Castel Volturno, maxi sequestro di droga: scattano quattro arresti

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I carabinieri del nucleo investigativo di Napoli sono da tempo sulle tracce di una banda sospettata di traffico di stupefacenti, che si muove nella zona cerniera fra la provincia partenopea e quella di Caserta.

Le indagini portano gli investigatori a ipotizzare che fra i mille viali della Domiziana, coperta dall’illegalità diffusa che caratterizza il paese della costa casertana, possa esserci la base operativa dei sospettati. Così seguono un’auto che parte dalla zona di Marano e si dirige verso Castel Volturno. Arrivati qui, i carabinieri napoletani chiedono supporto a quelli della locale tenenza. La vettura si ferma nei pressi di una villa in via Veneto, di fronte la località di Pinetamare.

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L’abitazione appare poco più di un rudere. Autista e passeggeri scendono dalla vettura e aprono il cofano posteriore per prelevare un borsone. A questo punto scatta il blitz. I carabinieri fermano 4 persone (tre uomini e una donna) e circondano l’intera villa. Il borsone è vuoto, ma parte la perquisizione personale e della villa.

All’interno del fabbricato, i militari dell’Arma trovano rapidamente 19 proiettili e un caricatore di un’arma comune, di cui i fermati non riescono a fornire alcun dettaglio sulla provenienza. E poi 60 grammi di polvere bianca, dalle analisi risultata essere cocaina, insieme a diversi bilancini di precisione e attrezzi per tagliare e confezionare sostanze stupefacenti.

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C’è abbastanza per convalidare il fermo dei sospettati. Ma i carabinieri continuano l’ispezione. Ed è dal cortile della villa che spunta ciò che ha dell’incredibile. Occultati sotto un telone in plastica ci sono dei panetti avvolti in cellophane, contenenti altra droga. In questo caso si tratta di marijuana e hashish, che una volta pesata fa fermare la lancetta della bilancia al peso di 750 chili. Una quantità di stupefacente che, se fosse arrivato sul mercato, avrebbe fruttato all’incirca 3 milioni di euro. A questo punto per le 4 persone si aprono le porte del carcere, alcune di loro vanno in quello di Secondigliano, altre a Santa Maria Capua Vetere. L’accusa è di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, aggravata dall’ingente quantitativo e detenzione abusiva di armi in concorso.

Considerando il peso della droga scoperta e finita sotto sequestro, l’accusa potrebbe presto trasformarsi in quella ben più pesante di traffico di stupefacenti.
La droga sotto al telone nel cortile era già divisa in ovuli, pronta per essere affidata agli spacciatori. Ma gli investigatori ipotizzano che i 4 fermati, già noti alle forze dell’ordine, non si occupassero di vendita al dettaglio, piuttosto che usassero la villa di Castel Volturno come un hub per distribuire la droga nei vari centri del Casertano e del Napoletano.

Dalle prime ricostruzioni degli inquirenti, in questa prima fase investigativa si esclude il coinvolgimento di qualche clan camorristico, in questo caso dell’area nord di Napoli. La donna, invece, abita a Castel Volturno, ma non nella villa dove c’è stato il blitz, che pare fosse disabitata.
E seppur l’inchiesta è del nucleo investigativo dei carabinieri di Napoli, siccome il luogo dove sono avvenuti i fermi è il primo paese, risalendo la Campania, della provincia di Caserta, la Procura che segue il caso è quella di Santa Maria Capua Vetere, che in una nota specifica come i 4 fermati siano da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva di condanna, come previsto dal Codice penale.

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Ma, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, la banda ha quasi certamente provato a sfruttare le ferite di Castel Volturno per agire in tranquillità, convinta che l’illegalità diffusa della zona gli procurasse un ombrello dove muoversi e operare senza problemi. Non a caso, ad appena cento metri dal luogo del blitz, nel settembre del 2010 ci fu il brutale omicidio di un cittadino nigeriano, ucciso, secondo la ricostruzione di un’inchiesta della Procura di Napoli, per questioni di droga legate allo spaccio nel rione Troiano, nel capoluogo partenopeo. Protagonisti diversi, ma luoghi e oggetto dell’illegalità identici.





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