bando di concorso per 781 ma 500 sono già a partita Iva

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Un concorso pubblico che divide, e contro il quale è stato presentato ieri un ricorso al Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio da parte dell’Associazione nazionale operatori sociali-esperti ratione materiae Inps (Anoser). Da un lato l’Inps, che ha pubblicato un bando per assumere 781 specialisti delle aree psicologiche e sociali; dall’altro psicologi e assistenti sociali che operano già presso le Commissioni medico legali (Cml) per l’esame delle domande relative al riconoscimento della disabilità (legge 104/92) e del collocamento mirato delle persone con disabilità (legge 68/99). Questi professionisti, quasi 500 in Italia, lavorano a partita Iva da 10-15 anni, con contratti continuamente rinnovati, e sono inseriti in una graduatoria che doveva durare fino al 2027. «Ci siamo subito mobilitati e abbiamo fatto ricorso al Tar – spiega Mauro Florio, presidente di Anoser – perché questo bando era atteso da lungo tempo per regolarizzare una posizione contrattuale di persone con alta qualificazione. Invece l’Inps sembra voler andare in direzione diversa, penalizzando il precariato e squalificando una figura professionale con un ruolo molto delicato».

Il contenzioso riguarda il concorso indetto con la deliberazione del Cda dell’Inps il 18 dicembre scorso e pubblicato il 23 seguente: il bando per l’assunzione a tempo indeterminato di 781 specialisti delle aree psicologiche e sociali, da inquadrare nell’area funzionari, famiglia professionale Funzionari sanitari, nei ruoli del personale dell’Inps è infatti aperto a chi è in possesso di laurea triennale in Scienze e tecniche psicologiche e viene riconosciuto scarso punteggio al servizio svolto dal personale già in servizio, in gran parte psicologi e psicoterapisti con lunga esperienza, con lauree magistrali o specialistiche, o del vecchio ordinamento, e talvolta con dottorati di ricerca alle spalle, e abilitazione professionale negli albi di psicologo e di assistente sociale. La scadenza per presentare domanda per il concorso era il 22 gennaio: per i 781 posti ci circa 30mila candidati.

Il timore concreto dei precari “storici” è di perdere un posto di lavoro in favore di personale meno qualificato, visto che nel punteggio vengono valorizzate anche le attività professionali svolte presso strutture a carattere sociosanitario e socioassistenziale per persone con disabilità, anche da parte di persone con qualifiche inferiori.

Su tale argomento è stata presentata a fine gennaio una interrogazione, a firma dei deputati Arturo Scotto, Vincenzo Amendola e Roberto Speranza alla Commissione Lavoro della Camera, per chiedere ai ministri del Lavoro e della Pubblica amministrazione se fosse possibile una maggiore tutela dei quasi 500 professionisti, annullando il bando di concorso e rinegoziando i profili professionali con le organizzazioni sindacali.

Nella risposta scritta del viceministro del Lavoro, Maria Teresa Bellucci, è stata resa nota la posizione dell’Inps, che ha ribadito la correttezza del proprio operato. In particolare l’Inps segnalava – in ottemperanza al decreto legislativo 62 del 2024 (legge delega sulla disabilità) – di avere istituito il profilo di ruolo di “specialista delle aree psicologiche e sociali” e che, in base al contratto di lavoro sottoscritto nel 2022 «il requisito di base per l’accesso all’Area dei Funzionari è la laurea triennale o magistrale, senza ulteriori indicazioni».

Una risposta che non ha convinto psicologi e assistenti sociali rappresentati da Anoser. «Siamo stati a colloquio anche con il presidente dell’Inps, Gabriele Fava – riferisce Florio – ma si è trattato di una interlocuzione priva di sbocchi concreti». Anoser, oltre a difendere le aspettative dei colleghi precari, pone una questione di fondo: «Si squalifica una figura professionale – argomenta Florio – ma con contraddizioni profonde. Da un lato Inps, nella risposta del viceministro, sostiene che per i funzionari basta la laurea triennale. Ma qui si tratta di professionisti sanitari: lo psicologo è figura sanitaria sin dalla legge Lorenzin (n. 3/2018) e solo la laurea quinquennale gli permette l’esercizio dell’attività di psicologo clinico e di aprire lo studio. E lo stesso accade per l’assistente sociale, il cui albo professionale ha due sezioni: e per accedere alla sezione A occorre la laurea quinquennale».

Anoser paventa anche conseguenze imbarazzanti: «Non ci capacitiamo di come l’Inps possa aprire a laureati triennalisti, senza esperienza professionale, una posizione così delicata. Infatti questi funzionari devono andare a valutare le condizioni di disabilità dei cittadini che si presentano per la certificazione nelle nuove Unità di valutazione di base dell’Inps. Ma la riforma della legge sulla disabilità permetterà a questi cittadini di essere accompagnati da consulenti di parte, che potrebbero essere ben più esperti e qualificati dei nuovi funzionari Inps: in caso di laureati triennalisti infatti, saranno impossibilitati a dire qualcosa – conclude Florio – sulle diagnosi o sui test psicodiagnostici di un eventuale ritardo mentale, come anche ad argomentare su una documentazione scientifica molto specialistica».

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