Il costo dell’energia, zavorra per imprese e famiglie

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L’Italia paga il costo dell’energia più elevato dei principali partner europei, una zavorra per la competitività delle nostre imprese e per i bilanci delle nostre famiglie.
Il prezzo spot (attimo per attimo) dell’energia, determinato dall’incontro tra domanda e offerta sui mercati, è estremamente volatile perché risente delle loro continue fluttuazioni. Così è per quello del gas, determinato convenzionalmente dal valore dei contratti future sul mercato di Amsterdam, come per quello dell’energia prodotta da fonti rinnovabili nelle diverse regioni del Paese.
Dopo l’impennata a cavallo dello scoppio della guerra in Ucraina che ha prodotto una poderosa ondata inflazionistica In Italia e non solo, il prezzo del gas era sceso sensibilmente. Ora riprende a salire, destando preoccupazioni e tornando a gonfiare i costi delle bollette. Come è possibile conciliare questi dati fattuali con accadimenti come quello di domenica quando, tra le 10 e le 17, il prezzo dell’energia, sospinto dalla produzione delle rinnovabili (idroelettrico ed eolico in primis) in Sardegna è stato zero approfittando di un momento nel quale la domanda è stata molto più fiacca dell’offerta ?
Non esiste nessun destino immutabile per il quale il prezzo che famiglie e imprese pagano per l’energia debba essere quello dei mercati spot del gas e della Borsa di Amsterdam. Se approfondiamo meglio la questione, scopriamo che il prezzo che paghiamo per l’energia è una variabile influenzata da moltissimi fattori ed è essenzialmente una decisione politica.
Nella bolletta delle famiglie, infatti, il prezzo spot del gas pesa solo per circa la metà, mentre il resto copre vari oneri e costi fissi che includono voci tra le più varie e diverse come il canone televisivo, investimenti nelle energie rinnovabili e nella rete ferroviaria e le spese per la gestione delle scorie nucleari. La Spagna e il Portogallo hanno negoziato con le imprese “grossiste” che comprano il gas dai produttori e lo rivendono alle loro famiglie e imprese un tetto massimo al prezzo che le stesse possono praticare al consumatore finale, isolando così i consumatori finali dal rischio delle oscillazioni del prezzo in Borsa. Queste imprese, in genere, acquistano gas dai produttori con contratti di lungo periodo a prezzi concordati. Possono dunque fissare, tramite accordo con i governi, un margine che consente di realizzare un profitto dignitoso senza necessariamente fare riferimento al saliscendi del prezzo spot. L’Italia non ha seguito la stessa strada e le differenze si vedono. C’è inoltre la possibilità di disaccoppiare il prezzo delle rinnovabili dal prezzo del gas come auspicato dallo stesso presidente di Confindustria Orsini. L’auspicio è di godere delle dinamiche più moderate dei prezzi delle rinnovabili che, senza arrivare all’eccesso del prezzo sardo di domenica, saranno progressivamente più bassi per via del progressivo aumento della capacità produttiva installata. Infine, è partita la riforma del PUN (il prezzo unico nazionale). Dall’inizio di quest’anno l’Italia è stata divisa in sette zone che, alla fine del periodo transitorio, potranno stabilire autonomamente i propri prezzi dell’energia, stimolando così una concorrenza al ribasso per attrarre imprese.
Insomma, attraverso diverse strade è assolutamente possibile la scelta politica di una forchetta di prezzo che eviti gli eccessi verso l’altro che innescano fenomeni di scarsa competitività, povertà e inflazione, ma anche quelli verso il basso. Non dimentichiamo che produrre energia costa e che le società che investono per realizzare impianti lo fanno se c’è un profitto atteso. Gli stessi investimenti in fonti rinnovabili stanno oggi beneficiando dell’attuale meccanismo dei prezzi del gas che consente di remunerarne il costo. Il prezzo “giusto” dell’energia deve consentire ai costruttori di impianti di remunerare il loro sforzo e di compensare il loro rischio e quello dei grossisti che da loro acquistano energia per rivenderla a famiglie e imprese.
Esiste oggi un’opportunità straordinaria per governi coraggiosi per diventare paladini dei cittadini e per stimolare la competitività delle imprese liberando il Paese dalla tirannia delle oscillazioni di prezzo del momento. Un’opportunità che va assolutamente colta.

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