Trump vuole la fine dell’inutile strage in Ucraina e prende il Continente Rimbambito a calci in faccia

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 20.02.2025 – Vik van Brantegem] – Era denso di appelli, esortazioni, suppliche e citazioni (a cominciare dalla “guerra inutile strage” di Papa Benedetto XV il 1° agosto 2017), il discorso di Papa Francesco ai 184 ambasciatori accreditati presso la Santa Sede l’8 gennaio 2024, quanto dense erano le nubi che oscuravano lo scenario geopolitico mondiale. Con i diplomatici, riuniti nell’Aula delle Benedizioni in Vaticano per i tradizionali auguri di inizio anno, Papa Francesco condivideva tra altro il dolore per l’Ucraina, dove la guerra va “incancrenendosi”. Era insomma un 2024 “che vorremmo di pace e che invece si apre all’insegna di conflitti e divisioni”, esordiva Papa Francesco nel suo discorso – uno dei più lunghi e importanti dell’intero anno – in cui elencava uno ad uno i conflitti che sconvolgevano il mondo e piangeva i milioni di persone che ne fanno le spese: “Uomini, donne, padri, madri, bambini, i cui volti ci sono per lo più sconosciuti e che spesso dimentichiamo”. “Il mondo è attraversato da un crescente numero di conflitti che lentamente trasformano quella che ho più volte definito ‘terza guerra mondiale a pezzi’ in un vero e proprio conflitto globale”. Con gli ambasciatori, il Papa guarda pure all’industria delle armi e “immoralità” di fabbricare e detenere il nucleare.

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Quindi, Papa Francesco invoca la pace, “via” raggiungibile attraverso il dialogo politico-sociale e interreligioso, attraverso l’educazione e soprattutto il pieno rispetto del diritto umanitario, “unica via per la tutela della dignità umana in situazioni di scontro bellico”, per cui serve un maggiore impegno della Comunità internazionale. “Non dobbiamo dimenticare che le violazioni gravi del diritto internazionale umanitario sono crimini di guerra, e che non è sufficiente rilevarli, ma è necessario prevenirli”.

E “anche quando si tratta di esercitare il diritto alla legittima difesa”, afferma il Papa, “è indispensabile attenersi ad un uso proporzionato della forza”.

Il Papa ricorda il viaggio in Ungheria, un viaggio “nel cuore dell’Europa” dove si è avvertita “la vicinanza di un conflitto che non avremmo ritenuto possibile nell’Europa del XXI secolo”. È la guerra “su larga scala della Federazione Russa contro l’Ucraina”; dopo quasi due anni, “la tanto desiderata pace non è ancora riuscita a trovare posto nelle menti e nei cuori, nonostante le numerosissime vittime e l’enorme distruzione”, scandisce Papa Francesco. “Non si può lasciare protrarre un conflitto che va incancrenendosi sempre di più, a detrimento di milioni di persone, ma occorre che si ponga fine alla tragedia in atto attraverso il negoziato, nel rispetto del diritto internazionale”.

Con gli occhi fissi ai tanti, troppi, moderni conflitti, Papa Francesco deplora gli attacchi indiscriminati alla popolazione civile: “Sembra non essere osservato più il discernimento tra obiettivi militari e civili” dice, citando come “prova evidente” quanto accade in Ucraina, tra altro. “Forse non ci rendiamo conto che le vittime civili non sono ‘danni collaterali’. Sono uomini e donne con nomi e cognomi che perdono la vita. Sono bambini che rimangono orfani e privati del futuro. Sono persone che soffrono la fame, la sete e il freddo o che rimangono mutilate a causa della potenza degli ordigni moderni”. “Se riuscissimo a guardare ciascuno di loro negli occhi, a chiamarli per nome e ad evocarne la storia personale, guarderemmo alla guerra per quello che è: nient’altro che un’immane tragedia e ‘un’inutile strage’, che colpisce la dignità di ogni persona su questa terra”.

A vantaggio di chi? In ogni guerra chi guadagna è chi fornisce le armi e che sono puoi gli stessi che poi si occupano della ricostruzione di quanto è stato distrutto con le loro armi. Più grande è la distruzione, più grande è il guadagno, due volte, per la distruzione e per la costruzione. Poi, non si preoccupano dei morti, non solo perché non sono i loro figli, mai puoi ci sono gli Africani per sostituirli.

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
fra tutte le genti la tua salvezza
(Salmo 66)

Avendo ricordato l’appello di Papa Franceso di un anno fa, di fermare ogni guerra, “inutile strage”, riportiamo da Facebook un post di Mario Adinolfi [QUI] sulle parole del Presidente statunitense, Donald Trump, sull’inutile e sanguinosa guerra in Ucraina, e un post di Guglielmo Mengora [QUI], introdotti da Marco Tosatti su Stilum Curiae [QUI]: «Le dichiarazioni di Donald Trump sull’inutile guerra, che avrebbe potuto fermarsi nell’aprile 2022 a Istanbul, con un accordo già parafato (dichiarazione del Ministro degli Esteri ucraino dell’epoca) fatto saltare dal viaggio lampo di Boris Johnson che spinse il fantoccio Zelensky a proseguire in quello che era evidentemente un inutile massacro, hanno provocato reazioni furiose (Mentana, Minzolini, fra gli altri, ben noti servitori del regime e dei fabbricanti di morte). Vogliamo anche ricordare una volta di più che l’Ucraina, guidata da un presidente scaduto nel 2024, dove le elezioni sono state cancellate, dove i partiti e i media di opposizione messi a tacere con la forza, non è una democrazia».

Inoltre, sull’evento di attualità segue il punto di vista di un esperto, Kishore Mahbubani, illustre ricercatore presso dell’Asia Research Institute della National University of Singapore, autore di Has China Won? The Chinese Challenge to American Primacy (La Cina ha vinto? La sfida cinese al primato americano): È tempo che l’Europa faccia l’impensabile. Per troppo tempo Brussel ha obbedito servilmente a Washington, dimenticando come promuovere i propri interessi geopolitici, pubblicato su Foreign Policy, un’autorevole rivista statunitense dedicata alle relazioni Internazionali, la cui pubblicazione, con cadenza bimestrale, avveniva originariamente a cura della fondazione Carnegie Endowment for International Peace, ma è ora di proprietà di The Washington Post.

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Sulla sua piattaforma social Truth, il Presidente statunitense, Donald Trump, ha definito il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, «un comico mediocre che però è riuscito a mettere nel sacco gli Stati Uniti, portandoli a spendere 350 miliardi di dollari per entrare in una guerra che non poteva essere vinta, che non avrebbe mai dovuto iniziare; una guerra che senza gli USA e senza Trump non sarebbe mai in grado di risolvere».

Trump abbatte Zelensky, li sta facendo uscire pazzi
di Mario Adinolfi

Il ciclone Trump abbatte anche Zelensky con parole che per la verità ho usato anche io nel corso dei tre anni di questa “inutile strage”; per Trump il leader ucraino è un autocrate non più legittimato elettoralmente, privo del sostegno della sua stessa popolazione, che ha goduto del supporto multimiliardario triennale degli Stati Uniti e dell’Europa per fare alla Russia una guerra che non avrebbe mai potuto vincere.

Ora Trump fischia la fine di questa folle e cruenta partita, francamente non riesco a capire lo scandalo: volevate altri anni di guerra e di disastri economici? Per il vantaggio di chi? Veramente vi siete bevuti la storia di Zelensky campione della democrazia contro Putin che è come Hitler? Siete così fessi? Ciò che Trump sta facendo conviene a tutti, in primis al popolo ucraino che non ne può più di mandare i suoi figli a morire al fronte (e infatti disertano a migliaia). Elon Musk con tre righe ha fissato la sostanza della posizione della Casa Bianca: “Zelensky non può rappresentare la volontà del popolo ucraino se non ripristina la libertà di stampa e non indice le elezioni”. Mi sembra che sia difficile dargli torto, soprattutto se per tre anni si è raccontato che dovevamo idolatrare Zelensky (Person of the Year per Time nel 2022, quando iniziò la guerra), riempirlo di soldi a di armi perché lui era il campione della democrazia che salvava il mondo dal nuovo nazismo putiniano.

Quante fregnacce ci hanno fatto sorbire, sui social strettamente controllati dall’amministrazione Biden e con il giornalismo mainstream a libro paga. Grazie Trump anche per aver messo a soqquadro il mondo essendo conseguente a quel che avevi promesso in campagna elettorale. Pure questo è un comportamento anomalo di un politico anomalo. Ora Trump verrà aggredito da molti interessi che lo vorrebbero morto, perché fa quel che dice e li sta facendo uscire pazzi. Mi pare assai sensato, per noi e per il nostro futuro, difenderlo.

Il Continente Rimbambito
di Guglielmo Mengora

Con l’annuncio del padrone statunitense che le sanzioni contro la Russia saranno rimosse (da loro) dopo l’accordo sull’Ucraina, si chiude la triste parabola dell’inutile Unione Europea, che da Vecchio Continente diventa il Continente Rimbambito.

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Chi pensa che non ci sia continuità tra la vecchia e la nuova amministrazione americana si sbaglia: i politici USA hanno sempre avuto un Piano A (attaccare la Russia) ed un Piano B (distruggere come minimo l’Europa, il Continente Rimbambito).

Tre anni fa gli USA volevano la guerra con la Russia e gli europei non la volevano.

Tre anni dopo, gli Stati Uniti hanno messo in condizione l’Europa di non poter far altro che cercare la guerra contro la Russia o sono morti mentre loro si ritirano per contare i soldi che sono rimasti.

“Gli europei saranno in grado di inserire le loro condizioni per la rimozione delle sanzioni”, ha dichiarato poco fa Rubio.

Cioè quali? Ovviamente nessuna condizione europea sarebbe interessante per i russi che hanno già fatto a meno dell’Europa.

Gli Stati Uniti non sarebbero più felici di vedere la UE mantenere ipotetiche sanzioni contro i Russi che la impoverirebbero ancora di più mentre gli Stati Uniti normalizzano le relazioni.

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Anche questa non è una novità.

Negli anni gli Stati Uniti si sono auto-autorizzati a comprare dalla Russia qualsiasi bene fosse importante per loro, aggirando le proprie sanzioni mentre gli europei continuavano a mantenerle per non essere a loro volta sanzionati.

L’ultima volta è successo a novembre 2024, tre mesi fa. Il Tesoro americano ha autorizzato il governo ad annullare le sanzioni verso molte banche russe, senza limitazioni, in modo da consentire le transazioni finanziarie che servivano per l’acquisto dalla Russia di petrolio e prodotti derivati, gas naturale, carbone, legname, uranio e tutte le tecnologie legate alle energie rinnovabili.

Alcuni di questi beni (ad es. il petrolio ed il gas naturale) sono stati poi rivenduti – a prezzi maggiorati – al Continente Rimbambito che non poteva acquistarli a causa delle sanzioni.

Nel frattempo gli Europei non erano autorizzati ad aggirare le loro stesse sanzioni e non potevano (ufficialmente) comprare molti di questi beni senza rischiare sanzioni da parte degli Stati Uniti che più o più volte ha minacciato aziende ed istituzioni europee se avessero violato i blocchi.

Evviva il Continente Rimbambito che ora deve scegliere tra la guerra e la crisi economica permanente per almeno altri 20 anni.

È tempo che l’Europa faccia l’impensabile
Per troppo tempo Brussel ha obbedito servilmente a Washington, dimenticando come promuovere i propri interessi geopolitici
di Kishore Mahbubani
Foreign Policy, 18 febbraio 2025

(Nostra traduzione italiana dall’inglese)

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Tempi disperati richiedono misure disperate. E come mi hanno insegnato i miei guru geopolitici, bisogna sempre pensare l’impensabile, come deve fare l’Europa ora.

È troppo presto per dire chi saranno i veri vincitori e vinti del secondo governo Trump. Le cose potrebbero cambiare. Tuttavia, non c’è dubbio che la posizione geopolitica dell’Europa sia diminuita notevolmente. La decisione del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di non consultare o preavvisare i leader europei prima di parlare con il Presidente russo, Vladimir Putin, mostra quanto l’Europa sia diventata irrilevante, anche quando i suoi interessi geopolitici sono in gioco. L’unico modo per ripristinare la posizione geopolitica dell’Europa è considerare tre opzioni impensabili.

In primo luogo, l’Europa dovrebbe annunciare la sua volontà di abbandonare la NATO. Un’Europa costretta a spendere il 5 percento in difesa è un’Europa che non ha bisogno degli Stati Uniti. Il cinque percento del PIL combinato UE/Regno Unito nel 2024 ammonta a 1,1 trilioni di dollari, paragonabile alla spesa per la difesa degli Stati Uniti di 824 miliardi di dollari nel 2024 (nel 2024, UE e Regno Unito hanno speso insieme circa 410 miliardi di dollari in difesa). Alla fine, l’Europa non ha bisogno di abbandonare. Ma solo una minaccia credibile di andarsene sveglierebbe Trump (e il Vicepresidente JD Vance e il segretario alla Difesa Pete Hegseth) e lo costringerebbe a trattare l’Europa con rispetto. Al contrario, l’insistenza degli Europei nel restare nella NATO dopo le azioni provocatorie di Trump dà al mondo l’impressione che stiano leccando gli stivali che li stanno prendendo a calci in faccia.

Ciò che sconvolge molti nel mondo è che gli Europei non hanno previsto il pantano in cui si trovano. Una delle prime regole della geopolitica è che dobbiamo sempre pianificare contro gli scenari peggiori. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, tutto il pensiero strategico europeo si basava sullo scenario migliore, ovvero che gli Stati Uniti fossero un alleato totalmente affidabile, nonostante avessero sperimentato il primo mandato di Trump e le sue minacce di ritirarsi dalla più grande alleanza militare del mondo. Per un continente che ha prodotto menti strategiche come Metternich, Talleyrand e Kissinger, c’è stato un pensiero strategico quasi infantile sull’Ucraina e sulle sue conseguenze a lungo termine.

Se Metternich o Talleyrand (o Charles de Gaulle) fossero vivi oggi, raccomanderebbero l’impensabile opzione 2: elaborare un nuovo grande accordo strategico con la Russia, in cui ciascuna parte si occupi degli interessi fondamentali dell’altra. Molte influenti menti strategiche europee si rifiuterebbero di queste proposte, perché sono convinte che la Russia rappresenti una vera minaccia alla sicurezza per i Paesi dell’UE. Davvero? Qual è il rivale strategico più fondamentale della Russia, l’UE o la Cina? Con chi ha il confine più lungo? E con chi il suo potere relativo è cambiato così tanto? I Russi sono realisti geopolitici di altissimo livello. Sanno che né le truppe di Napoleone né i carri armati di Hitler avanzeranno di nuovo verso Mosca. Gli Europei non vedono l’evidente contraddizione tra esultare per l’incapacità della Russia di sconfiggere l’Ucraina (un paese di 38 milioni di persone e un PIL di circa 189 miliardi di dollari nel 2024) e poi dichiarare che la Russia è la vera minaccia per l’Europa (che ha 744 milioni di persone e un PIL di 27 trilioni di dollari nel 2024). I Russi sarebbero probabilmente felici di elaborare un giusto compromesso con l’UE, rispettando gli attuali confini tra Russia e UE e un compromesso realistico sull’Ucraina che non minacci gli interessi fondamentali di entrambe le parti.

A lungo termine, dopo che una certa fiducia strategica si sarà ricostituita tra la Russia e una nuova Europa strategicamente autonoma, l’Ucraina potrebbe gradualmente fungere da ponte tra l’UE e la Russia piuttosto che da pomo della discordia. Brussel dovrebbe considerarsi fortunata che, in termini relativi, la Russia sia una potenza in declino, non una potenza in ascesa. Se l’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico, un’organizzazione regionale relativamente più debole, riesce a elaborare un rapporto di fiducia a lungo termine con una potenza in ascesa come la Cina, sicuramente l’UE può fare di meglio con la Russia.

E questo porta all’impensabile opzione 3: elaborare un nuovo patto strategico con la Cina. Di nuovo, nel regno dell’ABC della politica estera, c’è un motivo importante per cui la geopolitica è una combinazione di due parole: geografia e politica. La geografia degli Stati Uniti, che si affacciano sulla Cina attraverso l’Oceano Pacifico, combinata con l’impulso di Washington per il primato, spiega la relazione ostile tra Stati Uniti e Cina. Quali pressioni geopolitiche hanno causato la recessione nelle relazioni UE-Cina? Gli Europei hanno creduto scioccamente che una servile lealtà alle priorità geopolitiche americane avrebbe portato a ricchi dividendi geopolitici per loro. Invece, sono stati presi a calci in faccia.

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La cosa notevole qui è che la Cina può aiutare l’UE a gestire il suo vero incubo geopolitico a lungo termine: l’esplosione demografica in Africa. Nel 1950, la popolazione europea era il doppio di quella africana. Oggi, la popolazione africana è il doppio di quella europea. Entro il 2100, sarà 6 volte più grande. A meno che l’Africa non sviluppi le sue economie, ci sarà un’ondata di migranti Africani in Europa. Se gli Europei credono che l’Europa non produrrà mai leader come Trump, è chiaro che si stanno illudendo. Elon Musk non è l’unico miliardario che sostiene i partiti di estrema destra in Europa.

Per preservare un’Europa gestita da partiti centristi, gli Europei dovrebbero accogliere con favore qualsiasi investimento straniero in Africa che crei posti di lavoro e tenga gli Africani a casa. Invece, gli Europei si stanno sparando sui piedi criticando e opponendosi agli investimenti della Cina in Africa. Solo questo singolo atto dimostra quanto sia diventato ingenuo il pensiero strategico europeo a lungo termine. Brussel sta sacrificando i propri interessi strategici per servire gli interessi americani nella speranza che la sottomissione geopolitica porti a delle ricompense.

Chiaramente, non è così. Duemila anni di geopolitica ci hanno insegnato una lezione semplice e ovvia: tutte le grandi potenze metteranno al primo posto i propri interessi e, se necessario, sacrificheranno gli interessi dei loro alleati. Trump si sta comportando come un attore geopolitico razionale nel mettere al primo posto ciò che percepisce essere gli interessi del suo Paese. L’Europa non dovrebbe solo criticare Trump, ma dovrebbe invece emularlo. Dovrebbe attuare l’opzione attualmente impensabile: dichiarare che d’ora in poi sarà un attore strategicamente autonomo sulla scena mondiale che metterà al primo posto i propri interessi. Trump potrebbe finalmente mostrare un po’ di rispetto per l’Europa se lo facesse.

Foto di copertina: immagine tratta da “J’Accuse”, regia di Gance Abel, Francia 1918.





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