che contestano la legittimità delle proroghe dove applicate.

L’orientamento della giurisprudenza italiana contro le proroghe sulle concessioni balneari è molto consolidato, perciò una pronuncia come quella del Tar Liguria non desta stupore ed è probabile che molte altre arriveranno nei prossimi mesi, vista l’elevata quantità di ricorsi pendenti. Uno scenario che dimostra come la legge voluta dal governo Meloni, oltre a scontentare la categoria, abbia alimentato ulteriore caos in un settore già in difficoltà a causa dello stratificarsi di sentenze e della mancanza di una riforma organica e compatibile col diritto europeo.

I commenti

Così Cristina Pozzi, avvocato difensore dei tre concessionari di Zoagli, ha commentato la sentenza: «Si tratta solo di una pronuncia di primo grado con rilevanza locale, contro cui presenteremo subito appello. Inoltre non si comprende perché i giudici affermino che l’accordo tra governo e Ue non sia valido: la proroga è stata il frutto di un negoziato con la Commissione, che ha emanato un comunicato ufficiale per dare il suo beneplacito alla norma».

Sulla pronuncia si è scatenato il battibecco politico tra maggioranza e opposizione. Per Marco Croatti (Movimento 5 Stelle) «l’ennesima sentenza sulle concessioni balneari rende ancora più indegna quella che a tutti gli effetti è una farsa inscenata da oltre due anni da questo governo e dai partiti di maggioranza. Secondo la sentenza non esistono documenti scritti tra Italia e Ue in merito a proroghe automatiche delle concessioni al 2027; l’ennesima bugia del presidente del consiglio Meloni, sempre più novella baronessa di Munchhausen, che con la sua inadeguatezza sta affondando il comparto balneare e l’economia di tanti territori. Rinnoviamo ancora una volta l’appello ai comuni italiani affinché cessino di assecondare l’inazione e l’ignavia di questo governo e facciano partire immediatamente le gare per assegnare le concessioni balneari. Il comparto ha bisogno di certezze, di trasparenza, di investimenti capaci di rafforzare l’offerta turistica e la competitività delle destinazioni balneari. Non si può perdere altro tempo dietro a questo governo secondo cui, evidentemente, i documenti scritti e la propaganda hanno lo stesso valore».

Sempre da parte delle opposizioni, così Piero De Luca (Partito democratico): «Come abbiamo denunciato con forza nei mesi scorsi, le bugie raccontate dalla destra sulle concessioni balneari si sono scontrate contro il muro della realtà rappresentato dalla direttiva Bolkestein. Il governo ha tradito le promesse fatte all’intero settore per anni, e lo ha fatto nel peggiore dei modi, creando una situazione di caos che si ripercuote ancora oggi non solo sugli operatori ma anche sugli amministratori locali, lasciati del tutto allo sbando. L’ultima pronuncia del Tar Liguria lo conferma, laddove afferma che la proroga al 30 settembre 2027, come articolata dal governo e dalla maggioranza, è illegittima, considerando sia l’assenza di un accordo scritto tra lo Stato italiano e la Commissione europea sul punto, sia l’impossibilità che, in ogni caso, un simile accordo possa prevalere sulle pronunce della Corte Ue. Una decisione che purtroppo riapre l’incertezza, quando peraltro siamo ancora in attesa del decreto ministeriale sulla definizione dei criteri per calcolare l’equa remunerazione ai concessionari uscenti, su cui andrebbero coinvolti immediatamente enti locali e parti sociali. Tanta confusione insomma, si brancola nel buio, e la piena responsabilità è di un governo non all’altezza».

Dal centrodestra l’unica voce è quella di Riccardo Zucconi (Fratelli d’Italia): «Apprendo con stupore della sentenza del Tar Liguria in merito alle concessioni balneari con cui si negherebbe la validità della proroga al 2027 per le aste. La sorpresa sta anche nel fatto che, in realtà, il decreto salva-infrazioni non indicava alcuna fattispecie di proroga, ma soltanto un tempo limite entro il quale effettuare le gare. In generale credo sia doveroso attendere il decreto attuativo previsto dallo stesso decreto e ritengo dunque che questo tipo di sentenze lascino il tempo che trovano. Molto più opportuno invece aspettare l’emanazione da parte dello Stato del decreto attuativo che disciplina i procedimenti d’asta, in modo che ve ne sia una uniforme applicazione su tutto il territorio nazionale. Ancora più stupore suscitano iniziative come quella del Comune di Roma, che prevede criteri d’asta che si collocano al di fuori da qualunque contesto previsto dalla normativa nazionale. Reputo, dunque, opportuno attendere che il lavoro dei ministeri competenti sgomberino il campo da strumentalizzazioni e ulteriori attacchi ai danni di una categoria che rappresenta un settore così importante per l’economia italiana del turismo».

Da parte delle associazioni di categoria, interviene il presidente di Fiba-Confesercenti Maurizio Rustignoli: «Lo stato d’animo è di molta preoccupazione, perché comunque sulla nostra questione continua a esserci un quadro molto in confusione, dove non c’è chiarezza su nulla, sui ruoli, sulle competenze definitive e su come si vuole affrontare questa questione. Con il pronunciamento del Tar Liguria ancora una volta si tira la palla in tribuna in un modo assolutamente non equilibrato. Non è accettabile che continuamente ci siano interventi da parte dei giudici che creano ulteriore confusione in una situazione già caotica. In questi anni noi dai Tar, con tutto il rispetto, abbiamo letto sentenze che hanno detto tutto e il contrario di tutto. Quindi non ci preoccupa tanto quello che è uscito dal Tar, anche perché non si può pensare o pretendere che ci sia un accordo scritto tra l’Unione europea e il governo italiano. C’è un accordo di buon senso, dettato dal fatto che la Commissione più volte si è pronunciata e ha detto con questa legge noi ci avviciniamo alla chiusura della procedura d’infrazione».

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Preoccupazione arriva anche dalle Regioni, con le parole dell’assessora al turismo dell’Emilia-Romagna Roberta Frisoni: «La sentenza del Tar Liguria evidenzia che ci troviamo ancora in una situazione di assoluta incertezza. Il governo, con le sue promesse mancate e l’inadeguatezza delle norme, lascia un intero settore nel caos e nell’insicurezza. Il nostro sistema turistico ha bisogno invece di regole e confini chiari. Enti locali e operatori balneari hanno bisogno di un quadro giuridico certo in cui muoversi e di tempo per organizzare in modo efficace le procedure di evidenza pubblica. Ancora oggi non abbiamo nessuna notizia del decreto attuativo che il governo Meloni, nella legge approvata a novembre, aveva scritto sarebbe stato pronto a marzo. Ma i Comuni devono avviare le gare e non possono farlo senza quel provvedimento, proprio per non incorrere in ulteriori contenziosi. E poi si deve dare loro un tempo congruo per strutturare le procedure. Questo, e non l’automatismo, sembra alla base del percorso tracciato dalla legge nazionale. Si tratta di un passaggio epocale dove è in gioco, per una regione come la nostra, non solo un sistema strategico di imprese, ma anche un modello turistico che dalle procedure di evidenza deve trovare la strada per innovarsi e continuare a crescere, valorizzando la qualità già alta della nostra offerta su cui si basa l’economia e il lavoro di interi territori».

© Riproduzione Riservata



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi