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No ai tifosi all’interno delle società di calcio. Tra le misure approvate con il Decreto Milleproroghe rientra anche l’ulteriore rinvio della norma che prevede l’istituzione della cosiddetta consulta dei tifosi, un organo interno ai Cda dei club professionistici italiani che dovrebbe tutelare gli interessi dei rispettivi sostenitori.

Sul provvedimento si consuma da tempo un braccio di ferro nella maggioranza tra la Lega e Forza Italia, che tramite il senatore e presidente della Lazio Claudio Lotito ha chiesto l’abrogazione della norma, ottenendo però soltanto l’ennesimo slittamento al 2027.

Cosa prevede la norma sulla consulta dei tifosi

Approvata nel 2019 con un emendamento al Ddl delega sport del relatore della Lega Daniele Belotti, l’entrata in vigore della consulta dei tifosi è stata rinviata l’ultima volta con il Dl Milleproroghe del 2023, con lo spostamento all’1 luglio 2024.

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Da allora Forza Italia ha provato ad abrogare la norma con modifiche a diversi decreti presentate dal senatore Lotito, dal Dl Omnibus al Dl fiscale.

Tentativi con i quali il partito azzurro ha evocato l’impegno ricevuto dal Governo a cancellare il provvedimento, ma che hanno ricevuto sempre il voto contrario della Lega, provocando diversi scontri tra alleati in commissione.

La norma tanto osteggiata da Fi, al comma 7 dell’articolo 13 del decreto legislativo 28 febbraio 2021 n. 36, sulla riforma degli enti sportivi, stabilisce che negli atti costitutivi delle società sia previsto un organo consultivo “che provvede, con pareri obbligatori ma non vincolanti, la tutela degli interessi specifici dei tifosi“. I club dovrebbero adeguarsi entro sei mesi dall’entrata in vigore della disposizione.

Secondo quanto deciso nel provvedimento, la consulta dovrebbe essere costituita da un minimo di tre a un massimo di cinque membri, eletti tramite votazione online ogni tre anni dagli abbonati alla squadra sportiva, sulla base di un regolamento stilato dal Cda.

I candidati non potrebbero presentare motivi di ineleggibilità o decadenza, come Daspo o violazione delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, o ancora per condanne “anche con sentenza non definitiva, per reati commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive”.

I componenti della consulta eleggerebbero, quindi, un presidente tra loro, incaricato di assistere alle assemblee dei soci.

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Scintille in maggioranza

Durante i lavori sul Decreto Milleproroghe del 2025 si era registrata una sospensione in commissione Affari Costituzionali del Senato, proprio per gli attriti interni alla maggioranza sulla proroga della consulta dei tifosi.

L’emendamento di Forza Italia sull’applicazione della norma mirava a un rinvio della misura fino al 31 dicembre 2028, con il parere favorevole del Governo e dei relatori di Fratelli d’Italia e Fi, rispettivamente Costanzo Della Porta e Mario Occhiuto.

Alla proposta si è messa di traverso la Lega, con la relatrice Daisy Pirovano che, facendo leva sul parere del ministero dell’Economia guidato da Giancarlo Giorgetti, aveva chiesto uno slittamento a fine 2026, minacciando anche di lasciare i lavori.

La mediazione è stata raggiunta grazie all’intervento del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, con un rinvio dell’entrata in vigore del provvedimento di due anni, fino al 2027.

La partecipazione popolare all’estero

La norma sulla consulta dei tifosi voluta dalla Lega è un tentativo di avvicinare la gestione delle società professionistiche del calcio italiano al modello di “partecipazione popolare” consolidato da anni nel Regno Unito, Germania e Spagna, pur con sistemi diversi.

Nella Federcalcio tedesca, ad esempio, le società sportive hanno conservato la struttura di associazione di persone delle origini e nonostante le modifiche introdotte negli ultimi anni, rimangono per la quasi totalità controllate dagli associati, attraverso le le “Eingetragener Verein“.

Come ricordato nell’approfondimento del portale Communityfootball, si tratta di associazioni registrate a uno speciale albo che hanno una finalità sociale e in seconda battuta economica, garantendo il reinvestimento dei profitti.

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Oltre a svolgere un ruolo di controllo delle società, gli associati hanno diritto a candidarsi a qualsiasi carica all’interno dell’associazione e del club, a partecipare all’elezione dei propri rappresentanti e a definire le strategie di gestione sportiva.

Nel Regno Unito il coinvolgimento attivo dei tifosi nei club ha la forma, invece, dei “Supporters’ Trust”, delle organizzazioni no-profit democratiche dei sostenitori, che possono così incidere sulla gestione delle proprie squadre, anche con il supporto del Governo.

Sono oltre 140 i “Supporters’ Trust” britannici, buona parte affiliati a società di calcio, ma presenti anche nel rugby, e in un centinaio di casi detengono anche azioni delle società che sostengono.





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